XV capitolo _ Questioni di anagrafe

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Selene era seduta in corridoio da dieci minuti e già si stava annoiando a morte. Appena erano arrivati davanti alla porta dell'ufficio, una professoressa nevrotica che li attendeva sulla soglia aveva attaccato a elencare al preside una lista infinita di problemi organizzativi, che evidentemente dovevano essere risolti prima dello scoccare del mezzogiorno, o altrimenti tutta la scuola si sarebbe trasformata in una zucca o qualche brutto incantesimo del genere.

Così Amedeo aveva gentilmente chiesto alla giovane cacciatrice di attendere fuori, e si era ritirato in ufficio con la professoressa. C'era solo la segretaria a farle compagnia, una donna tarchiata e che dalla faccia Selene avrebbe giurato avesse la terza media, come lei. Il silenzio era rotto soltanto dal gracchiare di una vecchia stampante ad aghi.

Selene intanto ripassava con gli occhi le lunghe crepe nei muri per la terza volta; non sapeva dire quanto fossero fresche, ma doveva esserci stata una scossa sismica significativa. L'occhio le cadde infine su un grande ritratto.

La targhetta in basso diceva "Arturo Malignani", l'inventore friulano a cui era stata dedicata quella scuola. Era un ritratto a olio, che lo rappresentava seduto sopra un piccolo scranno e reggendo in mano una lampadina. Selene non sapeva cosa le stesse a rappresentare: per quel che ne sapeva lei era stato Edison a inventare la lampadina.

Finalmente la stampante concluse il suo requiem, e la segretaria raccolse il foglio con l'entusiasmo che la contraddistingueva. Quindi si alzò dal suo di scranno e ondeggiò fino a Selene, alla quale offrì la stampa – e una penna – senza aggiunte spiegazioni.

Selene lesse al volo la prima riga. Era un documento anagrafico da compilare: nome e cognome, data di nascita, luogo di nascita... piuttosto standard. Allora tornò con gli occhi in cima e lesse il titolo:

Domanda d'iscrizione I.S.I.S. Arturo Malignani, a.s. 1995-1996

«Che è 'sta roba? – chiese Selene con la delicatezza che invece contraddistingueva lei.

«È una domanda d'iscrizione.»

«Lo leggo anch'io che è una domanda d'iscrizione: perché me l'ha data in mano?»

La segretaria fece spallucce: «Il preside mi ha dato indicazione di fare così. Ieri mi ha detto che sarebbe venuta e di farle avere quel documento. Se ha delle domande può farle al preside...»

Selene si alzò di scatto diretta alla porta. La segretaria si pentì di come aveva formulato la frase: «Intendo "dopo", può fargliele "dopo"! – ma ormai Selene era entrata, interrompendo l'effluvio di parole della professoressa.

«E inoltre le dico che è una vergogna, una vera macchia al nome di questo istituto e la persona eccezionale che voleva rappresentare, che i suoi stessi docenti non conoscano i parametri standard nazionali di valutazione degli alunni...»

Il filo del suo discorso si spezzò appena Selene sbatté il foglio sulla scrivania di Amedeo.

«Si tratta di uno stupido scherzo?»

Selene fu altamente infastidita dal sorrisetto che comparve sul volto del librario. Non si rendeva conto in realtà che quello di Amedeo era sollievo per avergli dato una scusa con cui cacciare la sua ospite.

«Professoressa Zanin, lei ha assolutamente ragione – diceva alzandosi dalla scrivania e accompagnandola alla porta – la valutazione è il tassello decisivo con cui verificare una buona educazione. Le propongo di scrivere una lettera: metta nero su bianco le sue riflessioni e le condivida poi con il corpo docente. Sono sicuro che anche loro si lasceranno infiammare dal suo entusiasmo.»

La professoressa Zanin già balbettava e sorrideva impacciata a tante lusinghe e tanta responsabilità. Era ormai sulla soglia quando ancora osava chiedere una cosa: «E magari potrei far loro presente anche le nuove direttive per il riciclaggio della carta stampata.»

Il sentore del mostro _ I figli di AitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora