Il Ponte del Diavolo di Cividale era stato costruito nel tempo di una notte dal demonio in persona. I cittadini avevano fatto un patto con Belzebù, promettendogli in cambio la prima anima che l'avrebbe attraversato. Tuttavia, per ingannare il diavolo, una volta eretto il ponte gli abitanti ci fecero passare sopra un gatto. E il diavolo, trovandosi in pugno soltanto l'anima di un felino, se ne andò furioso, lasciando l'opera incompleta e un'impronta di zampa sulle pietre del ponte.
Questo raccontava la leggenda.
Ma la storia vera di quel ponte pareva non meno strana e maledetta. L'opera venne edificata sotto ben tre capomastri nel XV secolo, e ultimata in oltre cent'anni di lavori. Il suo architetto, Dugaro da Bissone, morì cinque anni dopo accoltellato in una taverna. Il mastro costruttore successivo, Erardo da Villaco, sparì, non si sa se fuggendo con il denaro o stroncato dalla peste. Infine Bartolomeo delle Cisterne, già costruttore della Loggia del Lionello di Udine e del campanile del Duomo, venne incaricato di ultimare il lavoro. Per quel che ne sappiamo Bartolomeo morì nel 1480 a Trieste. Ma racconti tramandati dagli anziani dicono che fosse impazzito, morendo di stenti consumato dall'alcool.
Le storie e vicende che circolavano intorno al ponte di Cividale non si limitavano ai soli architetti e costruttori. Si faceva fatica a tenere traccia di tutti i morti, donne e bambini in particolare, precipitati nell'orrido del ponte e trovati a galleggiare nel fiume Natisone. Suicidi? Incidenti? Oppure qualcuno – "qualcosa" – li aveva spinti di sotto? Forse le figure incappucciate che nelle notti senza luna sbarravano la strada a chiunque volesse traversare il ponte. Forse erano gli spettri a chiamare a sé le anime degli innocenti, portando i defunti nell'oltretomba. Dopotutto se il diavolo aveva davvero costruito quel ponte, non era implausibile che l'avesse progettato per guadare lo Stige, conducendoti davanti ai cancelli dell'inferno.
Ma queste storie a Selene non interessavano. Non era venuta a caccia di fantasmi, demoni, o del diavolo. Lei cercava lupi mannari. E il suo fiuto le diceva che erano sulla pista giusta.
La scalinata di cemento scendeva dentro l'orrido per oltre venti metri. Lucas e Selene avanzavano senza torce o candele per non dare nell'occhio, ma ci sarebbe voluto poco per scivolare da un gradino umido e spezzarsi l'osso del collo.
Raggiunto il letto del Natisone la corrente del fiume scorreva con irruenza, ma gli atolli di acciottolato asciutto e camminabili erano abbastanza estesi da permettere di perlustrare la zona senza pericolo di finire in acqua.
«Cosa senti, Selene?»
Lucas dovette chiedere, perché a quel punto la ragazza titubava. L'umidità, mista al vento, infatti spezzava le scie dei sentori, mischiandoli alle essenze di alghe marce, legno e muschio. Erano nel posto giusto, ne era certa, ma le serviva una direzione.
«Da questa parte – si convinse infine.
Sotto il pilastro centrale si apriva una lingua di terra asciutta che tagliava il fiume in due. Da quella posizione era possibile osservare tutte le pareti del dirupo, dove la roccia e gli arbusti si aprivano in crepacci segreti. Era impossibile vedere qualcosa in mezzo al buio che li circondava, ma Selene stava cercando una scia di odore che dicesse di un passaggio, una grotta, un nascondiglio che sarebbe potuto sfuggire agli occhi di qualunque altro cacciatore, ma non al suo naso.
C'era da domandarsi però che cosa ci potesse fare un mannaro là sotto. Innanzitutto i licantropi erano pessimi nuotatori a causa della loro schiena ricurva e le caviglie con flessione inversa. Il Natisone non era un fiume particolarmente pericoloso, ma il suo carattere torrentizio poteva prendere alla sprovvista chiunque passasse sul letto del canale e trascinarlo via d'improvviso.
Ma più che altro i lupi mannari erano mostri "sociali". Se non vivevano in branchi cercavano almeno un nido che desse loro un senso di prossimità. Un lupo non poteva rintanarsi a lungo dentro una grotta nascosto dal mondo, o ne avrebbe sofferto; i mannari furfanti che vivevano come eremiti uscivano di senno, divenendo anche più aggressivi del normale.
Era questo che cercavano? Un furfante impazzito? Oppure dovevano ipotizzare che lì da qualche parte ci fosse un antro abbastanza grosso da nascondere un intero branco con una dozzina di lupi?
Selene decise finalmente di condividere le sue riflessioni con il pirata: «Ehi, Lucas, secondo te cosa stiamo cercando?»
Il mentore non rispose. Forse non l'aveva sentita nel gorgoglio del torrente. Si voltò per ripetersi; ma s'accorse che Lucas non guardava nella sua direzione. Le dava le spalle invece... tenendo le mani alzate.
Selene seguì il gesto mentre prendeva atto troppo tardi che non erano soli.
Un uomo, sui quarant'anni, con un lungo spolverino nero puntava loro contro una pistola. Selene strinse i denti frustrata: quel maledetto era arrivato controvento e non ne aveva sentito l'odore. Adesso invece le pareva inconfondibile.
Odiava quell'odore, come pure quegli occhi gialli che brillavano demoniaci nel buio come due fanali. Li odiava quasi quanto odiava i mannari.
L'uomo aprì finalmente la bocca.
«Cosa ci fate quaggiù? – chiese loro la scolta.
***
Finalmente incontriamo le famigerate scolte. Saranno umani o creature fantastiche anche loro? Perché hanno gli occhi gialli che brillano nel buio? Se volete scoprirlo nel prossimo episodio, aggiungete il romanzo alla vostra libreria e vi arriveranno le notifiche dei nuovi capitoli.
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Un capitolo nuovo tutti i giorni dal lunedì al venerdì alle 12:45. Ci vediamo al prossimo appuntamento!
Note dell'Autore:
Quanto c'è di vero nelle leggende raccontate sul Ponte del Diavolo?
Voglio far presente innanzitutto che questo posto è stata una scoperta in itinere, già in fase di scrittura. Mi domandavo dove sarebbe avvenuto il primo scontro. E appena ho saputo dell'esistenza di questo ponte, sono subito andato a visitarlo.
È spettacolare, la vera location di una scena horror.
Ho fatto un po' di ricerca sulla storia del ponte. L'origine del nome e la leggenda del diavolo gabbato è nota praticamente a tutti. I tre nomi dei tre costruttori, poi, sono reali, insieme al periodo storico di riferimento; non è certo però se i primi due siano figure leggendarie e d'invenzione popolare.
Per quanto riguarda invece le loro morti violente: quella è farina del mio sacco. Ho avuto modo di ideare e scrivere due podcast inchiesta mistery-horror. Il gioco (molto divertente a mio avviso) era sempre quello di prendere la storia e condirla di aneddoti inquietanti. Alcuni sono veri, altri no; e diventa difficile per il lettore distinguere la realtà dalla finzione.
Per quanto riguarda le morti violente per caduta e annegamento, quello non è nemmeno da cercarsi nelle leggende: si tratta del tragico destino che aleggia su tanti ponti antichi, e che suscitano immediatamente un'inquietudine e un'aura di mistero sopra questi luoghi.
Ma tutto questo, come avete letto, altro non era che un espediente per aprire le danze. Il punto a cui volevo arrivare era l'incontro con la fatidica scolta...
scoprirete di più nel prossimo capitolo.
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Il sentore del mostro _ I figli di Aita
WerewolfSelene ha solo 16 anni, ed è una cacciatrice di mostri. I mannari sono la sua specialità... e la sua maledizione. Infatti condivide il loro olfatto sopraffino. Ma quattro mesi fa un branco di licantropi ha rapito Raoul, il suo migliore amico, il suo...