Luke
"Padre Luke! Mi stai ascoltando?"
"Come?"
Jess mi sta guardando con l'aria di chi ha parlato a vuoto per parecchio. Si riavvia con un gesto i capelli castani e ripete quello che mi aveva già detto, chissà quante volte. Molte, a giudicare dal tono spazientito. "Avrei bisogno che mi spiegassi queste voci nel bilancio, non ci capisco molto e se vuoi che ti sia utile..."
Niente. Non riesco a concentrarmi. Sembra ieri che quell'uomo mi ha dato la chiavetta USB, ma in realtà è passata una settimana. Una settimana in cui non sto facendo altro che riflettere. La sera stessa ho guardato il video che era contenuto nella cartella, un video che portava il mio nome, e a buon diritto, dato che era formato da foto mie, della mia vita. Come se qualcuno avesse fatto un film al rovescio e me lo avesse inviato. Lo scopo era ovvio, il finale del video era abbastanza chiaro. Quello che invece non era ovvio era ciò che avevo letto nel documento. Avevo chiamato subito un vecchio amico, conosciuto in seminario, chiedendogli di controllare per me, dal momento che era in una posizione tale da poterlo fare. La conferma, ricevuta stamattina, si agita nella mia mente senza darmi tregua.
Sono stato adottato.
"Padre Luke? Sei sicuro di sentirti bene?"
Guardo Jess e scuoto la testa. "Mi dispiace Jess", le dico. "Oggi proprio non ci sono. Che ne dici se continuiamo domani?"
Lei mi guarda, cercando di mascherare la sorpresa. In effetti credo sia la prima volta che qualcuno mi vede in questo stato. "Sto bene", la rassicuro. "Ho solo bisogno di riposo, stanotte non ho dormito", aggiungo, sentendomi subito un po' a disagio per la mezza bugia.
"Va bene, padre, a domani", sussurra, guardandomi ancora lievemente preoccupata. Non posso impedirmi di sentire un moto di affetto per lei. I ragazzi sono in gamba, mi hanno accolto, ascoltato. Non sempre è stato facile, ma abbiamo imparato a capirci. Jess è una dei pochi a non venire dalla strada, a non avere problemi in famiglia, a parte quelli economici. I suoi genitori, fedeli devoti, l'amano profondamente a l'appoggiano nelle sue scelte. Ricordo ancora quando li ho convinti che non mi dispiaceva affatto che i ragazzi mi dessero del tu. Ho solo una decina d'anni più di loro, anche se a volte me ne sento addosso molti di più.
Non posso fare a meno di pensare a mio padre. Non sono certo di sapere cosa provo in questo momento. Sono felice di non essere suo figlio?
Chiudo a chiave l'ufficio, come sempre, ed esco a fare due passi. Che cosa sarebbe stata la mia vita se quell'uomo non mi avesse adottato? So che Dio ha le sue ragioni per fare le cose in un certo modo, ma a volte mi piacerebbe saperle. In momenti come questo, vorrei poter parlare ancora con Padre James. Inconsapevolmente sono tornato di fronte alla chiesa.
Sorrido. Ho capito cosa vuoi dirmi, sai? Questo è il mio posto e non importa come ci sono arrivato. Va bene, tanto alla fine sei tu che comandi. So che il mio modo di pregare non è canonico, ma so anche che Lui mi ascolta.
STAI LEGGENDO
The Perfect Dystopia
Science FictionLa perfezione è una bugia. E come tutte le bugie, prima o poi deve crollare. Elias lo sa, ma non può farcela da solo. Ecco perché sta cercando loro: Un ex hacker con problemi di dipendenza. Una danzatrice acrobatica dalla vita complicata. Un prete c...