Luglio 1990.
Selene aveva i crampi in tutti i muscoli tanto li tendeva per non tremare. Sedeva in cima a un abete bianco, osservando il panorama oscuro. La pioggia batteva inclemente da oltre un'ora e ormai il freddo le era entrato nelle ossa.
Era una notte umida e Lucas l'aveva messa di veglia nel cuore dei boschi di Valle dell'Orfento. Selene l'aveva inteso subito, era una prova. Di coraggio o di forza o di astuzia... non cambiava nulla: il punto era che doveva superarla se voleva diventare una vera cacciatrice.
Aveva pure fatto la gradassa, come suo solito; Lucas le aveva chiesto sei ore di guardia. Lei aveva detto di arrotondare a dieci. Adesso però Selene sentiva pesare ogni singolo minuto, ed era soltanto a metà della veglia. Era contenta che fosse da sola perché le veniva da piangere, e nessuno doveva vederla piangere. Aveva undici anni, e a quell'età solo le femminucce piangevano.
Sollevò di nuovo la testa al maldestro riparo che aveva arrangiato legando i rami dell'abete. Sarebbe dovuta salire in cima a un faggio, come le aveva detto Lucas: erano più alti, con larghe chiome a ombrello. Tuttavia non era riuscita a raggiungere i rami troppo elevati, e si era accontentata di quello. Ben le stava... che le fosse di lezione.
Sentì lo stomaco grugnire, e si strinse le braccia alla pancia. Era solo una notte, si ripeteva. Se la spaventava questo come poteva sperare di diventare una cacciatrice di mostri? Non avrebbe mai meritato quel titolo.
Tuttavia un agitarsi di frasche la fece scattare. Non era a terra, ma in alto tra le chiome, più o meno alla sua stessa altezza. Cos'era stato? Uno scoiattolo? Magari un barbagianni, o un allocco? Mentre afferrava il coltello da caccia che le aveva prestato Lucas, Selene provò ad annusare, ma la pioggia portava odore di polvere e resina bagnata, tagliando le scie dei sentori nell'aria. Selene sapeva che da quelle parti migrava la strige latina. Non ne aveva mai vista una, ma non intendeva certo fare conoscenza proprio quella notte. Le avevano detto che aveva quattro zampe, e dormiva a testa in giù come i pipistrelli. Ma soprattutto aveva un grosso becco a uncino e una proboscide con cui succhiava il sangue alle sue vittime.
Uno altro scossone di frasche e questa volta Selene fece scintillare il coltello pronta a colpire...
Quando la figura misteriosa balzò fuori sull'albero accanto, lanciarono entrambi un urlo di spavento.
«Ma sei matta, metti via quell'affare! – disse il ragazzino indicando il coltello.
«Raoul! – esclamò Selene tirando il fiato – Che cavolo ci fai qui? A parte farmi venire gli infarti!»
«Più che altro è una polmonite che vuoi farti venire. Tieni.»
Il ragazzo le lanciò una mantella. Selene non ringraziò ma nemmeno perse tempo a indossarla per pararsi finalmente dalla pioggia.
«Ero venuto a vedere come te la passavi.»
«È una prova di coraggio, se Lucas scopre che sei qui poi non mi fa diventare cacciatrice.»
«Ma figurati: io l'ho fatta tre volte e non sono mai durato tutta la notte.»
«Be' io intendo farcela.»
«Non sono qui per fermarti.»
A quel punto Raoul si mise comodo, prendendo posizione anche lui. Selene avrebbe voluto ribattere di nuovo che doveva essere sola, ma in realtà non aveva fretta di cacciarlo. La sua compagnia la consolava.
Selene si strinse nella mantella annusando l'aria. Si era riempita di odore di muschio. Ma non erano gli alberi, né la stagione. Era Raoul: il suo sentore era il muschio di bosco.
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Il sentore del mostro _ I figli di Aita
LobisomemSelene ha solo 16 anni, ed è una cacciatrice di mostri. I mannari sono la sua specialità... e la sua maledizione. Infatti condivide il loro olfatto sopraffino. Ma quattro mesi fa un branco di licantropi ha rapito Raoul, il suo migliore amico, il suo...