Capitolo 47

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L'animale sfrecciò per la radura e io iniziai ad urlare fino a rimanere senza fiato mentre cercavo disperatamente un appiglio con le mani, ma oltre al corpo sudato e sporco del Lupo, non c'era altro

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L'animale sfrecciò per la radura e io iniziai ad urlare fino a rimanere senza fiato mentre cercavo disperatamente un appiglio con le mani, ma oltre al corpo sudato e sporco del Lupo, non c'era altro. Forse in molti mi stavano guardando mentre mi disperavo, forse lo stavano facendo tutti, ma ero così spaventata da non riuscire a mettere a fuoco nessun viso in particolare.

"Ti prego, fammi scendere... ti prego." Urlavo e piagnucolavo allo stesso tempo.

Presa dalla disperazione, gettai le braccia al collo di Arechi e nascosi il viso nell'incavo del suo collo nella speranza di non vedere in quale modo atroce sarei morta di lì a breve. L'aria mi sferzava la faccia e i capelli e qualche lacrimuccia mi uscì spontanea perché ero terrorizzata.

Io urlavo e lui rideva senza alcun ritegno, e più urlavo più lui spronava la cavalla a dare il massimo. Abbandonammo improvvisamente la radura, il Lupo si infilò a grande velocità in uno dei tanti sentieri che si diramavano nel fitto bosco del cratere. E io mi strinsi ancora più forte a lui, fregandomene che il sangue che perdeva mi avrebbe sporcato i vestiti. Arechi mi strinse a sua volta con un braccio per darmi maggiore sicurezza, l'altra mano teneva il crine del cavallo.

Sentii di colpo l'andatura dell'animale rallentare sotto di noi. Quando aprii gli occhi mi resi conto che ci trovavamo in un'altra ampia radura, circondata dal fitto bosco. Non vi erano luci incantate a illuminare l'area ma, da quello che riuscivo a vedere dal mio nascondiglio, la luna rischiarava quell'ampio spazio rendendolo più accogliente e meno terrificante.

Il cuore mi martellava nel petto, ma almeno ero sopravvissuta a quella corsa folle e immotivata.

"Se era un tentativo di uccidermi, ci sei quasi riuscito." Mormorai contro la sua pelle e non avevo alcuna intenzione di mollare la presa attorno al suo collo. Ero ancora spaventata.

"Dovresti imparare a fidarti di me. Non ti avrei mai fatta cadere da cavallo, Azaria." L'andatura placida dell'animale iniziò a tranquillizzarmi, ma da Arechi mi sarei aspettata qualsiasi cosa.

"Se continui a cogliermi di sorpresa, senza avvisarmi delle tue intenzioni, mi sarà difficile fidarmi." Commentai acida.

Eppure, sciolsi lentamente la presa delle braccia per distanziare il busto dal suo corpo, quel tanto che bastava per studiarne il viso. Arechi guardava alla nostra destra e sembrava pensieroso. Il suo sguardo era illuminato da riflessi cristallini che danzavano nelle sue iridi. Solo quando mi voltai ne capii il motivo: c'era un enorme lago al centro della radura, su cui si rispecchiavano la luna e le stelle. La superficie dell'acqua era immobile eppure brillava. Era un posto incredibile e osservarlo mi aiutò a tranquillizzarmi.

Senza rendermene conto mi ero adagiata contro il suo petto e avevo sciolto la morsa delle braccia attorno al suo collo. Le mani giacevano inermi sul mio grembo e lasciavo che lui mi stringesse contro di sé in un gesto di premurosa attenzione.

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