CAPITOLO 5: Dubbio

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"Avete mai provato quel brivido suscitato dal dubbio? Non un dubbio qualsiasi, una vera e propria indecisione, come quando non sai quale gusto di gelato scegliere."

Zoe

Avevo finalmente chiarito con Christian, almeno quel poco che bastava per farci lavorare assieme. La sua creatività e il suo carisma riuscivano a riflettersi all'interno del pezzo, ma di me non c'era ancora nulla. Mi chiedevo spesso come facesse a rendere ogni canzone sua, ma per orgoglio non glielo chiesi. Mida era un ragazzo fantastico in fondo, sembrava cattivo e scontroso, ma era totalmente l'opposto. Sotto quella corazza in acciaio si nascondeva un cuore tenero che si sarebbe riuscito a sciogliere al sole. Solitamente paragono i ragazzi a dei gusti di gelato, lui in questo caso sarebbe un gelato al limone. Ha quell'aspetto poco invitante, scontato e semplice, che riesce a superare facilmente gli altri. Nonostante sia aspro e frizzante sa anche essere fresco e dolce, catturando il palato.

Durante la mia riflessione su di lui Lucia mi stava pettinando i capelli. Lei era sicuramente un gelato alla menta, frizzante e fresco, determinata ma dolce e carina. «Come procede il pezzo? Mida ti sta aiutando?» La sua domanda sembrava una minaccia per Christian, lei teneva davvero tanto a me e lo stesso valeva per me. «Si, si sta dando da fare, solo che io non riesco a tenergli testa.» Mi raccolse i capelli in due trecce, legate da elastici neri che si perdevano sotto la mia chioma castana. Avvolse le trecce sulla mia testa, creando con queste degli chignon sui lati, lasciando cadere sul mio viso solo delle ciocche bionde. «Tu sei brava così come sei, non paragonarti agli altri, hai del potenziale, come lui dopotutto. Zoe tu hai il brutto vizio di sottovalutarti, nella puntata di giovedì sei riuscita ad arrivare anche prima, cosa desideri di più?» Non risposi, mi limitai a rivolgere lo sguardo sul pavimento e a riflettere. Non mi sentivo valorizzata accanto a Mida, lui era una stella, io un semplice pianeta che dipende dalla sua luce. «Vado a prendere un po' d'aria.» Troncai la conversazione e abbandonai la camera. In casetta dominava il silenzio, tutti, o almeno la maggior parte, erano nei diversi studi a provare delle esibizioni per qualche compito. Mida era in camera, io in cucina e poco dopo il mio arrivo entrò dall'uscio Holden. «Come va? Ti vedo giù» sentenziò. La sua voce era dolce e gentile, mi faceva sentire speciale. Il suo sguardo era puntato su di me. Le sue labbra si schiusero mostrando una parte dei denti. A passo lento si avvicinò a me e mi guardò negli occhi. «Mida ti ha detto qualcosa di sbagliato? Vuoi che gli parli?» «No» risposi istintivamente. «Mida non ha fatto nulla stavolta, sono io il problema, ho fatto tanto per farlo collaborare e non riesco a tenergli testa, il pezzo è solo suo e non di entrambi.» Mi poggiò una mano sul fianco, mi fissò negli occhi e permise alle parole di uscire dalle sue labbra. «Tu non sei il problema. Anche a me capita la stessa cosa a volte, devi immedesimarti nel pezzo, viverlo, renderlo tuo e solo tuo. Mida è indubbiamente bravo a fare delle cover, tu sei ancora nuova qui dentro, hai bisogno di ancora un po' di tempo, ma sono sicuro che non sarai da meno di lui.» Mi diede una pacca sulla spalla incoraggiandomi. Holden era un gelato al cioccolato, scontato ma sempre efficace, che sa catturare chiunque, anche il più difficile degli intenditori. Accanto a lui mi sentivo diversa, non ero più Zoe, ero un'altra persona, una versione di me senza cattiveria, senza doppi fini. Volevo passare il mio tempo con lui, perdermi nei suoi occhi e sentirmi dire quelle dolci parole ogni istante. Ero in dubbio se cambiare prof pur di stare più tempo assieme a lui.

Mida

Conversare con Zoe mi fu d'aiuto. Avevo finalmente capito che non posso fare sempre come dico io, ma posso modificare le cose in modo che mi vadano bene. Cantare Pensare male mi divertiva molto, Zoe era una perfetta controparte di Elodie, aveva quel qualcosa che riusciva a catturare la tua attenzione in qualche modo. Volevo andare in studio a provare verso le undici, dunque mi recai in camera sua per chiamarla. Bussai, ma non ricevetti risposta. Provai ancora, una, due, quattro, dieci volte. Nessuno mi avrebbe aperto, forse era già andata in studio. Tornato in camera presi le mie cose, mi preparai per uscire e mi avviai verso l'uscio, passando per la cucina. Fu proprio lì che vidi come quei due si scambiavano sguardi poco indiscreti. Rimasi in disparte a spiare, non ero interessato a quello che stessero facendo, ma la curiosità mi spingeva a guardarli. Sembravano una coppia a tutti gli effetti, il modo in cui i loro sguardi si intrecciavano, come i loro corpi si sfioravano, ogni cosa. «A cosa state lavorando tu e Petit? Lavorerete assieme per il compito giusto?» Avevo già associato la sua domanda a un modo per estrapolare informazioni e usarle a nostro favore, ma ero in errore. La sua domanda era del tutto piena di curiosità, non aveva doppi fini per la prova, qualcosa di strano invadeva l'aria. «Io non mi esibirò, Petit e Lil canteranno e io produrrò per loro.» «Ma hai una voce talmente unica! Usarla sarebbe uno spreco!» Ero convinto, Zoe si sentiva speciale con Holden, si fidava di lui, cercava di convincerlo a cantare, solo per sentire la sua voce. "Dovrei agire?" Mi chiesi. Intromettermi non sarebbe servito a nulla, era meglio sentire di persona quei punti deboli su cui battere gli alunni di Zerbi. «Ho troppo lavoro da fare, non riuscirò mai a portarlo a termine entro la prova, faccio quasi ogni giorno le sei di mattina.» «Se necessiti di aiuto io ci sono, posso cercare di aiutarti con i testi, anche perché li hai dimenticati spesso.» Non avevo più dubbi, Zoe era caduta in balia di Joseph, voleva aiutarlo mettendo a repentaglio il suo tempo libero, non guadagnandoci nulla. "Devo impedire che dica altro." Andai in cucina, fingendo di essere malato e di aver bisogno di un tè caldo. Zoe mi ignorò del tutto, non mi rivolse neanche lo sguardo. Da quando ero io il cattivo le cose andavano male, ma con lei no. «Chri che c'hai? Mal di gola?» Holden aveva finalmente distolto gli occhi da lei, puntandoli su di me. «No, non ho nulla di che, mi sento un po' di mal di testa e credo mi stia per venire un mal di gola abbastanza forte.» Zoe si decise a voltare lo sguardo su di me, sembrava furiosa dell'interruzione, si stava divertendo. Dopo che Joseph mi diede delle medicine mi accompagnò in camera, facendomi stendere sul letto per riposare. Una volta che uscì nascosi le medicine in borsa, ripensando a come mi avessero quasi ignorato. Ero stato lasciato in camera da solo, con una bugia non funzionante. Mi stava iniziando a sorgere il dubbio, quello che lei volesse cantare assieme a Holden e non assieme a me, ho messo in dubbio me stesso, la mia onestà, la mia intera persona. Dovevo riuscire a risolvere quel dubbio, dovevo sapere cosa ci fosse tra lei e Joseph.

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