"Per essere giudicati è sufficiente anche il proprio nome."
Zoe
Avevo ottenuto la maglia del serale, avevo ottenuto il continuo del mio percorso, dovevo essere felice, eppure ero triste. Avevo perso la fiducia di tutti, avevo perso la mia umiltà e guadagnato critiche per il mio nome.
Sono la figlia di Pino Mango, non ho certo scelto io a chi essere figlia. Mia sorella è andata incontro alla stessa sorte, ormai è quotidiano sentirsi dire "raccomandata" o "sei famosa solo per tuo padre". In fondo sapevo bene anche io che sarebbe successo prima o poi. Non volevo incolpare Lorella, dopotutto lei non conosce il peso di quel cognome, quel cognome che è come una maledizione.La mia camera era vuota, Martina, Lucia, Sarah...nessuna era più lì. Ero di nuovo sola, in compagnia del silenzio.
Nemmeno Mida era venuto a trovarmi, nessuno si era complimentato con me dopo aver ricevuto la maglia, neanche lui, di cui mi fidavo ciecamente ormai.Sistemato tutto uscii dalla camera, nella speranza di ricevere almeno un "ciao".
Incrociai Lil, che mi rivolse uno sguardo come se avesse visto un fantasma o qualcosa di terrificante. Una volta giunta in cucina sentivo tutti parlare di me.
«È una raccomandata! È arrivata qua soltanto perché è figlia d'arte. Non la meritava la maglia del serale!» le parole di Ayle ferivano come coltellate.
Lil corse da loro facendo qualche segno per farli smettere.
«No! Io non smetto, che mi senta pure. Io non trovo giusto che debba farmi un culo così per arrivare penultimo e lei, che è soltanto figlia di qualcuno di famoso basta che apre bocca per trovarsi prima!» terminò guardandomi con odio represso.«Ayle, se chiudi bocca è meglio. Se fosse stata questa la ragione per cui è passata perché Lorella non le ha dato da subito la maglia? Sarà pure figlia d'arte ma la voce è la sua e non del padre, della madre o della sorella. Smettiamola di giudicarla per il suo nome».
Mida aveva preso le mie difese, me lo sarei aspettato, era l'unico ad essere a conoscenza di questo mio segreto già da tempo.«Ma stai zitto! A te fa comodo solo perché la hai in squadra e non verrai eliminato per primo!» urlò Elya contro Christian.
La lite era tutt'altro che finita, anzi, non era nemmeno iniziata. Ero l'argomento principale su cui ruotava la discussione, non era affatto una bella sensazione.
«Ayle, smettila di fare il bambino. Zoe si meritava quella maglia più di te se dobbiamo essere sinceri, sei solo stato graziato dalla Pettinelli» annunciò Lucia, stanca di quella questione.
La guerra era appena stata aperta, ma nessuno era intenzionato a perderla.
Si divisero tutti in due fazioni differenti. Chi era dalla mia parte e chi da quella di Ayle.
«Io penso che Zoe meritava questa opportunità, Mida non la meritava però» disse Nicholas.
«Se proprio dobbiamo dirla tutta sei tu quello che non meritava questa opportunità. Sei arrivato nella squadra di Emanuel non sai nemmeno tu come e hai preso questa maglia solo perché Elena D'Amario ha una preferenza per te» ribattè Kumo oltraggiato per quel gesto.
L'atmosfera era diventata tossica e corrosiva, la tensione era alle stelle e l'aria era colma di odio e rabbia.
Non volevo questo, volevo soltanto essere riconosciuta per Zoe e non per Mango.
Il litigio continuò per gran parte della giornata, fino a quando Gaia, ormai stanca come molti, intervenne.
«Avete torto tutti quanti, noi non siamo nessuno per giudicare Zoe, Lorella e gli altri hanno scelto di farla passare al serale, la questione è già stata chiusa da loro. State solo sprecando parole. Zoe tu stai tranquilla, non è successo nulla, sono loro che sono stupidi».
Gaia era come la Svizzera, sempre neutrale. La invidiavo quasi, il suo modo di parlare, la sua mentalità, la sua generosità, era favolosa.
Aveva calmato finalmente le acque.Tutti mi chiesero scusa, anche se la maggior parte sembrava fossero scuse false, date giusto per far contenta Gaia.
Il mio nome aveva colpito ancora, aveva rovinato anche la mia di strada. Nina è riuscita ad andare avanti nonostante le critiche, anzi, sta scrivendo un pezzo che è proprio contro queste. Lei è uno spirito ribelle, libero, che non si lascia abbattere dai primi ostacoli che trova. Io sono l'opposto, a volte creo io stessa degli ostacoli per me.Una volta terminata la discussione andai in camera mia, ancora stravolta da quelle paranoie che mi fluttuavano per la testa.
Senza rendermene conto avevo sbattuto contro qualcuno.
«Scusami, non ti avevo visto era proprio assente» enunciai senza nemmeno osservare di chi si trattasse.
«Non fa niente, piuttosto che c'hai stai tutta mogia» disse quella voce profonda e maschile, con quel pizzico di accento romano.
«Joseph! Mi spieghi che fine hai fatto? L'ultima volta che ci siamo parlati è stata quando ci siamo beccati fuori camera di Christian».
Non ero arrabbiata con lui, solo un po' delusa dalla nostra relazione, non ci stavamo più vedendo ultimamente, eravamo abbastanza distanti.
«Te l'ho detto, ho una marea di robe da fare e non sono nemmeno a metà. Sono stanchissimo, ho tempo solo per mangiare, produrre le cose che devo fare e andare a dormire, se chiedi in giro non parlo con nessuno» disse convinto.
Era difficile non credergli, dopotutto era vero, produrre e cantare i propri pezzi richiedeva tempo, che all'interno della scuola non era infinito.
«Mi dispiace che tu debba fare così tante cose, vuoi che ti aiuti?».
«Nono, riesco anche da solo, è stimolante ad una certa. L'ho presa quasi come una sfida personale, certo, mi sto dannando, però è parte del mio lavoro. Ti ringrazio, fai come se avessi accettato» rispose.
«Cos'avete fatto? Ho sentito che urlavate fino a poco fa» disse.
«Nulla di che, si stavano litigando sul mio ingresso al serale. Dicono che soltanto perché mi chiamo Zoe Mango e sono figlia d'arte allora sono una raccomandata» specificai.
«Verrebbe da pensare a tutti una cosa del genere. Non pensarci troppo, tu sei brava. Anche io sono figliastro di Laura Pausini, però non mi dicono nulla, il che è strano. Vabbè, lascia stare, vai avanti» terminò, per poi salutarmi e andare via a preparare un caffè.Rimasi amareggiata da quella chiacchierata così breve. Non mi calcolava quasi più, neanche un singolo messaggio mi inviava. Per lui era come se esistessi soltanto quando ci potevamo vedere, dunque fuori dalla scuola non sarei stata nessuno probabilmente. Non volevo abbandonarmi a questa realtà dei fatti, volevo continuare ad illudermi che tra noi ci fosse qualcosa, giustificandolo sempre con il lavoro che doveva sbrigare. Non si era nemmeno complimentato per la maglia del serale, insomma, sembrava quasi egocentrico. Non era l'Holden di cui ero perdutamente innamorata, quel l'Holden gentile, carino, sempre disponibile nonostante gli impegni. Era diventato un uccello rinchiuso in gabbia, che nonostante potesse uscire rimaneva nella sua campana di vetro. Il suo supporto per quanto riguarda la questione del mio nome non faceva né caldo né freddo. Ha addirittura detto che verrebbe spontaneo pensare che i figli d'arte siano raccomandati, per poi contraddirsi da solo dicendo che non dovevo pensarci perché sono brava. Qualcosa non mi tornava, cosa l'aveva spinto a cambiare così tanto? Perché ero diventata un optional? Dovevo ancora rimanere in quella "relazione", che ormai era soltanto una parola gettata nelle frasi senza un senso?
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Fighter Heart ||Mida||
RomanceMida, o meglio, Christian Mida Prestato, nato nella città di Caracas, in Venezuela, è un concorrente della ventitreesima edizione di Amici. In seguito ad una sfida imposta dai professori di ballo e canto, alcuni suoi compagni verranno messi in sfida...