VIII Capitolo _ Due fari nel buio

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La seconda cosa peggiore per Selene, dopo aver scoperto a nove anni che i mostri esistevano, fu quella di venire a sapere che c'era pure qualcuno che li proteggeva.

Non era un caso che le storie di mostri riempissero le leggende e non i giornali. Esisteva un Ordine, una setta misteriosa e vigliacca di uomini e donne il cui compito era proprio quello di tenere tutto il mondo all'oscuro da quella semplice verità.

Le scolte. I guardiani dei mostri.

Selene osservava quei due occhi gialli brillare nella notte

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Selene osservava quei due occhi gialli brillare nella notte. Quando si accendevano significava che la scolta stava utilizzando il loro potere: il baligar, noto anche come "occhio di Odino". Era il potere di vedere la realtà nascosta... "qualunque cosa significhi" pensava Selene.

Questo doveva essere il guardiano della provincia di Udine, dopotutto Cividale cadeva sotto la sua giurisdizione. La scolta scosse la pistola intimando loro di parlare: «Mi avete sentito? Mettete giù le armi e ditemi che ci fate quaggiù!»

Mugolando di dispiacere, Lucas obbedì separandosi dalla sua amata compagna Freya. Anche Selene appoggiò il coltello vicino all'ascia di Lucas.

Giusto, e poi c'era quella faccenda davvero antipatica: tra le cose che potevano "vedere", le scolte avevano anche un sesto senso per le bugie. Lo chiamavano Qed, e lo descrivevano come un alone, un'aura intorno alla testa degli umani, che vibrava quando mentivano. Ma anche i cacciatori avevano i loro rimedi, e Selene come Lucas sapeva sollevare una barriera intorno ai pensieri per nascondere le loro intenzioni.

La ragazza osservava l'arma puntata contro di loro; ovviamente aveva il silenziatore. "Fosse mai che qualcuno possa scoprire i vostri sporchi intrighi" pensò Selene.

Fu Lucas a rompere il silenzio: «Non è un crimine farsi un giro per il letto del fiume, no?»

«In realtà lo è – sogghignò l'uomo indicando con la pistola il cancello chiuso che avevano scavalcato – e sappiamo entrambi molto bene che non avete intenzioni così innocenti, non è vero, cacciatori?»

La ragazza strinse i pugni, inalando dalle narici. L'uomo aveva un sentore molto elegante, odore di "cedro" l'avrebbe descritto Selene. Ma sotto il sentore c'era quell'altra traccia così distinta... e fetida.

Le scolte avevano un sentore tutto loro. La giovane cacciatrice poteva riconoscere una scolta in mezzo a una folla di persone come un papavero in un campo verde. Anche per questo li detestava: "ipocriti"; non erano meno mostri di tutti gli altri.

«Se sai già perché siamo qui allora non fare domande stupide – gli disse infine Selene.

La scolta la squadrò.

«E tu quanti anni dovresti avere?»

«Abbastanza da farti il culo a strisce.»

«Bugia – la canzonò il guardiano facendo brillare ancora di più i suoi occhiacci gialli, poi rivolto a Lucas – Adesso arruolate anche le bambine nella vostra setta di assassini?»

Il sentore del mostro _ I figli di AitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora