Mida, o meglio, Christian Mida Prestato, nato nella città di Caracas, in Venezuela, è un concorrente della ventitreesima edizione di Amici. In seguito ad una sfida imposta dai professori di ballo e canto, alcuni suoi compagni verranno messi in sfida...
"Spesso quando si perde una persona importante, si sente un vuoto".
Zoe
Erano passati due giorni dall'uscita di Lucia. Mi sembrava difficile anche respirare senza di lei. Avevo perso una compagna, un'amica, una parte di me. Il sorriso cessò di esistere sul mio volto, mi sentivo un guscio vuoto che esisteva per non si sa quale motivo. Continuavo a piangerla, ogni giorno, per troppi minuti. «Lo so che è difficile superare la sua uscita, ma puoi farcela Zoe, ne sei in grado» mi ripeteva spesso Martina. Non aveva ancora chiaro che non sarebbe mai uscita se non avessi deciso di impormi fino all'ultimo. Avrei dovuto dire di volermene andare per lasciarle continuare il suo sogno qui dentro, invece no, ero rimasta per una semplice volontà di vendetta contro Joseph e riscatto per Kumo, aggiungendo ora anche quello di Lucia. Mi sentivo Atlante: sorreggevo il mondo su un'unica spalla, convivendo con il dolore.
Avevo paura. Paura che Lucia potesse dimenticarsi di me e che la nostra amicizia potesse finire. Paura di poter restare triste per il resto della vita. Paura di non riuscire a rivendicare ciò che gli altri volevano che io rivendicassi. "Nina non si sarebbe mai trovata in una situazione del genere. Oh Nina vorrei troppo essere te, siamo così simili eppure così diverse. Condividiamo soltanto un cognome, ma per il resto siamo quasi poli opposti". Piansi. «Zoe ti prego, non fare così, vai avanti!» disse Sarah vedendomi in lacrime. Non risposi, volevi che il silenzio e la solitudine regnassero sovrani, opprimendomi. Il vuoto all'interno del mio corpo divenne presto un buco nero, che mi privava anche del cibo. Avevo anche smesso di mangiare per lei. La mia routine era diventata: svegliarsi, piangere, sentirsi dire dagli altri cosa fare, tornare a piangere e infine addormentarsi. Non andavo in sala per esercitarmi, non facevo nulla, a breve sarei anche stata capace di smettere di bere.
Passò un altro giorno, eravamo a tre. Tre giorni che non mangiavo, non uscivo di camera e non cantavo. Trovai una notifica sul telefono: era Lucia.
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Non piangere baby, tu sei fortissima, non arrenderti. Marty mi ha detto che stai piangendo e hai smesso di mangiare. Non fare così, non è colpa tua, non voglio questo da te. Lo sai quanto ti amo, ti voglio un mondo di bene, non farti del male. Sappi che ci sarò sempre per te piccola Zoe. Non pensare di liberarti di me solo perché sono stata eliminata da un talent show. È solo l'inizio, non vedrò l'ora di vederti uscire da quella scuola con la coppa tra le braccia. Forza Zoe, io credo e crederò sempre in te💗
Leggendo quel messaggio lasciai scorrere rapide le lacrime sul mio volto. Le volevo un mondo di bene, così come lei ne voleva a me. Dovevo andare avanti, me lo stava dicendo anche lei, stava cercando di rassicurarmi, come sempre. Dovevo rimpicciolire quel vuoto che mi portavo dentro, fino a farlo svanire. Il primo passo era alzarsi dal letto e smettere di piangere. Non ero in grado di fare nessuna delle due cose.
D'improvviso bussarono alla porta, Sarah andò ad aprire al posto mio, consapevole che non mi sarei alzata neanche se avessi avuto un fucile puntato contro. Entrò Mida, l'unica persona che proprio in quel momento non volevo vedere. «Che abbiamo stavolta? Dai, ti do un abbraccio» disse. «Non ti avvicinare neanche!» ordinai furiosa. «Adesso vattene e non tornare più, non sono dell'umore» aggiunsi. Ovviamente non poteva essere così facile, rimase lì a guardarmi e si sedette accanto a me guardandomi. «Avevo detto di andartene» ribadii. «Me ne andrò, ma non ora che sei ridotta in questo stato. Non riesco a vederti ridotta in questo stato» disse. Era testardo, non aveva intenzione di mollare. «Non capiresti lo stesso. Sto male per Lucia, puoi farla tornare qui? No, allora è inutile qualsiasi cosa tu faccia» tirai per le corte. «Non potrò fare una cosa simile, ma posso tirarti fuori il sole che hai dentro. Invece di soffermarti su Lucia e sulla sua uscita pensa a te stessa. Pensa a prenderti la tua vendetta contro i giudici e Holden» concluse in fretta. Ragionai un attimo, mi presi qualche minuto per rifletterci al meglio, prima di dare una risposta. «Hai ragione» dissi terminando. Mi alzai e mi preparai in fretta. Mi guardava sbalordito, non credeva nemmeno lui che fossi stata così rapida a cambiare idea. «Non concluderò nulla stando in un letto a piangere e senza mangiare. Tanto vale prendermi la mia ambita vendetta e far svanire quel vuoto che ho dentro di me» dissi terminando.
Andammo assieme in cucina, mi cucinò, soltanto per me, dei pancake che faceva alla mamma. Mentre li mangiavo pensavo al mio percorso con lui. Eravamo partiti da un odio represso, non riuscivamo neanche a parlare senza urlarci contro, fino ad arrivare ad un'amicizia indispensabile. «Grazie» gli dissi. «Ma di niente, se ne vuoi altri dimmelo» rispose, pensando che mi riferissi ai pancake. «Cretino non dico per i pancake!» risi. «Intendevo per essere sempre accanto a me. Non credevo potessimo diventare così. Mi piace troppo stare con te, penso che non vivrei senza di te». Sembrava quasi una dichiarazione d'amore, forse lo era. Forse era lui la mia nuova crush che menzionavo nel mio pezzo.
Una volta finito di mangiare mi sentivo in debito con lui. Dovevo ripagarlo per tutto quello che aveva fatto per me. Gli presi la mano e gliela strinsi forte. Lo abbracciai. Infine gli diedi un bacio sulla guancia. Gli sorrisi. «Questo è quello che posso darti per ringraziarti, so che non è tanto, ma spero possano bastare per quel poco tempo rimasto» specificai. «Per me questi tuoi gesti valgono più di mille regali materiali, per me tu vali più di mille regali. Tu sei il mio regalo». Ci guardammo, ancora una volta gli occhi si impigliarono tra loro. Sentivo quel vuoto che tenevo dentro farsi sempre più piccolo, fino a scomparire sul serio. A staccarsi da quel gioco di sguardi fu lui, che usò come scusa il fatto che doveva esercitarsi per il serale. Non avevo ben chiaro cosa provassi per lui, se fosse solo amicizia o qualcosa di più, ma sapevo per certo che volevo restare per sempre accanto a lui.