Nascosta

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Nicole

Oscar dorme come un angioletto. Sorrido al ricordo della sua furia per essere stata chiamata con questo nomignolo. Perché una persona che dedica la propria vita alla recitazione dovrebbe offendersi se la identifichi col premio più alto per un attore?

Cosa nascondi, bambolina?

All'improvviso decido che non voglio stare un minuto di più a guardare il soffitto. Il mio corpo ha bisogno di allenamento. Impazzirò se resto ancora qui ferma. Naturalmente è fuori questione far qualcosa in questo buco. Devo uscire.

Una parte di me ricorda le istruzioni. Non si esce dopo il tramonto, può essere pericoloso.

Che si fottano.

Mi spoglio lentamente e indosso i vestiti che erano stati lasciati qui per noi. Una possibilità in più di passare inosservata... almeno da lontano. Raccolgo le scarpe ed esco, in punta di piedi. La porta scricchiola leggermente, mentre la chiudo. Aspetto qualche istante, mentre indosso le scarpe, per vedere se la mia compagna di stanza si è svegliata e mi cerca.

Niente.

Il cielo notturno sembra meno malato. Posso vedere persino qualche stella. L'aria sembra anche meno pesante e i rumori, i pochi che hanno resistito al buio, sono attutiti.

Devo ammettere che questi vestiti non sono affatto male. I tessuti sono leggeri e comodi e persino i pantaloni aderiscono al mio corpo come se fossero fatti su misura. Ottimo, potrò allenarmi senza fastidi. Devo solo trovare il posto giusto.

Mi guardo intorno, cercando di ricordare la strada che abbiamo fatto quando siamo arrivati qui. Fortuna che ho un ottimo senso dell'orientamento.

Forse fa parte della perfezione di cui parlava Elias?

Sciocchezze. Non posso permettermi di pensarci ora. Ho bisogno della mia dose di allenamento. E di trovare un modo per andarmene da sto schifo.

Mi dirigo, quasi senza volerlo, verso la struttura circolare al centro di questa specie di villaggio. Presto molta attenzione ai miei movimenti: l'ultima cosa di cui ho bisogno è che qualcuno mi senta ed esca per riportarmi in cella.

Se quella roba era uno stadio o una struttura sportiva, come penso, avrà degli spazi per allenarsi, spogliatoi, campi aperti. Sempre che esistano ancora ste cose nel futuro. Lui avrebbe trovato tutto questo divertente, se glielo avessi raccontato. Lo avrebbe liquidato come una fantasia.

Inutile pensarci. Lui era morto. Mary era morta. Thomas era morto. Sua sorella, i suoi amici. Non erano che polvere. Siamo tutti polvere, dimenticati e smarriti.

Il mio corpo mi manda segnali contrastanti. Voglio urlare e piangere e arrabbiarmi per questa situazione del cazzo. Ma ho bisogno anche di allenarmi, e il solo pensiero porta in circolo l'adrenalina.

Mentre cammino, un movimento attira la mia attenzione. Mi sposto velocemente, riparandomi all'ombra di una baracca. Due uomini si stanno avvicinando, parlottando tra loro. Appiattisco il mio corpo contro la parete della baracca, cercando di non fare rumore. Ringrazio il cielo di indossare questi vestiti scuri e non la maglia bianca e i jeans chiari che avevo prima.

"... non sarebbe affatto auspicabile", sta dicendo uno dei due. Non posso sporgermi senza rischiare di essere vista, per cui non riesco a vedere chi siano.

"Vorrei solo dover smettere di allenarmi di notte", risponde il secondo. La sua voce non mi è del tutto nuova.

"Non dirlo a me: domani devo anche fare da baby sitter ai nuovi arrivati."

L'altro ride. "Non ti dispiacerà così tanto. La biondina soprattutto... dio è fuoco puro! Non sai come mi ha eccitato oggi, quando si è gettata contro Molly!"

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