Amber
La giornata di lavoro è stata pesante, ma tutto sommato non mi sento di lamentarmi. Mamma avrebbe voluto venirmi a trovare e il lavoro è stato una scusa perfetta per non dover fingere di essere contenta di vederla. A volte penso che dovrei dirle apertamente che non mi sento sua figlia. Non mi sono mai sentita sua figlia. Lei e la sua ricerca di perfezione. Non sono mai stata abbastanza per lei. Dovevo studiare di più, crescere di più, essere più bella. Se solo fossi stata più forte, più intelligente, più simile a mia sorella. Se fossi stata meno ribelle, meno indipendente... Ho perso il conto di tutte le volte in cui mi ha ricordato che non soddisfacevo i suoi standard. Per questo non capisco cosa mi trattenga. Sono cresciuta, ho la mia vita, la mia casa. Non si è mai fatta vedere in clinica. Non si è accorta di niente. Sono quasi morta e lei non se ne accorgeva. Solo Lyse sapeva. Lei ha sempre saputo tutto. Ci siamo gettate nel baratro insieme.
Solo che io sono ancora qui.
Scuoto la testa e infilo la mano nella tasca della giacca. Per un attimo non capisco cosa sto toccando, poi rammento: è la scatoletta che l'hostess mi ha dato qualche giorno fa, quando sono tornata a casa. L'avevo aperta e avevo trovato una chiavetta USB, ma poi era stata dimenticata nella tasca della giacca. Tornare a casa mi faceva sempre effetto: qualche giorno in cui non riuscivo a pensare, a ricordare, a respirare. Poi passava.
Passa sempre tutto.
Decido che tutto sommato sono curiosa di sapere cosa ci sia in quella chiavetta. Il fatto che una persona si sia presa la briga di salire su un aereo solo per consegnarmela mi sembra così assurdo che non posso ignorare le domande che mi assalgono. Chi era? Cosa voleva? Cosa c'è in questa chiavetta? Sono sempre molto restia a farmi avvicinare da persone che non conosco.
Palle! Sei restia a farti avvicinare da chiunque!
Mi sembra quasi di sentire la voce di Lyse. Sorrido. Avrebbe detto proprio così, e avrebbe avuto ragione. Senza sapere come, sono già davanti alla porta di casa. Non che sia strano, in fondo il mercato di Berwick Street, dove lavoro, dista solo pochi isolati da casa mia. Prima di salire mi fermo al Gopal's e prendo qualche piatto indiano da portare a casa. Soffoco la voglia di buttare via tutto appena entro a casa, ricordando la promessa fatta a Lyse. In fondo quello è il motivo per cui io e Lyse avevamo scelto l'appartamento di Soho. Il Gopal's.
Mi siedo sul divano, incrocio le gambe e vi appoggio il portatile. Inserisco la chiavetta e con l'altra mano inizio a mangiare qualche boccone. Il sapore speziato invade il mio palato. Mi viene da piangere da quanto è forte. Accidenti! Gli avevo chiesto di non farlo piccante! Poso il cibo sul tavolino alla mia destra e apro l'unica cartella sulla chiavetta, quella che porta il mio nome.
Un file video, sempre con il mio nome, aspetta di essere aperto. A questo punto non maschero più la curiosità nemmeno a quella parte di me che vorrebbe fare la superiore. Lo stomaco brontola per la fame ma lo ignoro, ci sono abituata. Clicco due volte sull'icona e il video parte.
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The Perfect Dystopia
Science FictionLa perfezione è una bugia. E come tutte le bugie, prima o poi deve crollare. Elias lo sa, ma non può farcela da solo. Ecco perché sta cercando loro: Un ex hacker con problemi di dipendenza. Una danzatrice acrobatica dalla vita complicata. Un prete c...