44. I hate you

1.6K 101 19
                                    

Louis
Il mio cuore inziò a battere all'impazzata. Se era vero che non lo volevo più, se era giusto non provare più nulla per lui, perché sentivo il mio petto esplodere? Perché continuava a farmi sentire così? Perché con il tempo non ero riuscito a dimenticarlo? Ma come potevo farlo? Come potevo odiarlo quando invece lui era lì, in orfanotrofio, a giocare con le mie amate sorelline? Era in grado di farle ridere e divertire. Era così spontaneo, a suo agio, come se le conoscesse da sempre. Mi sorpresi nel vederlo lì. Ne fui piacevolmente colpito. Dopo quello che era successo tra noi il giorno prima, dopo che avevo rifiutato il suo bacio, le sue labbra bagnate sulle mie assetate, lui era lì. Sorrisi inconsciamente costringendo le mie labbra a curvarsi. Quando mi resi conto di sembrare un perfetto idiota, decisi di ricompormi. Dovevo entrare nella stanza ed affrontare Harry. Ma come dovevo comportarmi? Cosa potevo dirgli? Dovevo ringraziarlo ancora per il tempo che riservava alle mie sorelle? No, dopotutto aveva messo in chiaro che lo faceva per loro, non di certo per me. Ciò nonostante mi sentivo ugualmente privilegiato. Non ebbi tempo di pensare ulteriormente che Daisy scorse la mia figura dietro la porta socchiusa.
"Boo!" urlò entusiasta.
"Perfetto Tomlinson. Ora Harry penserà che lo stavi spiando come un maniaco. Bel lavoro!" pensai inevitabilmente.
Sospirai impacciato. Daisy mi spinse dentro la stanza, tirandomi dalla manica della maglia. Al mio ingresso notai Harry, che si era voltato nella mia direzione, ridere sotto i baffi.
Andava di male in peggio.
Bene, non ero riuscito a dare delle risposte alle mie domande precedenti, quindi restai immobile con un paio di occhi smeraldo a fissarmi.
"Ehm..." azzardai balbettando.
Ero ai limiti del ridicolo.
Harry rise ancora sommessamente, dopodiché decise di prendere in mano la situazione.
Era seduto per terra con le gambe incrociate, aveva in mano una delle bambole di Phoebe vestita in modo orrendo. Fu in quel momento che afferrò dal basso la mia mano e mi invitò a sedermi accanto a lui. Dopo un attimo di incertezza lo feci. Imitai la sua posizione "all'indiana" e mi accomodai sul pavimento.
Harry mi guardò con uno sguardo mozzafiato. Potei giurare di aver visto nei suoi occhi quell'antico luccichio che prima era abitante delle sue iridi. Gli ultimi avvenimenti che avevano segnato le nostre vite, avevano reso il suo sguardo freddo, impassibile, rabbioso.
Gli sorrisi sinceramente ma non era abbastanza. Le mie sorelle ci stavano fissando in modo curioso. Comportarsi in quel mondo non era tipico di noi. Harry rimediò alla situazione.
"Ciao Lou!" disse allegramente posando un bacio delicato sulla mia guancia.
A quel contatto restai paralizzato. Era stato un solo secondo, un attimo che non mi aveva impedito di avvertire il suo respiro leggero sul collo, i suoi ricci solleticarmi la pelle e le sue labbra incredibilmente morbide.
Fissai i miei occhi nei suoi e capii cosa stava accadendo. Dovevamo fingere di essere in buoni rapporti, fingere che non fosse mai successo nulla di male fra noi. Dovevamo farlo per la felicità delle mie sorelle. E se quello era il vero motivo, non c'era nessun rancore, astio o incomprensione che poteva fermarmi.
Subito un sorriso di disegnò sul mio volto. Non sapevo dire se fosse solo un sorriso di circostanza o se fosse un sorriso sbocciato sulle mie labbra proprio perché in quel momento ero felice. In quel momento non mi preoccupai di darmi una risposta.
Portai un mio braccio sulla spalla di Harry e gli diedi qualche pacca amichevole.
"Hey riccio!" lo salutai.
Lui mi sorrise con gioia, non nascondendo però una piccola smorfia delusa. Mi domandai se non fosse dovuta al fatto che preferisse un bacio piuttosto che due pacche sulla schiena.
Portai le mie mani sulla bambola che stringeva tra le dita, tentando di ignorare i brividi che, partendo dai miei polpastrelli a contatto con la sua pelle, si propagandavano in tutto il corpo.
"Beh? Cosa è successo a Barbie? Chi l'ha vestita in questo modo?" domandai fingendo un'espressione inorridita ai limiti del comico.
"È stato Harry!" rispose Lottie con una risatina.
Era indubbiamente troppo grande per giocare con le bambole, semplicemente era ovunque c'era anche Harry e se Harry giocava con le bambole lo faceva anche lei.
"Hey, attento a te! Cos'hai da ridire sul look che le ho dato, eh?" scherzò il riccio.
"Non mi piace! È ridicola" continuai il mio teatrino.
"A Phoebe piace! Vero, piccola?" domandò alla bambina in modo schifosamente tenero.
I miei occhi si addolcirono a quella visione. Anzi, se fossimo stati in un cartone animato, ero convinto che i miei occhi si sarebbe trasformati in due cuoricini.
"Basta Louis! Ricomponiti! Sta solo fingendo!" urlava la vocina nel mio cervello che mi impediva di tornare ad essere follemente innamorato di lui.
"Non osare vestirti in quel modo da grande, capito Phebe?" scherzai ridendo.
"E poi piace anche a Lottie" continuò Harry strizzandomi l'occhio in modo che la ragazza non lo vedesse.
Stava facendo indubbiamente riferimento alla cottarella che mia sorella aveva per lui. Voleva forse farmi ingelosire usando Lottie? Povero illuso.
Ciò nonostante, Harry che faceva l'occhiolino, era un gran bello spettacolo.
D'un tratto si alzò da terra facendo leva sulla mia coscia destra. Che bisogno c'era di toccarmi? Lo faceva di proposito. Bastardo.
"Dove vai?" gli domandai incuriosito.
"Dagli altri bambini" rispose scrollando le spalle.
"E perché?"
"Perché Harry lavora qui adesso. Viene tutti i pomeriggi per giocare con noi!" mi rispose un bambino.
Dalle labbra di Daisy sfuggì una smorfia di disapprovazione. Evidentemente non era contenta di dividere il riccio con gli altri bambini.
Harry sorrise posando una mano sulla testa bionda di Daisy.
"Non preoccuparti, piccola. Zio Harry torna tra poco!" disse poi lasciandole un bacio sulla guancia.
Il pomeriggio passò in questo modo. Harry tentava di dividersi tra tutti i bambini, cercando di non scontentare nessuno. Sembrava davvero un angelo, nulla a che vedere con quel ragazzo perduto e sporco all'interno dello Scandals. Sembrava quasi il vecchio Harry, quello che arrivava da Holmes Chapel pieno di speranze, quello che era il mio ragazzo.
Mi accorsi solo dopo che lo stavo fissando insistentemente. Stava facendo le treccine ai capelli di Phebe. Un gran bel lavoro. Avrebbe potuto avere una carriera da parrucchiere avanti a sé. Ma di certo, non stavo osservando la sua costruzione. I miei occhi erano puntati sul suo viso stupendo, sulla sua espressione concentrata e sulla sua lingua che viaggiava sul suo labbro inferiore. Naturalmente Harry si accorse di tutto ciò. Lo capii dal rossore che accendeva le sue guance e il suo collo scoperto dai capelli tirati su in un tuppo pomposo. Continuò automaticamente il suo lavoro con le dita mentre, con la coda degli occhi, spostò il suo sguardo sul mio. Preso alla sprovvista, voltai di scatto la mia testa nella direzione opposta.
Quella situazione era imbarazzante.
Guardai il mio orologio e mi resi conto che era arrivato il momento di andare via. Da una parte volevo mettere più distanza possibile tra me ed Harry, dall'altra sapevo che, al di fuori di quelle quattro mura, il mio rapporto con lui sarebbe stato totalmente diverso. Era come se quell'orfanotrofio fosse una dimensione parallela, un mondo a parte dove io ed Harry eravamo felici. Scossi subito la testa per scacciare via questi pensieri.
Mi sollevai da terra con un sospiro.
"Ragazze, io devo andare. Vengo a trovarvi presto!" dissi baciandole ed abbracciandole una ad una.
Notai Harry imitare i miei movimenti. Si sollevò anche lui dal pavimento e inziò a raccogliere le sue cose.
"Aspetta Boo, vengo con te!" disse avvicinandosi pericolosamente e dandomi un bacio leggero sulla guancia, in prossimità dell'angolo della bocca.
Lo fulminai con lo sguardo e risposi con riluttanza all'abbraccio che mi riservò. Perché doveva comportarsi in quel modo? Era davvero necessario tutto quel teatrino? Rimasi convinto del fatto che lo facesse apposta, solo perché non potevo controbattere. Che poi, "Boo", perché continuava a chiamarmi così? Maledetto.
"Come siamo affettuosi stasera, Harreh!" dissi cercando di scollarmelo di dosso.
"Io sono sempre affettuoso!" rispose come se fosse il ragazzo più dolce e innocente del mondo.
"Sì, sì certo... ora togliti" dissi infine stizzito con un finto sorriso.
"Hey Louis! Non trattare male Harry!" mi rimproverò subito Phoebe.
"Non ti preoccupare piccola, lui non merita i miei abbracci. Ecco questo è tutto per te!" disse sollevandola da terra e abbracciandola a mezz'aria.
"Ecco Boo. Impara da me. È così che si risponde ad un abbraccio!" disse la piccola stringendo le sue braccia al collo di Harry e facendomi una boccaccia.
Harry rise come se si stesse divertendo un mondo. Gliene avrei dette quattro una volta usciti di lì.
"Ora chiedi scusa ad Harry!" continuò Phoebe.
"Ma..." balbettai riluttante.
In risposta il suo faccino si corrugò in un'espressione tristissima. Ero convinto che stesse solo facendo finta ma non potevo sopportare di vederla in quel modo.
"Okay, okay... scusa. Ora andiamo! Vieni Harry" dissi a denti stretti costringendo il ragazzo a seguirmi fuori l'edificio.
Quando l'aria fredda investì i nostri visi, il gelo mandò via il calore e la confusione nel mio cervello permettendomi di pensare in modo più razionale.
"Scuse accettate" disse facendo riferimento a poco prima.
Sollevai un sopracciglio e lo guardai malissimo.
"Non crederai davvero che..." mi interruppe subito.
"Sì, sì lo so stavi fingendo e bla bla bla. Però almeno abbiamo passato un bel pomeriggio, vero Boo?" disse frugando nelle tasche dei suoi jeans.
"Devi smetterla di chiamarmi in quel modo" risposi acidamente.
"Hai ragione, scusa."
"Scuse non accettate" ripresi ciò che aveva detto lui prima.
Capì il mio gioco di parole e rise sincero, poi afferrò, dopo una lunga ricerca, una canna già preparata. Se la portò alla labbra seguita dall'accendino e inziò a fumare.
Era così strano vederlo in quel modo. Harry non fumava, non beveva, non faceva nulla di tutto ciò il giorno in cui lo avevo conosciuto. Le cose erano cambiate troppo velocemente.
"Max ti ha rovinato" non riuscii a trattenermi.
Lui fece spallucce senza rispondere.
"Che bisogno c'è di fumare proprio adesso?" continuai.
"Perché c'è un momento giusto in cui farlo?" controbattè.
"Parlo sul serio" dissi severamente.
Puntò i suoi occhi nei miei, dopodiché iniziò a camminare lasciandomi indietro di qualche passo. Subito lo raggiunsi posizionandomi alla sua sinistra.
"Perché qui fuori inzia ad essere tutto più reale e triste. Lì dentro, con te, ero felice. Adesso invece devo affrontare solo della merda. E poi ci sei anche tu, che ora puoi odiarmi senza farti problemi, visto che non ci sono le tue sorelle. Ho solo bisogno di un aiuto per rilassarmi" confessò.
Indirizzò gli occhi verso il cielo, fece un tiro e liberò il fumo biancastro che si disperse nell'aria.
In quel momento ebbi voglia di abbracciarlo, giuro che lo avrei fatto se non avessi visto quell'anello traditore fasciargli l'anulare. Mi era sfuggito di vista durante tutto il pomeriggio ma ora, con la mano sospesa a mezz'aria per sorreggere lo spinello, era ben visibile. Perché lo portava ancora al dito? Perché non aveva lasciato Max? Dopotutto sapeva tutta la verità che c'era dietro, gli avevo raccontato ogni cosa. Il mio sguardo si indurì, serrai la mascella così come i pugni. Tentai di calmarmi quando notai che Harry, con la coda dell'occhio, si era accorto del mio cambio d'umore.
Portò le dita della mano destra su quelle della sinistra, concentrandosi sull'anello argenteo. Inziò a giocarellarci con i polpastrelli, tastandone la superficie lucida per poi girarlo e rigirarlo su sé stesso.
Respirò pesantemente per poi emanare un sospiro simile ad un lamento.
"Credimi..." iniziò interrompendo il movimento delle sue dita.
"... se avessi potuto, lo avrei già tolto" continuò con lo sguardo rivolto verso il basso, come se contasse i passi che stesse compiendo.
"Non capisco" risposi corrugando la fronte.
Tuttavia dalla sua bocca non uscì più alcuna parola. Innervosito da quel silenzio, bloccai il suo cammino afferandolo per un braccio e costringendolo a girarsi verso di me. Ancorai le mie pupille alle sue. Notai nei suoi occhi qualcosa di strano: era tristezza e rassegnazione. Il mio cuore sprofondò nel petto. Cosa stava accadendo? Nella mia testa si delineò la peggiore delle ipotesi.
"Ti costringe a fare qualcosa che non vuoi?! Perché se è così..." tentai di dire ma venni interrotto.
"Che ti importa?!" urlò liberando il suo polso dalla mia presa.
"Dopottutto sono la cosa peggiore che ti sia mai accaduta nella vita!" continuò facendo riferimento alle parole che gli rivolsi qualche giorno prima, in preda alla rabbia.
I suoi occhi erano incredibilmente sofferenti. Forse avevo esagerato a dirgli quelle cose. Forse ero solo troppo arrabbiato e poco lucido. Tentai di rimediare.
"Tu non sei solo la cosa più brutta che mi sia capitata. Sei anche la più bella. Sei entrambe le cose, Harry."
Nelle sue pupille si fece largo un luccichio speranzoso. Sorrise impercettibilmente e abbassò lo sguardo.
"Tu invece sei stato solo la più bella" confessò nascondendosi nell'ombra creatasi dal capo chino.
Girò su sé stesso per continuare a camminare. Alcuni minuti volarono via in silenzio. Tuttavia non fu un silenzio scomodo. Semplicemente entrambi non ritenevamo opportuno spezzarlo, finché Harry riprese la parola.
"Abiti ancora con Zayn?" domandò d'un tratto.
"No. Ho lasciato casa. Adesso abito nel motel vicino alla stazione."
"Potrei venire a farti una sorpresa ogni tanto."
Voltai la mia testa in direzione della sua. Smise di camminare e io con lui. Un sorriso divertito si fece largo sul suo viso con tanto di fossette.
"Potrei anche sbatterti la porta in faccia" dissi alzando un sopracciglio.
"Ma potresti anche non farlo."
"E questo chi te lo dice?"
"Semplicemente il fatto che non lasceresti mai un povero riccio indifeso sull'uscio di una porta al freddo e al gelo."
Sfoggiò uno dei suoi sorrisi mozzafiato ed io mi sentii morire. Gli stavo dando troppo adito, dovevo allontanarmi il prima possibile.
"Vedremo. Ci vediamo" dissi per tagliare corto ed imboccai una strada secondaria.
"Contaci!" urlò Harry con una voce tinta di gioia.

UNFAITHFUL LIPSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora