"Ci sono eventi che vorremmo ricordare a vita, quei momenti belli e felici. Ce ne sono altri, però, che vorremmo dimenticare una volta visti, che dimentichiamo rifugiandoci in qualcosa di sgradevole."
Zoe
Aperta la porta lo scenario era il seguente: il vasto studio di Holden, illuminato da una fioca luce che lasciava distinguere i volti a stento.
Lui, seduto sulla sua sedia girevole, davanti il computer con pochi dati di produzione. Il suo viso, una volta visti entrare tutti noi come uno sciame di api, sbiancò più di quanto non fosse già pallido. La donna che tanto avevamo desiderato sapere chi fosse non era altri che Francesca Tocca, la moglie di Todaro e professionista di ballo. Questa giaceva sulle gambe di Joseph con grande naturalezza. I suoi capelli scendevano perpendicolarmente sul corpo del giovane e il suo sguardo come quello di Holden era tra la paura e la sorpresa.Avevamo interrotto qualcosa.
Mi sentivo andare in frantumi come un vaso quando cade da una mensola. Il mio cuore era spezzato in miliardi di cocci rotti, indistinguibili ormai. Non volevo piangere, ma il mio corpo fece tutto per me. Le lacrime mi iniziarono a scendere spontaneamente. Avevo realizzato come tutti la realtà, quella realtà che Mida in un modo o nell'altro aveva indovinato.Holden mi aveva tradita.
L'avrei dovuto immaginare che si rinchiudesse in quello studio per fare altro, che non stesse producendo l'EP giorno e notte. Mi aveva mentito, di nuovo.
Avevo sbagliato a perdonarlo, quella notte sarei dovuta andare da Christian e passare quella serata offerta da Oreo assieme a lui.
Successivamente a quella scena realizzai molte più cose del dovuto. Quel bacio appassionato e forte che mi aveva dato qualche settimana prima, il suo comportamento distaccato e disinteressato nei miei confronti, mi stava già dando dei segnali, ma ero stata troppo stupida da non comprenderli.
«Perché siete entrati?! Non ho dato il permesso a nessuno di voi di venire qui!» disse anche arrabbiandosi.
«Chiudi la fogna Joseph. Guardati allo specchio e fatti schifo da solo. Fossi in te mi vergognerei anche di uscire di qui, mi hai tradita senza nemmeno pensarci un attimo, questa storia va avanti da più di due settimane, da quando hai preso la maglia del serale. Mi hai sempre trascurata, non ti è fregato mai nulla di me! Quando mi sono rinchiusa in camera eri l'unico a non chiedere come stessi. Sei stato l'unico a mantenere un rapporto distaccato con me. Non credo di essere più bella di Francesca Tocca, anzi, riesco a capire quanto lei possa piacere, ma non ci si comporta così. Mi hai mentito per due mesi interi, non so che altro possa dirti ormai» sentenziai sfogando tutta la mia delusione.
«Joseph hai fatto schifo, hai mentito anche a me! Hai detto che non avevi una ragazza, mi hai detto che se fossi entrata di nascosto la notte nessuno mi avrebbe notata, invece mi ritrovo diciotto persone contro! Mi sto vergognando di essere seduta su di te e di averti baciato! Con me hai chiuso!» disse la Tocca andando via indignata e cercando di ripulirsi dal suo odore.Il suo studio si sfollò, rimanemmo soltanto io e lui all'interno, la porta era ancora aperta, ero in tempo per andarmene.
«Ti prego Zoe! Scusami! Perdonami anche questa volta ti scongiuro!» disse con le mani giunte, la voce rotta e le lacrime agli occhi.
«Ho commesso un errore una volta, non lo farò nuovamente» dissi lasciando la porta alle mie spalle chiusa.Ad aspettarmi c'erano Lucia, Sarah, Marisol, Martina e Mida.
«Mi dispiace veramente tanto» dissero tutti assieme.
«Non è colpa vostra, ci ho fatto l'abitudine ormai. Vengono da me tutti, poi una volta che diventi noiosa vengo lanciata via come fossi spazzatura».Non sapevano cosa dirmi, mi feci strada tra i loro corpi e tenendomi stretto il braccio con la mano, per calmare i miei dispiaceri, mi recai verso camera mia.
Durante il mio cammino una mano mi prese forte. Mi fece girare di scatto, era Mida, come al solito. Non riuscivo a sentire nemmeno quel calore che tanto mi piaceva per quanto stessi male.
«Ho parlato con le tue compagne di stanza. Stasera dormi da me, mi hanno dato il permesso loro. Hanno detto "Christian siccome l'hai già aiutata tante volte, riscontrando successo, ci affidiamo a te, noi potremmo non avere lo stesso effetto che hai tu su di lei"».
«Non dormo da nessuna parte se non in camera mia, allontanati subito da me e lasciami stare, almeno fino a domani» risposi fredda.
«Ci mettiamo a giocare un po'! Dai, non dirmi di no! So bene quanto ami giocare assieme a me».
Mi stava prendendo per un punto debole, non riuscii a dirgli di no.Arrivati in camera sua non c'era nessuno, soltanto io e lui.
«A cosa dobbiamo giocare stavolta?» chiesi.
«Il gioco è molto più interessante stavolta. Io e te ci facciamo delle domande, personali o non, se non vogliamo rispondere beviamo uno shottino» disse.
«Non ho voglia di ubriacarmi» risposi.
«Ne avrai, da ubriaco sono molto divertente, non vorrai mica perderti uno spettacolo così divertente» controbatté ridendo.
«Va bene. Inizio io. Perché mi stai tanto attaccato?».
«Perché ti voglio bene. Mio turno. Cosa intendevi con "tutti mi lanciano come fossi spazzatura una volta che divento noiosa"?».
Presi uno shottino, che aveva preparato intento che ci facevamo quell'unica domanda, e iniziai a bere.
«Ma sai che non è male, quasi quasi ne berrei un altro» dissi.
«Perché non torni assieme a Gaia?» chiesi, pensando fosse una domanda innocente.
Prese anche lui uno shottino e iniziò a bere, eravamo pari.
«Tra Lucia e Sarah chi preferisci?» aveva iniziato a fare domande infami, non potevo rispondere, erano entrambe le mie amiche più care.
Presi il secondo shottino e buttai giù.
«Preferisci mamma o papà?».
Tornammo ad essere pari, il detto era vero che non si riesce a scegliere tra madre e padre.
«Provavi davvero qualcosa per Joseph?» chiese.
Riuscì a battermi anche questa volta, bevvi anche il terzo shottino. Ero quasi ubriaca, iniziavo a sentire qualche giramento di testa.
«Già ubriaca? Eddai, abbiamo appena iniziato a giocare!» disse ridendo.
«Non sono ubriaca, quasi, ma non lo sono! I duri iniziano a giocare solo quando il gioco si fa duro. Bevi tre shottini se non rispondi. Preferisci passare del tempo con Sarah o con Kumo?».
Avevo toccato un tasto dolente, ribadiva spesso che non sarebbe stato in grado di scegliere tra loro due.
«Questa era cattiva» disse, per poi far fuori altri tre shottini. Era arrivato a cinque, eravamo entrambi quasi ubriachi.
Non eravamo lucidi, solo in parte, l'alcol ci aveva quasi dato alla testa.«Sono stanca, non so nemmeno più che domande farti» dissi accasciandomi sulla sua spalla con la testa.
Bere fino a non essere più totalmente cosciente mi aveva aiutata a dimenticare Holden però, era come se la mia mente avesse dimenticato quella notte in quel preciso istante.«Uh! Forse ho una domanda» gli dissi.
«Quando avevamo giocato qualche settimana fa, mi avevi dato zero, avevi anche detto che ero sprecata con Holden, perché?».
«Perché è vero. Con Holden eri sprecata, sei un dieci pieno, sei una ragazza bellissima, simpatica e che sa anche perdonare. Non l'avrei detto all'inizio, ma è così» disse accarezzandomi e attorcigliando delle ciocche di capelli attorno alle sue dita. I nostri volti erano vicini, riuscivamo a sentire i respiri dell'altro.
«Semplicemente non mi andava giù che tu stessi con Joseph, lui è stato falso con te, non avresti dovuto perdonarlo» concluse.
Era certamente più sobrio di me, ricordava ancora l'accaduto di quella notte.«Di me cosa dici invece?» chiese.
«Cosa posso dire vediamo...sei un ragazzo sempre disponibile, che vuole sempre aiutarmi, che mi fa stare bene. Quando sono con te mi sento al sicuro, le paure che mi tormentano svaniscono nel nulla, mi fa sentire strana il modo in cui mi tocchi, a volte mi sento le farfalle nello stomaco. Non so bene cosa io senta per te, ma non credo sia amicizia».La parte sobria di me aveva ceduto contro quella ubriaca, ciò che dicevo non sapevo neanche se fosse vero oppure no.
Mi avvicinai al suo volto, ancora di più di quanto non lo fossi già. Ci stavamo guardando negli occhi, con una mano mi teneva stretta a lui.
Io facevo lo stesso, con l'altra invece ci sfioravamo leggermente le labbra. Man mano che lasciavo scorrere il mio dito sentivo un bisogno forte di dover toccare quelle labbra con un'altra parte di me. Tolsi entrambe le mani, gli accarezzai dolcemente i capelli, intanto che facevo ciò continuavo a guardarlo come se fossi malata di lui.
Sorridemmo entrambi, spalancammo le labbra e in preda all'alcol e a dei sentimenti confusi, presi il suo viso e lo portai verso il mio, baciandolo.
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Fighter Heart ||Mida||
RomanceMida, o meglio, Christian Mida Prestato, nato nella città di Caracas, in Venezuela, è un concorrente della ventitreesima edizione di Amici. In seguito ad una sfida imposta dai professori di ballo e canto, alcuni suoi compagni verranno messi in sfida...