XVII capitolo _ Un regalo per Selene

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Lucas guidava ormai da oltre un'ora. Si erano spinti a nord, verso le montagne, dove il sole era tramontato più in fretta dietro le cime. Come loro solito, avevano evitato strade a pedaggi, passando per i paesi montani. Ma ormai non si vedeva una casa da diversi chilometri, e Selene cominciava a essere irrequieta.

Lucas non parlava, la sigaretta in bocca e la mano stretta al volante mentre gli occhi erano fissi sulla strada buia. Pareva tranquillo. Ma era quello il segreto di Lucas: che lui sembrava sempre tranquillo. E quindi non sapevi mai quando avrebbe attaccato.

Che avesse intuito qualcosa? Forse l'aveva seguita fino a scuola. Selene tastò di riflesso nella giacca, per vedere se il biglietto di Amedeo ci fosse ancora o il pirata l'avesse trovato cercando nelle sue tasche. Poi si ricordò che quella stessa mattina l'aveva con sé.

"Datti una calmata, Selene – si ammoniva la ragazza – Non è successo niente. Sta' zitta e ferma e vedrai che andrà tutto bene".

Lucas parve leggerle nel pensiero: «Sei preoccupata?»

Selene cercò di dissimulare: «Rispetto a cosa.»

«Raoul – chiarificò il pirata.

Selene corrugò la fronte: «Sono preoccupata come lo ero all'inizio. Perché?»

Lucas fece un altro tiro di sigaretta, riempiendo l'abitacolo di fumo fresco.

«Così.»

«Tu sei preoccupato? – osò chiedere la ragazza.

«La situazione è diversa. Quando abbiamo iniziato questa caccia Raoul era semplicemente finito in mezzo a una brutta faccenda. Per quanto anomalo fosse il caso, mi sembrava normale amministrazione. I lupi fanno cose losche, e noi diamo loro la caccia.»

Diede un altro tiro di sigaretta mentre imboccava in una strada sterrata sulla sinistra senza mettere la freccia. Cominciavano a infrattarsi in mezzo agli alberi, e l'unica fonte di luce erano i fanali della loro auto.

«Ora è chiaro che si tratta di un complotto. Uno bello grosso. E non lo so se Raoul se la sia andata a cercare, magari si è coinvolto con le persone sbagliate, facciamo tutti delle cazzate... ma che sia andata così o per sfiga, mi dispiace per lui. È un bravo ragazzo, e non se lo meritava.»

Se Selene non fosse stata in apprensione per la sua incolumità si sarebbe intenerita: Lucas non era tipo da confessioni affettuose. A dir la verità Selene non ricordava di averlo mai sentito spendere parole buone per Raoul, o per nessun altro. Ma tutto questo non faceva altro che acuire il suo disagio, perché rendeva Lucas più strano del normale.

Quando il pirata iniziò a rallentare spegnendo gli anabbaglianti e tenendo solo le luci di posizione, Selene s'irrigidì. Erano in mezzo al nulla più assoluto. Lucas accostò alla buona e spense il motore; allora Selene udì il suono del torrente But che scorreva lì vicino, ed ebbe la conferma che se mai qualcuno avesse gridato nessuno l'avrebbe sentito.

Lucas scese senza proferire parola. Selene fece altrettanto.

Il vecchio cacciatore s'incamminò nel buio con passo elastico, e la ragazza vide di mettersi al suo fianco. Non voleva stargli dietro e seguirlo come un cagnolino al guinzaglio.

In mano a Lucas brillava la lama di Freya, che il cacciatore doveva aver recuperato subito dopo l'incontro con Tecla, come promesso. La teneva stretta per il collo, quasi la volesse strozzare. Selene annusava l'aria, dove però non sentiva altro odore che di resina e muschio, nulla che potesse prepararla o anticiparle il perché fossero lì. L'unico sentore intruso in quell'ambiente era l'odore alla nitroglicerina di Lucas.

Finalmente Selene si fermò. Attese che anche il pirata facesse lo stesso girandosi verso la ragazza.

«Lucas, cosa siamo venuti a fare quassù?»

Il sentore del mostro _ I figli di AitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora