XX capitolo _ La patacca d'onore

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Il golem di pietra stava a terra ridotto a un cumulo di macerie fumanti, mentre i cacciatori friulani esultavano per la caccia conclusa

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Il golem di pietra stava a terra ridotto a un cumulo di macerie fumanti, mentre i cacciatori friulani esultavano per la caccia conclusa. Si trattava di un orcolat, il golem friulano che si nascondeva in fondo alle grotte e provocava terremoti nella regione.

Nel 1976, diciannove anni prima, un esercito di orchi aveva scatenato a catena un sisma di X grado sulla scala Mercalli. 5.700 km quadrati della regione erano stati devastati, diverse città rase al suolo, ridotte in stuzzicadenti. Da allora i cacciatori friulani si erano votati allo sterminio dell'orcolat. Nemmeno i controlli e le leggi delle scolte avevano saputo frenare la loro sete di vendetta; e anzi alcuni tra librari e aiutanti dei guardiani dei mostri li sostenevano pure. Dopotutto non esisteva friulano che non avesse perso una persona cara quel tragico giorno.

La strategia contro l'orcolat era piuttosto semplice, per quanto difficile da applicare. I cacciatori si dividevano in tre gruppi. La prima linea faceva slalom tra gli alberi, legando e stringendo corde d'acciaio intorno alla creatura. Un secondo gruppo intanto suonava gong e campanelli che la stordivano. Era l'unico vero punto debole del mostro: l'insofferenza a suoni acuti e stridenti. Li istigavano con campanelli speciali, accordati su una precisa vibrazione. Gli stessi che infatti Nardo aveva legato al polso di Gaspare.

Una volta immobilizzato e stordito, iniziava il tiro al bersaglio. La scorza era dura, ma fucili a pompa e proiettili di grosso calibro erano sufficienti a ridurla in frantumi e penetrarla. Nardo tuttavia si era specializzato nell'uso di esplosivi, e aveva dato ampia dimostrazione delle sue velleità distruttive.

In tutto questo Selene era rimasta in disparte a guardare. Aveva Osservato lo scontro con aria perplessa: era davvero tutta lì la loro strategia? Il golem era pur caduto ma non senza dar battaglia. I suoi pugni fracassavano gambe, schiene e teste, e quando aveva sradicato un tronco usandolo come una paletta contro mosche e zanzare il numero di feriti era aumentato considerevolmente. E tuttavia Nardo aveva proseguito nel chiamare i compagni a raccolta, senza alcuna intenzione a retrocedere.

Anche Lucas attendeva in disparte, appoggiato al legno della sua lunga accetta, come un vecchio eremita dei boschi.

«Adesso me lo spieghi cosa ci facciamo qui noi due? – gli chiese la ragazza una volta avutolo a tiro di sussurro.

«Tra poco. Prima rendiamo omaggio.»

E tirando fuori una moneta di tasca si era incamminato, intento a raggiungere la fila di cacciatori in processione. Selene sbuffò e lo seguì: per essere una realtà informale, quella dei cacciatori, esistevano fin troppe formalità.

Era il momento dell'omaggio ai caduti. Le salme, raccolte e ricomposte in una posa di riposo sul prato, ricevevano dai compagni di alcova una moneta per il loro servizio. 500 lire: la chiamavano la "patacca d'onore", il compenso per il loro lavoro concluso. Era un nulla, e poco più; ma proprio questo doveva ricordare loro. Non c'era retribuzione per i cacciatori, nessun rimborso per il loro lavoro, riscatto per i loro sacrifici. La vita era una caccia e nella caccia finiva il loro servizio. Così i fratelli gli rendevano omaggio.

I caduti più rimpianti li riconoscevi perché erano coperti da più monete; gli amici e i seguaci poi raccoglievano le loro carte e le strappavano, come Lucas aveva fatto con la carta di Loris. Selene intanto guardava le spoglie di Gaspare, che brillavano ancora vicino a quelle dell'orco. Nessuno si era degnato di ricomporle; nessuno gli aveva reso la sua moneta.

Selene si staccò dalla fila, assicurandosi bene che tutti la vedessero. Specialmente Nardo. Raggiunse il corpo di Gaspare, e lanciò tra le sue ossa la moneta. Poi cercò con la mano in mezzo ai vestiti lordi di sangue, finché non trovò la sua carta. E fissando Nardo negli occhi la strappò in segno di rispetto.

«Non ti piace come ho concluso la nostra relazione con Gaspare? – chiese lui sulla difensiva.

«L'hai usato come esca, non aveva scampo.»

«Se lo meritava.»

«Nessuno merita di finir così! Poteva anche aver tradito...»

Ma Nardo la interruppe subito, sollevando un dito a bacchetta: «Impara questa lezione, ragazzina, perché altrimenti potresti scoprirlo troppo tardi: quando un compagno ti vende non pensare sia la prima volta che tradisce; è solo la prima volta che l'hai beccato. Non lo sai nemmeno quanti altri di noi avesse sulla coscienza!»

Era furente, per la prima volta Selene lo vedeva senza il solito sorrisetto in faccia. La ragazza era tentata di rispondere per le rime, ma Lucas si frappose nella discussione.

«Perdonala, Nardo, ha la lingua che corre più veloce del cervello. Puoi capire però perché ci sia rimasta male; aveva risparmiato il suo condannato, e poi qualcun altro l'ha giustiziato al posto suo... – lasciò cadere una pausa d'effetto mentre finiva di rollarsi una sigaretta, perché il Mastro prendesse pubblicamente atto della sua leggerezza, poi continuò – Ma direi di sorvolare Gaspare è acqua passata. Invece, veniamo alla ragione per cui siamo qui. Dobbiamo chiederti un favore.»

«Un altro? Consegnarvi Gaspare non vi è bastato?»

«Ho un credito nei tuoi riguardi, o sbaglio? – rispose Lucas serio, accendendosi la sigaretta.

Nardo si fece curioso. Sollevò le sopracciglia e riaccese il sorriso: «Sputa il rospo, perché adesso sì che sono tutto orecchi.»

Anche Selene voleva sentire. Per quello si erano uniti alla caccia? Di cosa si trattava di così importante da coinvolgere il Mastro di regione?

Lucas rispose con il suo solito tono calmo; lo stesso con cui leggeva il giornale, lo stesso con cui ordinava un bicchiere al bar, e chiedeva indicazioni per strada. Il pirata fece un lungo tiro di sigaretta, e spandendo fumo dalle labbra parlò:

«Vogliamo che tenti di uccidere Tecla.»

***

Magari l'orcolat ha colpito Lucas in testa durante lo scontro? Che cosa gli passa per il cervello? Ve lo facevate così vendicativo? Di sicuro il pirata avrà molto da spiegare a Selene e ai nostri lettori.

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Il sentore del mostro _ I figli di AitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora