CAPITOLO 14: Lite

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"Le liti sono dei conflitti, sono battaglie che si combattono con le parole. Litigare è una gara a chi ferisce più l'altro, a chi si sente peggio."

Zoe

Entrai in camera di Mida, Gaia aveva ragione, non c'era nessuno, solo lui. Sembrava aspettarmi, era girato di spalle, si trovava sul letto. «Christian, cosa vuoi?» chiesi con tono furioso, era tardi, volevo dormire dopo una giornata impegnativa e lui mi continuava ad importunare. Si alzò, finalmente, rivolgendomi uno sguardo che non sembrava né colpo di rabbia né di odio, quasi di delusione. «Se devi farti Holden fallo quando sei davvero sola, non quando dovresti passare del tempo con gli altri.» Aveva dichiarato battaglia, la lite si stava avvicinando. «Non sono nemmeno più libera di fare quel che voglio? Perché non lo dici anche a Joseph poi? Te la prendi con le persone più deboli di te? Complimenti.» Mi girai per andarmene, l'ennesima perdita di tempo. «Se vuoi pensarla così fallo pure, ma fossi in te mi vergognerei di distaccarmi da tutti gli altri solo per baciarmi qualcuno, era un momento da passare tutti assieme e avete deciso di passarlo da soli.» «Piuttosto vergognati tu di baciarti Gaia davanti a tutti, poi io e lui non ci siamo baciati.» La sua espressione si faceva sempre più scontrosa, sapeva la verità forse. «Credi seriamente che io mi faccia deviare da una bugia ben detta? Ti conosco da prima di qui, so bene che mentire è il tuo secondo lavoro, te lo sei baciata e hai cercato di coprire tutto. Fin quando agli altri non darà fastidio vedere me e Gaia baciarci io continuerò a farlo, almeno non mi vado ad isolare dal gruppo. Credo anche che tu stia sottovalutando questo percorso all'interno della scuola, solo per un misero torto fatto ti offendi. Cresci.» Se prima non si fosse fatto odiare abbastanza ora si era guadagnato tutto l'odio di questo mondo. Mi considerava come una bambina, mi giudicava, in modo sbagliato, la rabbia mi aveva iniziata ad accecare. Volevo andare via prima, ma ora le cose erano cambiate, volevo rimanere per farlo pentire di ogni cosa detta. «Io crescere? Piuttosto perché non cresci un po' tu? Ti ricordo che finora quello che ha tenuto il broncio per tutto il tempo sei stato proprio tu Christian Prestato. Sei incoerente,maligno,stronzo e anche una testa dura, spero vivamente che tu possa rinunciare alla musica e andartene via di qui il prima possibile.» I suoi occhi si dilatarono, strinse i pugni, talmente forte da farsi arrossare le mani. «Pensa quello che vuoi, vattene via e non tornare mai più, non voglio rivolgerti parola un'altra volta, con me hai chiuso Zoe, o forse dovrei dire Zoe Mango? Credi che io non sappia che sei la figlia di Pino Mango e Laura Valente, sorella dell'ex vincitrice della categoria canto di questa scuola Angelina Mango? Non lo dici a nessuno per paura di sentirti dire "raccomandata" o "figlia d'arte" fammi il piacere di andartene e di non presentarti mai più davanti a me.» Aveva colpito un mio tallone d'Achille, mi aveva distrutto con quelle parole, sapeva tutto di me, perché? «Christian, non nominare mai più quel nome.» «Sbaglio o avevo chiesto di andartene?» «Sbagli» sentenziai adirata. «Non andrò via da questa camera neanche se me lo imponi con la forza, qui si parla di argomenti troppo delicati, non accetto che qualcuno butti merda sulla mia figura solo perché sono figlia di due artisti grandiosi.» «Mai detto che sei raccomandata.» «Lo lasciavi ad intendere. Non sparare cretinate Mida, credi che io sia raccomandata solo perché ti ho battuto a Sanremo giovani, sei invidioso, vorresti tu la mia vita, calma, felice, spensierata, insomma, tutto ciò che non hai.» Ci stavamo facendo male a vicenda, quella lite era tanto più tossica delle altre, ma era questo il bello, il primo a lasciarla avrebbe lasciato capire come riconoscesse la superiorità dell'altro. Christian era pronto a cadere, aveva solo bisogno di un'ultima spinta nella direzione sbagliata. «Fossi tua madre penserei "che figlio di merda, non gli ho insegnato così, mi fa sentire una madre che non è riuscita nel suo dovere" e sarei veramente poco orgogliosa di te.» Non pensavo davvero quelle cose, mi sentivo solo di mentire, fingendo di pensarle. Mida amava sua madre, le cose che amiamo ci fanno sempre stare male, fu così anche per lui. Sembrava essere stato colpito dalle mie parole, soffriva, gli stavano ancora tartassando la mente. «Non aprire bocca per far passare aria. Mia madre non direbbe mai una cosa del genere, non sai nulla di me, smettila di mentire e di sparare cattiverie. Ti stai mettendo in ridicolo, sei una fallita, non sai come abbattermi e cerchi di colpirmi sulla mia unica certezza, fai ridere per quanto sei penosa.» Avevo solo peggiorato la situazione, si era ripreso del tutto ed era pronto a ferirmi. «Non ho voluto interferire tra te e Holden, ma sappi che ciò che sto per dirti è fondamentale, tornerai da me urlandomi in ginocchio "avevi ragione Christian". Joseph non ti dedicherà mai abbastanza tempo, non ti vuole davvero, gli servi solo come ispirazione per qualcosa, ti vuole usare per la sua musica, perché a differenza tua lui vuole avere successo fuori di qui, come tutti, eccetto te.» Spalancai la bocca, gli occhi mi diventarono lucidi, volevo piangere, mi stavo forse illudendo? Cercai di fuggire da quella camera, di tornare sul mio letto, sotto le lenzuola, al caldo. Mi prese per il polso, mi tirò verso di lui, mi strinse i polsi di entrambe le mani e mi guardò negli occhi. Non eravamo mai stati così vicini, le sue mani contro la mia pelle mi provocavano una strana sensazione, avrei voluto colpirlo e urlargli contro, ma aspettai a farlo. Sembrava volermi dire qualcosa, ma poi chiuse le labbra e lasciò la presa, stendendosi sul letto. Trattenni ancora un po' le lacrime e andai via.

Tornata da Sarah e mi sfogai. «Mida mi ha trattata una merda, mi ha giudicata come una bambina e come una che dovrebbe solo vergognarsi, unicamente perché ho baciato Holden in disparte.» Poggiai la testa sulla spalla di Sarah e piansi. Avrei voluto confessarle di essere figlia d'arte, ma la paura di sentirmi ripetere le stesse cose già sentite e risentite in passato era troppa. «Domani ci parlo io, non ti preoccupare, ora abbassa la voce che dormono tutti, siamo sveglie solo noi.» «No! Non parlargli, con lui ho definitivamente chiuso! Non voglio vederlo, mai, mai! MAI PIÙ!» Urlai, piansi, strinsi forte Sarah, che intanto mi accarezzava dolcemente per tranquillizzarmi, ripetendomi che era tutto apposto, che non dovevo sentirmi così male. Senza rendermene conto, tra quel panico che mi distruggeva dall'interno e tra quelle ferite che continuavano a lasciar fuoriuscire fiumi di sangue mi addormentai.

Fighter Heart ||Mida||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora