Il rilevatore aveva dato l'allarme già da diverse ore. Si stava avvicinando a una Zona Tossica. Peccato che il rilevatore non dicesse quanto fosse distante, o dove si trovasse. Emily si fermò, guardandosi intorno. Si stava avvicinando un'altra notte e ancora non aveva trovato un riparo. Aveva bisogno di riposare. Non poteva permettersi di cedere.
Per l'ennesima volta, sfiorò le fialette di NeuroChromium. Anche se la tentazione era fortissima e i primi segnali di astinenza si stavano facendo sentire, sapeva che ancora non era il momento. Il gas poteva anche fare miracoli, ma di sicuro non le avrebbe riempito lo stomaco, né le avrebbe procurato acqua pulita o un riparo.
Voleva sedersi. Aveva un bisogno viscerale di riposo, ma sapeva che, se lo avesse fatto, difficilmente si sarebbe rialzata. Si stava alzando un vento fastidioso, che le rendeva difficile scrutare attorno a lei senza ferirsi gli occhi. Mise una mano come schermo e si sforzò di aguzzare la vista. C'era una roccia qualche decina di metri sulla destra, che sembrava abbastanza grande da poter avere rientranze dietro cui ripararsi. Certo, sarebbe stata comunque all'aperto, ma sempre meglio che in mezzo al nulla.
Si incamminò in quella direzione, barcollando per la stanchezza e la debolezza. Man mano che si avvicinava, si rese conto che la roccia era più grande di quanto avesse pensato. Quando poi la raggiunse, cercando lentamente un posto riparato, le sembrò quasi di sognare.
Questa era una grotta. Una dannatissima grotta.
Il vento stava diventando sempre più tagliente e lei decise di entrare. Sfilò l'arma dalla sua custodia, tenendosi pronta. Per quanto ne sapeva, avrebbe potuto trovarci chissà quale bestia.
Invece era vuota.
Osservò anche il terreno: anche quello era privo di segni del passaggio di un qualsiasi essere vivente.
Esalando un sospiro di sollievo, Emily cadde in ginocchio. Aveva assoluto bisogno di dormire. L'indomani avrebbe pensato a riprendere il cammino, e magari avrebbe anche capito come procurarsi cibo e acqua.
Chiuse gli occhi ancora prima di sdraiarsi a terra, poggiando la testa sullo zaino.
Nello stesso momento, Zephyr stava maledicendo il suo Speeder.
"Andiamo! Non adesso!"
Scese dal veicolo ormai inutile, tirandogli un calcio altrettanto inutile. C'era una tempesta di sabbia tossica in arrivo, un simpatico residuo delle guerre del passato. Non poteva permettersi di restare all'aperto ancora a lungo. Fortuna che conosceva la zona. Se solo fosse riuscito a rimettere in moto lo Speeder, avrebbe potuto sfruttare le grotte della zona 18 per ripararsi.
"Coraggio bellezza, forza!... Andiamo!... Merda!"
Quando anche l'ultimo tentativo andò a vuoto, decise di mettersi in marcia. Aveva solo mezz'ora per raggiungere la zona 18, poi la tempesta l'avrebbe inghiottito. Se anche fosse riuscito a non soffocare, la sabbia tossica avrebbe corroso la pelle, i muscoli e legamenti, finché di lui non fosse rimasto che uno scheletro. Sempre ammesso che non avrebbe corroso anche quello.
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The Perfect Dystopia
Science FictionLa perfezione è una bugia. E come tutte le bugie, prima o poi deve crollare. Elias lo sa, ma non può farcela da solo. Ecco perché sta cercando loro: Un ex hacker con problemi di dipendenza. Una danzatrice acrobatica dalla vita complicata. Un prete c...