"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Nessuno ha amore più grande di quello di dare la sua vita per i suoi amici."
Pronuncio queste parole lentamente, affinché i fedeli possano imprimerle bene nella mente e nel cuore. La chiesa è quasi gremita. Risultato ottenuto con notevoli fatiche. Ho dovuto conoscere i giovani della zona uno alla volta, comprenderli, includerli, creare programmi adatti a loro. Sicuramente, il fatto che io sia il prete più giovane con cui abbiano mai avuto a che fare mi ha aiutato. In fondo, questi ragazzi avevano solo bisogno di essere "visti".
Sospiro, perdendomi un po' nei ricordi, mentre la signora Wilkinson legge il brano successivo dalla parola di Dio. Una parte di me percepisce la sua voce cantilenante... Per questo io piego le ginocchia davanti al Padre, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra...
L'altra parte di me invece torna alla mia infanzia. A padre James e a come mi salvò dalla strada, ai pomeriggi seduti sullo scalino della chiesa a suonare la chitarra. Non fosse stato per lui, sarei...
"Padre Luke?"
La voce della signora Wilkinson mi riporta al presente. Le sorrido e in modo automatico termino la messa. Prima di lasciare andare i fedeli, mi schiarisco la voce e li osservo. So che stanno aspettando il mio commento finale, è il momento in cui abbandono le regole imposte e lascio che sia il cuore a parlare. È il nostro saluto, il contatto con le anime dei miei ragazzi, che sono tutti seduti nelle prime file.
"Siamo amici ormai", dico. "Amo ognuno di voi come se foste un frammento della mia anima. Siete ragazzi, uomini, donne, madri e padri speciali. Posso vedere la vostra luce brillare così forte da scaldare il cuore, mio e del Signore. Per me è e sarà sempre un onore servire al vostro fianco. Oggi abbiamo letto le parole di Gesù, abbiamo visto come sia importante amare, amare davvero, per essere suoi amici. So che questo è un quartiere difficile. Chi non è qui con noi è fuori con le bande. Molti ragazzi non arrivano ai 20 anni. Ma voi avete fatto la vostra scelta e insieme possiamo aiutare anche loro. L'amore vince. E non esiste amore più grande di quello del Signore, che diede la sua vita per noi. Possa quest'amore accompagnarvi, oggi e fino alla prossima volta che ci vedremo. Andate in pace."
Saluto Jess, che mi abbraccia e mi ringrazia per l'aiuto che le ho dato con i suoi genitori: grazie alla mia intercessione, potrà andare al college (ho promesso di assumerla per tenere la contabilità, in modo che possa pagarsi almeno in parte la retta e non pesare sulla famiglia). I suoi occhi scuri brillano per la gioia. Per me è stato un piacere. La sua intelligenza è un dono di Dio, come ho spiegato ai genitori, e come tale va coltivata con devozione.
Mi guardo intorno, soddisfatto. Amo davvero queste persone e sono grato di stare in mezzo a loro. Mi sento fortunato, e amato.
Mi volto al tocco delicato di qualcuno sulla mia spalla.
"Padre Luke, posso presentarmi?"
Mi trovo di fronte a un uomo alto, slanciato, vestito con un maglione grigio. Non l'ho mai visto da queste parti e sicuramente la sua carnagione chiara e gli occhi azzurri tradiscono un'origine nordica, forse europea. "Ma certo", rispondo.
"Sono solo di passaggio, ma ho sentito parlare di lei e di ciò che ha fatto per i ragazzi di questo quartiere, ci tenevo a stringerle lamano", dice sorridendomi.
Parliamo della zona difficile, delle bande, degli ospedali che non vogliono più accettare ragazzini feriti da armi da fuoco, dei boss che raccolgono i ragazzi dalle strade e di come i primi tempi sia stato difficile conquistare la fiducia delle persone. Mi chiede se ho paura.
"Non più di quella che deve aver avuto nostro Signore", gli rispondo. So che può sembrare una frase di circostanza, ma la penso davvero così. Lui annuisce e mi porge una piccola scatolina.
"Questo è un regalo, la prego di accettarlo. Penso che quelli come lei, che si adoperano per il bene delle persone debbano essere premiati perciò che fanno", mi dice. Il suo sguardo è aperto ma c'è una certa tensione nei suoi movimenti.
"Non mi occupo delle anime per ricevere premi", rispondo. "Ma la ringrazio per il dono."
L'uomo mi saluta ed esce dalla chiesa. Solo a quel punto mi rendo conto che non mi ha detto il suo nome.
***
La missione dell'uomo era ormai quasi conclusa. Questa era stata la sua penultima consegna. Sorrise al pensiero di come anni e anni di preparazione lo avessero portato dov'era oggi. Di certo, quando aveva scoperto che uno dei suoi obiettivi era un prete cattolico, qualche dubbio lo aveva avuto. Come sarebbe venuto a patti con la sua coscienza?
Beh, non era un problema suo, pensò, scrollando le spalle. Tuttavia era curioso. Il giovane si era accorto di essere diverso da tutti gli altri? Aveva già notato le sue doti speciali? E se così era, quale spiegazione si era dato? Forse aveva pensato che fossero un dono del Signore?
Si sforzò di ricacciare indietro l'ironia, ma non ci riuscì. Aveva visto troppo, nella sua vita, per pensare che Dio potesse davvero esistere. E se anche fosse esistito, di certo non si interessava degli affari umani. Prova ne era il viaggio che lui aveva dovuto fare, senza sapere nemmeno se sarebbe mai riuscito a tornare a casa.
Ma chi voleva prendere in giro? Lui non aveva più una casa, non dopo la morte di... Basta, smettila di pensarci! Rimpianse per un attimo di non avere con sé le pillole. Gli avrebbe fatto bene non pensare per un po'. Una voce femminile emerse dai suoi ricordi.
"Signora, suo figlio Elias è quello che noi chiamiamo un genio. È straordinariamente intelligente, molto più dei ragazzini della sua età. Ed è particolarmente portato per la matematica"
La voce sfumò e lui ricorse ai numeri, come faceva spesso, per calmare la mente e mettere a tacere i pensieri ribelli. 9758....no, gli serviva qualcosa di più complicato. Lentamente l'immagine di un'equazione algebrica prese forma nella sua mente. Si perse in un mondo perfetto, quadrato, coerente, rassicurante.
Ecco, stava funzionando. L'uomo aprì il solito taccuino nero, soffermandosi un po' di più a guardare l'immagine del giovane prete, i capelli leggermente spettinati, i lineamenti volitivi e lo sguardo acuto. Come al solito, mise una crocetta sotto la foto, accanto al nome.
Luke Hernandez.
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The Perfect Dystopia
Science FictionLa perfezione è una bugia. E come tutte le bugie, prima o poi deve crollare. Elias lo sa, ma non può farcela da solo. Ecco perché sta cercando loro: Un ex hacker con problemi di dipendenza. Una danzatrice acrobatica dalla vita complicata. Un prete c...