«Devo tirarla fuori adesso, dottor Del Bon? – domandò Miro.
«Che cosa? – chiese Selene, sentendosi un po' tagliata fuori. Evidentemente Amedeo doveva aver già spiegato qualcosa a Miro durante il viaggio in auto.
«Non ancora, prima dobbiamo trovare un'area più appartata... signorina Silvestri, posso chiederle di prestarci il suo naso? Dobbiamo raggiungere una piccola radura umida.»
Selene acconsentì levandosi il filtro nasale; appena trovò una pista iniziò a far loro strada. Miro le stava dietro, scattando con la testa a destra e sinistra a ogni suono di fronde. Non camminarono a lungo: poco distante infatti si apriva uno spiazzo di terra morbida e foglie appassite, dove le chiome degli alberi permettevano al disco lunare di illuminare la zona.
«Un perfetto locus amenus – chiosò il librario soddisfatto – Ora, signor Blasutig, può prendere la pietra.»
«Di che pietra parla? – chiese di nuovo la cacciatrice sempre più sulle spine.
Selene osservò con fervida curiosità il compagno di classe, che si levava lo zaino e ne estraeva un talismano piccolo a sufficienza da raccogliersi dentro il palmo della sua mano. Sembrava quarzo, sebbene lanciasse vivaci iridescenze alla luce della torcia di Amedeo. Il benandante la sorreggeva timorosamente, quasi fosse fatta di cristallo.
«È grazie a quella che Miro non sentirà più dolore? – chiese Selene.
Amedeo annuiva: «La pietra del benandante è un catalizzatore. Lo stregone bianco, invece di assorbire l'energia negativa, la incanala all'interno della pietra.»
«Figo. E come si chiama?»
Ma a quella domanda, la ragazza percepì Miro inturgidirsi di timidezza.
«Questo – rispose il librario con un sorriso birichino mentre prendeva il sasso dalle mani di Miro – è Selenium, la pietra lunare.»
Selene si rizzò sorpresa a quel nome, così simile al suo. Ma c'era dell'altro.
«Deve sapere, signorina Silvestri, che i benandanti sono stregoni notturni votati a Selene, lo spirito della luna. Che coincidenza, non trova?»
A quel punto il giovane benandante era arrossito del tutto, evitando il contatto visivo con la cacciatrice.
Mentre il librario si portava al centro della radura e posizionava la pietra sul prato sotto il disco di luna, Selene ripensava alle parole di Miro di quella mattina. "Il destino"; possibile che esistesse davvero? Oppure si trattava solo di un caso? La cacciatrice non sapeva certo come rispondere a quelle domande, ma sapeva che non le piacevano le implicazioni che portavano con sé. Fintanto che era "il caso" l'agente all'origine di tutto ciò che le accadeva, allora la faccenda era semplice: Selene doveva solo odiare i mannari e la loro maledizione. Ma se davvero c'era di mezzo "il destino"... allora la sua rabbia si sarebbe dovuta riversare su qualcosa di ben più grande e altolocato.
Il librario aveva intanto estratto dalla tasca della giacca una fiaschetta di vetro contenente un liquido chiaro.
«Ci facciamo una bevuta al chiaro di luna, dottor Del Bon? – provò a ironizzare la cacciatrice per stemperare i pensieri.
«Sconsiglierei a chiunque di bere questa sostanza, a meno che non voglia cadere in un coma profondo – le rispose il librario agitando il liquido – questa, signorina Silvestri, è pura acqua alchemica. Un altro elemento di cui il signor Blasutig dovrà imparare a fare scorta durante le sue mansioni future.»
Quindi il preside iniziò a versare delicatamente un filo del liquido trasparente sopra il sasso, preoccupandosi di non sprecarlo, ma al contempo di tingere ogni millimetro della superficie del sasso. Selene s'accorse che il liquido era assolutamente inodore... "proprio come i benandanti" pensò ironicamente.
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Il sentore del mostro _ I figli di Aita
LobisomemSelene ha solo 16 anni, ed è una cacciatrice di mostri. I mannari sono la sua specialità... e la sua maledizione. Infatti condivide il loro olfatto sopraffino. Ma quattro mesi fa un branco di licantropi ha rapito Raoul, il suo migliore amico, il suo...