29

87 0 0
                                    

Anche se il terrore di Voldemort si annidava nel mio cuore, era l'amore per Tom a dominare i miei pensieri. Ogni volta che incrociavo lo sguardo un brivido di terrore mi percorreva la schiena. Tom rappresentava la mia salvezza, il mio rifugio, nonostante la sua oscurità. Il suo amore era la mia forza, la mia ragione di lottare, anche quando il terrore di Voldemort mi avvolgeva come un mantello oscuro.

Le parole di Tom erano come frecce affilate, colpivano duro e senza pietà. "Non capisci mai, Lilibeth," disse con voce tagliente, i suoi occhi ardenti di rabbia. "Sei troppo testarda per vedere oltre il tuo naso!"

Mi sentii ferita dalle sue parole, ma non potevo arrendermi così facilmente. "E tu sei troppo orgoglioso per ammettere di aver torto, Tom," risposi con fermezza, cercando di non cedere alla sua provocazione.

La mia voce tremava leggermente mentre cercavo di mantenere la calma. "Non è questione di orgoglio, Tom," ribattei, stringendo i pugni per contenere la mia frustrazione. "È questione di giustizia e moralità, cose che tu sembri aver dimenticato nel tuo desiderio di potere."

Tom rise amaramente, il suo sorriso privo di gioia. "Giustizia e moralità?" ripeté con sarcasmo. "Credi veramente che il mondo funzioni così? È solo una questione di forza e controllo, Lilibeth, e tu lo sai bene. O ti sei dimenticata chi è tuo padre?"

Le sue parole colpirono duro, come un pugno nello stomaco, ma la mia determinazione non vacillò. "Non è questione di chi sia mio padre," risposi con fermezza, "ma di chi sono io e di ciò in cui credo. E non credo più in te, Tom."

Il suo sguardo si indurì, un lampo di rabbia nei suoi occhi. "Sei così sicura di te, Lilibeth," mormorò, la sua voce carica di delusione. "Ma alla fine, tornerai da me. Lo farai sempre."

Scossi la testa con determinazione, una risoluzione incrollabile nel mio cuore. "No, Tom. Questa volta è diverso. Non tornerò mai più indietro." E con quelle parole, mi voltai e me ne andai, lasciandolo solo con i suoi demoni.

Camminai a lungo, la notte ormai avvolgente, e i miei passi mi portarono nella Foresta Proibita. Ogni ramo spezzato e ogni ombra sembravano sussurrare segreti oscuri, ma il mio cuore era troppo pesante per spaventarsi.

Mi fermai vicino al lago, dove la luna si rifletteva sulla superficie calma dell'acqua. Il mio respiro si fece più lento, cercando di trovare un po' di pace in quella solitudine. Ma proprio quando pensavo di essere sola, un freddo familiare si insinuò nell'aria.

"E così torni da me, figlia mia," disse una voce sibilante. Mi voltai lentamente, incontrando lo sguardo gelido di Lucifero. Il suo sorriso era sprezzante, carico di sarcasmo. "Pensavi davvero che potessi sfuggirmi?"

"Non sono qui per te," risposi con voce ferma, cercando di mantenere il controllo. "Volevo solo un po' di pace."

Lucifero rise, un suono che riecheggiava come un'eco sinistra tra gli alberi. "Pace? In un luogo come questo? Sei più sciocca di quanto pensassi, Lilibeth."

Lo guardai con determinazione, il mio cuore battendo forte. "Perché sei qui? Non ti basta avermi tormentata tutta la vita?"

"Tormentata?" ripeté, fingendo sorpresa. "Io ti ho dato forza, ti ho dato potere. Ma tu lo hai sprecato, legandoti a quel... ragazzo." Sputò l'ultima parola con disgusto.

"Tom è più di quanto tu possa mai capire," ribattei, sentendo un'ondata di emozione travolgermi. "Lui mi ama, a modo suo."

Lucifero scosse la testa, il suo sorriso ancora più sarcastico. "Lui ti usa, Lilibeth. Proprio come tutti gli altri. Ma io... io sono l'unico che ti capisce veramente."

Sentii un brivido correre lungo la schiena. "Non ho bisogno della tua comprensione. E non ho bisogno di te."

Lucifero aprì la bocca per rispondere, ma un rumore improvviso lo interruppe. Dalle ombre, Tom emerse con passo deciso, i suoi occhi ardenti di rabbia e determinazione. "Non ti permetterò di avvicinarti a lei," dichiarò, la sua voce tagliente come una lama.

Lucifero lo guardò con un misto di divertimento e disprezzo. "Oh, guarda chi c'è. Il piccolo tiranno che pensa di poter proteggere la mia figlia."

"Non ho bisogno di proteggere Lilibeth da te," ribatté Tom con voce fredda e controllata. "Lei è più forte di quanto tu possa mai immaginare."

Lucifero rise, un suono che risuonava nella foresta come un'eco sinistra. "Forte? È una bambina spaventata che non sa cosa fare del suo potere. E tu, Tom, sei solo un ragazzo che gioca a fare il tiranno."

Tom strinse i pugni, la sua rabbia visibile nei suoi occhi. "Non sai nulla di noi. E non permetterò che tu la manipoli."

Lucifero scrollò le spalle con indifferenza. "Forse hai ragione. Forse non so nulla di voi. Ma so una cosa: Lilibeth è mia figlia e, volente o nolente, il suo destino è legato al mio."

Sentii il peso delle parole di mio padre, ma trovai la forza di parlare. "Io scelgo il mio destino," dissi con voce ferma. "E scelgo Tom."

Lucifero mi guardò con una strana combinazione di disappunto e rassegnazione. "Allora, vedremo quanto a lungo riuscirai a mantenere questa scelta," disse, la sua voce carica di una promessa oscura. "Ma ricordati, Lilibeth, il sangue non mente mai. Tornerai sempre da me."

Con quelle parole, scomparve nelle ombre, lasciando la foresta silenziosa e oscura.

Tom si avvicinò a me, prendendomi delicatamente per le spalle. "Stai bene?" chiese, la sua voce ora preoccupata.

Annuii lentamente, cercando di calmare il battito accelerato del mio cuore. "Sì, sto bene," risposi, anche se dentro di me sentivo una lotta continua tra il mio amore per Tom e le parole di mio padre.

"Non permetterò che ti faccia del male," sussurrò Tom, avvicinandosi per baciarmi con dolcezza. "Non importa cosa succeda, siamo insieme in questo."

Mi abbandonai al suo bacio, sentendo un barlume di speranza nel buio della foresta. Anche se il futuro era incerto e il peso del mio retaggio era pesante, sapevo che con Tom al mio fianco, avrei trovato la forza di affrontare qualsiasi cosa.

La figlia del diavolo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora