Luke
Tutto questo non ha senso.
Se c'è una parola che non applicherei mai a me stesso è proprio "Perfetto". Ma poi, cosa significa? Da quando la perfezione esiste, da quando è misurabile? Chi decide cosa sia perfetto e cosa no?
Sono in fila per il cibo, con il piatto pieno di confusione e la testa vuota di risposte. Le persone che vedo attorno a me sono molto più varie e vive di quanto non appaia a una prima occhiata. Cos'hanno che le rende imperfette? Cosa le rende così diverse da me?
Mi sento sfiorare un braccio e quando mi volto trovo Kate davanti a me. Mi guarda sorridendo e mi fa cenno di seguirla. Poi sfiora il gomito di Sylvain e invita anche lui a incamminarsi con noi. Ci accompagna dentro una delle case rimaste ancora in piedi. Sebbene sia poco più di un rudere, sembra stabile. Soprattutto è isolata dal resto delle baracche. Non posso fare a meno di notarlo.
Al centro della stanza in cui veniamo condotti c'è un tavolo, rotondo, delle sedie e un vaso con fiori freschi. Sembra che qualcuno si sia dato da fare per rendere l'atmosfera accogliente. Riconosco immediatamente Julie, seduta su una delle sedie, lo sguardo fisso sul vaso.
"Ehi, ciao", la saluto, avvicinandomi.
Alza la testa e mi guarda, accennando un sorriso, seppur spento. Osservarla mi stringe il cuore: quando l'ho vista davanti al Kenosha Theatre (possibile che siano passati solo due giorni?) aveva gli occhi limpidi, brillanti, gioiosi. Ora dentro di essi ci sono disperazione e rabbia.
Kate esce nello stesso momento in cui vedo entrare Claire e Nicole, seguite da Molly. Elias e Bottom ci raggiungono da un'altra stanza della casa. Ci accomodiamo tutti, ma qualcosa in quest'atmosfera da réunion mi stona.
"Ci trattano come se fossimo parte di loro", mi sussurra Nicole, seduta al mio fianco. "Ma noi non siamo come nessuno, qui."
Non posso darle torto. Noi siamo la variabile impazzita.
"Abbiamo bisogno del vostro aiuto", esordisce Molly.
"Questo era abbastanza ovvio", risponde Sylvain. Poi si sporge in avanti sul tavolo. "Quello che vogliamo sapere è perché", continua, "E non sparateci la stronzata delle vittime della società: vi abbiamo visto uccidere a sangue freddo."
"Senza contare", aggiunge Claire, "che due di noi sono state catturate."
"Magari stanno pure meglio di noi. Chi ci assicura che tutto quello che ci avete raccontato è vero?", spara Nicole. "Magari siete voi i cattivi della storia."
Magari non ci sono cattivi in questa storia. O magari i cattivi e i buoni stanno da entrambe le parti, come sempre.
Molly si alza. "Lo so, avete tutti i diritti di sentirvi così." La sua voce è dispiaciuta, ma ferma. "Abbiamo deciso per voi, vi abbiamo trascinati qui, ma non avevamo scelta."
"C'è sempre una scelta", questa volta non posso fare a meno di rispondere.
"Non in questo mondo."
Le parole di Elias suonano come una sentenza. Claire alza gli occhi al cielo, scocciata. Nicole incrocia le braccia al petto. Sylvain aggrotta le sopracciglia, come se stesse cercando di capire il significato di qualcosa.
La mia attenzione si focalizza su Julie. Il suo sguardo è ancora focalizzato sul vaso, ma un lievissimo tremore delle mani tradisce la sua preoccupazione.
Decido di parlare per lei.
"E che ne dite di Amber e Syrène? Se voi dite il vero, loro sono in pericolo. Non farete nulla?"
Elias fa cenno a Molly di sedersi e poi mi guarda. "Per questo abbiamo bisogno del vostro aiuto. Soprattutto del suo." Indica Sylvain.
Lui non reagisce, non in modo visibile per lo meno.
"Ho bisogno di farvi una premessa, e vi chiedo di essere pazienti", continua Elias, guardando di sfuggita Julie. Ho l'impressione che tra loro ci sia qualcosa di non detto.
"Sono nato tra i Perfetti. Facevo parte dell'esercito. La donna che avete visto a Kenosha... eravamo compagni. Lei era la Responsabile della Sicurezza e io il suo braccio destro. Mio fratello, Anthony, era un ricercatore. Venne a contatto con la verità sui Respinti grazie a Kate, e decise di entrare nella Resistenza. Prima di morire aveva più volte cercato di convincermi a venire a vedere SubChicago con i miei occhi, voleva che mi rendessi conto di come stessero realmente le cose. Voleva farmi vedere l'ingiustizia. Grazie alla sua capacità di accedere a IRIS, riusciva a trovare informazioni utili."
Si interrompe per guardare Sylvain. "IRIS sta per Integrated Responsive Intelligence System, ed è l'intelligenza artificiale centrale che ha ogni Città dei Perfetti. Un giorno, a causa di un malfunzionamento, Anthony ha scoperto dei dati criptati. Parlavano di voi e del fatto che esistevano persone naturalmente Perfette, ovvero tali senza bisogno di usare il NeuroChromium."
Elias fa una pausa e a me sta girando la testa.
La portata di quello che sta dicendo mi investe con tutto il suo peso. In un mondo dove il NeuroChromium fa da spartiacque, noi siamo gli outsider. Siamo come i Perfetti, ma senza bisogno di interventi.
Ha ragione Nicole.
Non siamo come nessuno, qui.
"È stato grazie a IRIS e a quelle informazioni che vi abbiamo trovato."
Interviene Molly. "Anthony pensava che la vostra presenza qui avrebbe fatto la differenza. E ne sono convinta anche io!"
"Quello che non capisco è perché il fatto che siamo... come dire... perfetti naturalmente... dovrebbe aiutarvi a cambiare le cose!"
Non posso che condividere la curiosità di Nicole. Anche se forse non userei lo stesso tono di sfida.
"Non abbiamo la risposta a questa domanda", risponde Molly, abbassando gli occhi per un istante. Poi li rialza e li fissa su Sylvain. "Ma una cosa la so: se IRIS aveva in memoria i vostri nomi e dove trovarvi, allora in qualche modo siete importanti e..."
"Ora basta con queste stronzate. Arriviamo al dunque!"
Tutti fissiamo Julie a bocca aperta. Da quando siamo a SubChicago è la prima volta che mostra una sorta di reazione.
Elias è quello che si riprende per primo dalla sorpresa. "Hai ragione", dice semplicemente.
Strana reazione...
Si rivolge a Sylvain. "Abbiamo bisogno che tu ci aiuti ad entrare dentro IRIS, per scoprire dove hanno portato Amber e Syrène."
Sylvain strabuzza gli occhi. "Divertente", risponde, dopo qualche istante. Poi si rende conto che non si tratta di una battuta e il suo sguardo cambia. Si fa interessato e perplesso.
"Mi state dicendo che in questo momento non avete nessuno che sia in grado di hackerare una cazzo di macchina?"
"IRIS non è una cazzo di macchina!", interviene Bottom. Solo ora mi rendo conto che era stato in silenzio tutto il tempo. "Ai Respinti non viene data la possibilità di studiare certe cose. E anche tra i Perfetti, non tutti sono capaci di gestire la complessità di IRIS. Anthony era... fuori dal comune."
"E cosa vi fa pensare che io sia in grado di fare quello che non sapete fare voi? Ho 350 anni di arretrati!"
La voce di Sylvain è dubbiosa, ma gli occhi brillano: è evidente che l'idea lo attrae.
"Penso che ci sia solo un modo per scoprirlo", conclude Bottom con un sorriso.
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Spazio autrice
Finalmente conosciamo IRIS: ci sarà molto da scoprire su di lei!
Julie sta tornando ad avere delle reazioni: che ne pensate?
Come al solito sono felice di leggere le vostre idee, ipotesi, scleri...!
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The Perfect Dystopia
Science FictionLa perfezione è una bugia. E come tutte le bugie, prima o poi deve crollare. Elias lo sa, ma non può farcela da solo. Ecco perché sta cercando loro: Un ex hacker con problemi di dipendenza. Una danzatrice acrobatica dalla vita complicata. Un prete c...