Perché?

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Claire

"Mamma, sei ubriaca!" Come sempre, vorrei aggiungere, ma non serve. Scelgo il silenzio. La sconfitta del suo film e della sua interpretazione hanno lasciato il segno, come sempre. Non a caso l'hanno chiamata "l'eterna seconda". Stavolta la prima sono io. Questa è la cosa che non va giù.

"Non rompere! Tu non sai niente! Credi che una statuetta dorata in casa significhi che sei brava? Vuol dire solo che hai un bel culo e degli occhi che piacciono. Tu non sarai mai come me!"

Solleva il bicchiere e beve un altro po'. Non ho voglia di combattere ancora. Che si anneghi in quel bourbon. Ma c'è una cosa che mi preme sapere e forse, per una volta, non mi dispiace che lei non sia lucida. "Hai ragione", rispondo. "Non sono come te. In fondo non sono veramente tua figlia, no?"

Vacilla. Gli occhi si spalancano, mentre il bicchiere scivola dalla sua mano e cade a terra. Quindi è vero. Il documento del video, l'adozione. È tutto schifosamente vero. Sento la rabbia salire dal centro del mio petto fino al cervello. Chiudo gli occhi. Non voglio permettere alla rabbia di offuscare la mia mente. Ho bisogno di capire ancora troppe cose.

"Voglio la verità", le dico con voce piatta. Riapro gli occhi e la guardo mentre tutto ciò che la sostiene crolla insieme a lei, in ginocchio. Sembra la scena di uno dei suoi film. Non riesco a provare pietà. Non riesco a sentire niente altro che una rabbia sorda e cieca che mi invade e che a fatica riesco a trattenere. Tutto quello che questa donna mi ha fatto l'ho sopportato in nome del mio essere figlia.

L'uomo che ho sempre creduto mio padre compare sulla soglia, lo sguardo interrogativo. Lui mi ha amata, lo so. Lui è stato l'unico spiraglio di luce della mia esistenza, prima della recitazione.

"Claire, che succede?"

Con lui non riesco a fingere, ad essere fredda. "Papà... è vero? Mi avete adottata?"

Allarga le braccia. "Ti ho amata dal primo giorno come se fossi mia", risponde. Non mi serve sapere altro, da lui. Lo abbraccio e per un attimo mi sembra di perdermi, come quando ero bambina. Lo guardo e lui capisce, se ne va, lasciandomi sola per la mia resa dei conti.

"Perché? Non mi hai mai amata, non mi volevi davvero. Se non mi amavi, allora perché?"

Lei alza lo sguardo, persino da lì, dalla sua posizione prostrata sul tappeto riesce a trasmettermi tutto il disprezzo che prova. "Mi hanno dato qualcosa in cambio, qualcosa che volevo. Tu sei il prezzo che ho pagato per Notti d'inverno."

Annuisco. Adesso è tutto chiaro. Notti d'inverno è stato il suo primo ruolo importante. Io sono stata solo una merce di scambio. Qualcosa che ha pagato per tutta la vita.

Mi resta una sola domanda. "Chi?"

I suoi occhi si fanno confusi. "Non lo so. Non ho fatto domande. Volevo quella parte. Ho accettato uno scambio. Tutto qui."

Esco da quella casa in silenzio. So che papà mi sta osservando dalla finestra, ma non riesco a voltarmi. Quella casa, il teatro dove si sono consumate le tragedie della mia infanzia. Non mi appartiene più.

Il mio pensiero va al video.

È solo l'inizio. Ci sono altri come te.

05/25/2022, 10.30 pm.

Kenosha Theatre, Kenosha, WI.

A questo punto, non mi resta che andare.

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