CAPITOLO 34: Pietà

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"Cerchiamo sempre di spingerci oltre il limite umano, distruggendoci. I fallimenti, le paure, le insicurezze, ci graffiano, ci odiamo per i nostri errori, trascuriamo i nostri pregi, dovremmo avere un po' di pietà, per noi stessi."

Zoe

Rimasi in camera, pomeriggio, sera, mattina e ancora pomeriggio. Ero arrivata ad un punto di non ritorno, Lorella mi avrebbe potuto dare la maglia come non, sarei potuta restare in quella scuola, ma dalla parte di Rudy, mi conveniva?

«Nemmeno oggi esci?» chiese Sarah malinconica.
Le ragazze si stavano preoccupando per me, mi rendeva felice sapere che avevo delle amiche fedeli, un po' meno sapere che Holden non aveva ancora chiesto nulla.

Lucia spalancò la porta, porgendomi la colazione, che divorai avidamente sul letto. Il cibo era diventato il mio migliore amico, mi distraeva da tutti i miei pensieri.
Martina cercava di farmi ridere in qualsiasi modo possibile, ma ero davvero troppo influenzata da quella maglia, dipendevo dal mio percorso.
«Dai Zoe, fattela una risata! Non hai ancora la maglia, ma anche Sarah non l'ha ancora presa, suvvia, non pensarci» disse Martina.
Non diedi risposta, chinai la testa coprendomi il volto con i miei capelli. Quella mia malinconia diventò presto silenzio, non rispondevo più a nessuno.

Passarono tre giorni, era lunedì, giovedì si sarebbe registrata l'ultima puntata del pomeridiano e non avevo provato più nulla. Non mi presentavo nemmeno alle lezioni, insomma, ero sparita.
Di Joseph non vi era traccia, non mi era venuto a trovare nemmeno una volta, non aveva neanche chiesto cosa avessi.
Marisol, come la maggior parte, chiesero cosa ci fosse che non andava, ma nessuno mi fece visita.

Lunedì pomeriggio, mentre continuavo a pensare alla proposta di Rudy, la porta si spalancò.
Lo riconobbi dal suo profumo. Ad avvalere la mia tesi fu la sua altezza, poi la testa coperta da ricci scuri e quel viso giovane e quasi infantile.
«Come stai? Pensi di riprenderti a breve o devo aspettare fino a giovedì per vederti in piedi?» mi chiese Christian, sedendosi sul letto accanto a me, evitando di schiacciarmi le gambe.
Mi ero abbandonata al silenzio, non gli risposi.
«Zoe, parlami. Sono qui per aiutarti. Se non vuoi uscire di qui accetta la maglia di Rudy, non fissarti su Lorella, hai una proposta, se vuoi passare al serale basta accettare la maglia del prof Zerbi».
Non riuscivo più a stare zitta, dovevo dirglielo.
«Mida, stai zitto. Secondo te io voglio andare al serale per vincere? So già di non esserne in grado, so già di fare schifo, so già che sono solo una copia sbiadita di mia sorella. Sono un fallimento, mio padre direbbe "che schifo di figlia che ho messo al mondo" e la stessa cosa farebbe mia madre» dissi con le lacrime agli occhi.
«Io non voglio cantare con Petit o con Holden, io voglio cantare con te o al più con Sarah» continuai.
Sistemai la coperta che mi copriva e mi asciugai le lacrime con le dita.
«Zoe smettila di sottovalutarti. Se tu facessi davvero schifo non arriveresti sempre nelle prime posizioni. Abbi pietà di te, solo perché non hai ricevuto quella stupida maglia da Lorella non significa che il mondo debba caderti addosso. Se solo potessi darti la mia di maglia del serale...».
Le sue parole mi lasciarono con l'amaro in bocca, mi fecero riflettere abbastanza prima di poter dire altro.
«Christian, apprezzo il fatto che tu saresti disposto a cedermi la tua maglia del serale, dimostra la tua purezza d'animo. Forse mi sottovaluto, forse non ho pietà per me stessa, è vero, ma come posso pensare di essere abbastanza brava se hanno ricevuto quasi tutti la maglia tranne me?».
«Hai ragione, non ci avevo pensato. Prendi questa come una lezione di vita, come una sfida, se vuoi proprio conquistare la maglia dalla prof Cuccarini allora dai il meglio di te, invece di abbatterti in questo modo, rialzati più forte di prima» sentenziò.
«Secondo te non sto già dando tutta me stessa?» chiesi retoricamente.
«No. Stai dando il meglio delle tue capacità canore, stai solo dimostrando di essere brava a cantare. La tua voce emoziona spesso, ma la maggior parte dei pezzi non li vivi. Mi spiego meglio: quando canti sembra che tu non viva l'attimo, che tu non ti diverta, che ti trovi lì e pensi "ok, adesso canto quello che devo cantare e basta" come se dovessi fare un contentino a qualcuno».
Mi feci qualche domanda sulle sue parole, forse aveva davvero ragione. Cantavo come se non ci mettessi sentimento, era una musica senza emozioni la mia. Mi concentravo sempre troppo sull'essere intonata. Gli unici pezzi cantati divertendomi o comunque mettendoci emozione erano i miei inediti e Solo solo parole.
«Christian, ti sarò debitrice a vita. Mi hai aperto un mondo, senza il tuo aiuto non ci sarei arrivata. Non capisci quanto possa esserti grata» enunciai abbracciandolo e sorridendo.
«Per Zoe Mango questo ed altro, dimostra a tutti di essere una degna erede di tuo padre e di tua madre come ha fatto tua sorella» concluse.

Passammo del tempo assieme, stare con lui era liberatorio, non esisteva nessun pensiero quando eravamo insieme.
«Chri, ma Holden che fine ha fatto?» chiesi più per curiosità che per altro.
Il suo sguardo accennava brutte notizie, ma ero pronta a riceverle tutte, il peggio era passato ormai.
«Non ti è venuto a trovare per tutti questi giorni?» chiese alla mia domanda.
«Aveva detto che sarebbe venuto? Comunque no, non è mai entrato qui per chiedermi come stessi, non ha chiesto nulla nemmeno a Lucia e le altre» dissi con sicurezza.
«Zoe, fossi in te lo mollerei. Pensaci su, stai male ma lui non ti calcola minimamente, però quando lui è in queste fasi così tu gli stai sempre attaccata come una cozza. Non vedi che è un amore impossibile?! Che funziona soltanto dalla tua parte?!» disse in preda all'ira.

Le sue considerazioni erano totalmente corrette, ma io amavo alla follia Joseph, sentivo che senza di lui la mia vita sarebbe cambiata in peggio. Avevo fatto tanto per dimenticarlo all'inizio, fallendo miseramente, non volevo ripetere un'altra volta la storia da capo.

«Chri, almeno sai cosa sta facendo?» chiesi.
Sembrava rifletterci su, non sapeva nemmeno lui cosa stesse facendo di preciso.
«Non posso darti una risposta corretta al cento per cento, ma non credo stia soltanto lavorando all'EP e al nuovo inedito da presentare. Abbasserei le aspettative se fossi in te, non so cosa possa uscirne da questa situazione, tu l'hai visto qualche altra volta per caso?».
«Quando sono uscita da camera tua l'ho incrociato per il corridoio. Erano le sei di mattina, aveva detto di aver appena concluso una minima parte del lavoro e che aveva bisogno di una pausa. Diceva di essere stanco e che aveva bisogno di uno svago. Mi ha sbattuta al muro e mi ha baciato con grande passione, non ha avuto pietà di me in quel momento, non si è contenuto affatto» risposi.
Il suo sguardo, la sua espressione facciale, era tutto sempre più insicuro e dubbioso.
«Te l'ho già detto Zoe, tieni gli occhi aperti, soprattutto di notte. Kumo dice di aver sentito un rumore stanotte, non ha idea di chi o cosa sia stato a provocarlo, ma non l'ha sognato. Anche Marisol e Petit l'hanno sentito, stanno indagando a riguardo adesso, ma non credo otterranno dei risultati. Sappiamo per certo che qualora si dovesse trattare di un essere umano, qualcuno gli avrebbe dovuto aprire la porta. Holden è escluso dai sospettati, poiché si è giustificato con la scusa dell'EP e del fatto che non esce mai. Non so se crederci, io ho dei dubbi, resta attenta a ogni movimento, mi raccomando» disse.
Adesso ero certa di non dormire più neanche la notte. Sapere che ci fosse una creatura che si aggirava per la casa durante le ore di buio non era rassicurante, ma presto si sarebbe giunti alla verità, ne ero certa.

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