15. You destroyed everything

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Harry
Le strade di Tottenham, percorse di sera, erano desolate e buie. L'aria fresca mi stava accompagnando nel percorso di ritorno a casa. Solo adesso mi rendevo conto che avrei dovuto affrontare Zayn e, sinceramente, non sapevo nemmeno cosa dirgli. Avrebbe voluto delle spiegazioni, delle risposte ai quei perché che probabilmente lo stavano affliggendo da ieri sera. Tuttavia, quello che purtroppo non sapeva era che ciò che stava accadendo dentro di me, mi era sconosciuto e ignoto tanto quanto lo fosse per lui.
Mi ritrovai di fronte a quella porta con il numero 21 inciso in dorato. Non bussai. Sapevo dove Zayn teneva le chiavi di riserva. Non volevo che si accorgesse che fossi tornato a casa. Quella stessa casa che era la sua e che mi aveva gentilmente offerto come rifugio dalla merda che era la mia vita. Mi sentivo quasi un ipocrita a trovarmi lì. Come potevo dormire in quella stanza dopo che mi ero comportato così male con il suo proprietario? Dopo che avevo rifiutato lui e baciato il suo coinquilino continuando a desiderarlo? Non lo meritavo. Ma non avevo nessun altro posto in cui andare. Entrai quasi in punta di piedi, silenzioso come un topolino, ma questo non bastò a far voltare nella mia direzione il moro che era seduto sul divano. Lo stesso divano dove non molte sere prima ci eravamo accoccolati vedendo la televisione. Lo stesso divano dove la notte prima si stava per consumare la più ardente tra le passioni. Quella che io avevo interrotto per una ragione che mi era sconosciuta e che, forse dagli avvenimenti di quella mattina, stavo cominciando a comprendere. E mi faceva male. Pensare a qualcun'altro che non fosse Zayn era tradimento. Stavo tradendo la sua amicizia, la sua fedeltà, il suo amore. Quando quegl'occhi indagatori si posarono su di me, mi sentii tremendamente in colpa, cattivo, sbagliato. Come avevo pensato di approfittare della sua gentilezza senza offrirgli niente in cambio? Dopotutto era quello che volevo anche io. Ero venuto fino a Tottenham solo per incontrare lui. Colui che credevo fermamente di amare. Ed era così. Fin quando i miei occhi verdi incrociarono quelli azzurri di Louis. Un ragazzo tormentato, triste, arrabbiato e debole, nonostante le apparenze. Il verde nell'azzurro. La giungla fitta nell'immensità dell'oceano. Lo smeraldo nello zaffiro. Io in lui e lui in me. Tutto era sembrato naturale.
"Beh che fai lì impalato?"
Zayn interruppe i miei pensieri.
Mi incamminai verso il salotto. Verso di lui. Non sapevo che fare, che dire, che atteggiamento tenere. Ero visibilmente in imbarazzo. Era la prima volta che mi sentivo a disagio in quella casa e non lo sopportavo. Non riuscivo a sostenere quel gioco di sguardi di cui Zayn si era reso protagonista. Voleva insinuarsi nella mia testa. Voleva che gli parlassi. Quel silenzio era l'atmosfera che aveva voluto appositamente creare per spingermi alla parola. Ci stava riuscendo. Non ne potevo più di quella tensione. Era come se fossi diventato improvvisamente sordo. Le orecchie mi fischiavano e i suoni lontani che ci raggiungevano dalla strada erano come ovattati. Stava vincendo. Dovevo porre fine a quella situazione di stasi che si era creata.
"Zayn, dobbiamo parlare."
"Prego. Sono a tua completa disposizione" esordì il moro.
"Zayn, ti prego. Non voglio litigare con te. Voglio solo spiegarti bene come stanno le cose."
Era falso. Cosa avrei dovuto spiegargli? Non avevo preparato un vero discorso e di sicuro non potevo raccontargli tutta la verità. Speravo soltanto che credesse alla mia finta sicurezza. Il discorso disordinato e disarticolato che ero sicuro avrei pronunciato, mi avrebbe messo in difficoltà e sapevo che non lo avrebbe convinto minimamente. Lui non si meritava questo comportamento. Lui doveva sapere la verità. Ma ora come ora, era impossibile.
"Ti ascolto, Harry."
Stava perdendo la pazienza. Era visibile.
"Zayn... l'altra sera... non so cosa mi sia preso. Però... non voglio prenderti in giro."
Feci una breve pausa e continuai.
"Ero sicuro di amarti e questo tu lo sai, ma quando mi hai baciato non ho provato niente. Mi dispiace."
Ancora un piccolo istante di silenzio e poi proseguii.
"Io non so come sia l'amore. Non l'ho mai sentito, però sono sicuro di quello che dico. Io ero ammaliato, sedotto, incantato da te. Ma..."
Lo stavo per dire. Via tutto. Mi stavo liberando di un peso. Mi avrebbe perdonato? Mi avrebbe compreso? Questo non lo sapevo, ma lo speravo ardentemente.
"...non sono innamorato di te."
"Hai finito?"
Questa fu l'unica cosa che riuscì a dire dopo quel discorso da oscar. Allora si stava mettendo proprio male. Doveva essere veramente incazzato. E non aveva tutti i torti.
Delle lacrime cominciarono a pizzicarmi gli occhi, fino a scendere copiose scivolando sulla mia pelle liscia. Zayn se ne accorse. Per un momento mi sembrò che quella maschera dura e senza espressione che indossava, fosse stata scossa, come da una leggera scarica elettrica. Potei notare i suoi occhi. Si addolcirono immediatamente. Non sembravano più nemmeno quelli che prima mi stavano scrutando con morbosa attenzione. Si alzò di scatto, come se improvvisamente quel divano scottasse. Come se venirmi incontro e abbracciarmi, in quel momento, fosse la cosa più giusta e importante da fare. Sentire il suo profumo, il suo respiro sulla mia pelle e la sua testa poggiata nell'incavo del mio collo mi restituì la calma. Quella che avevo perso da ieri, quando credevo di aver perduto l'unica persona che mi aveva fatto sentire vivo. Ma quell'abbraccio dimostrava tutto il contrario, l'opposto, l'inverso. Lui c'era e ci sarebbe sempre stato per me. Mi avrebbe sempre protetto, difeso, cullato. Era come un fratello maggiore che morirebbe pur di non veder soffrire quello più piccolo. Finalmente avevo trovato una definizione per Zayn Malik.

UNFAITHFUL LIPSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora