52. Unconditional love

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Harry
Era da tanto che io e Louis non dedicavamo un po' di tempo a noi stessi. Sentire le sue labbra scivolare umide dal mio collo fino alle clavicole e al petto, era la sensazione più rilassante che potessi provare. Quasi avevo dimenticato quanto piacere erano in grado di darmi. E mi sentii privilegiato nell'essere il destinatario di quel tocco leggiadro, perché infondo, dentro di me, sapevo che non lo meritavo. Sarebbe stato facile dimenticare tutto il male e andare avanti, ma non potevo farlo. Mi ero macchiato di tanti peccati, avevo fatto soffrire due anime e avevo ricevuto la mia punizione. Tuttavia non mi sentivo ancora pulito. Era come se fossi un candido gabbiano immerso in un mare di petrolio. Non riuscivo a scappare, non potevo fuggire. Avevo bisogno di aiuto. E quell'aiuto, quella sicurezza, quel sostegno, Louis me lo stava regalando di giorno in giorno, ed io non potevo far altro che sentirmi ancora più in colpa. Perché se non avessi sbagliato fin dall'inizio, a quest'ora non saremmo in quella situazione. Io non mi sentirei così oppresso, sporco e con le ali sudicie di pece.
Afferrai il volto di Louis con entrambi le mani e lo riportai all'altezza del mio volto. Volevo guardarlo. Era il mio angelo. Il mio bellissimo angelo dagli occhi azzurri come l'orizzonte, la linea immaginaria in cui si incontrano e si scontrano il mare e il cielo, entrambi dello stesso colore, ma anche deliziosamente diverso, tanto da poter distinguere il punto in cui finisce uno e comincia l'altro. Lo fissai per quelli che parvero secondi interminabili e poi mi tuffai sulle sue labbra con bisogno e desiderio. Quegli occhi mi avevano mandato alla deriva ma erano anche gli unici che potevano salvarmi dalla tempesta che avevo nel mio cuore, dalla sensazione di essere solo. Louis non esitò a rispondere al mio bacio con altrettanta passione, avrei pagato oro per sapere a cosa stesse pensando in quel momento. Probabilmente a nulla, oppure all'essenza del vivere concentrata in quegli attimi di pura perfezione. Portò una mano alla mia nuca, intrecciando le dita alla radice dei miei capelli lunghissimi. Li strinse in pugno e avvicinò ancor di più i nostri visi, facendo scontrare i nasi. Era come se non ne avessimo mai abbastanza. Volevamo sentirci vicini, ancor più vicini, fin quasi a fondersi, ad unirci in una sola anima. Io, invece, posai le mani sul suo volto e accarezzai gli zigomi porporei con i miei pollici. Era così bello. Bello, questa parola è usata con superficialità, per indicare qualsiasi cosa di vagamente carino, ma il suo vero significato è un altro, è profondo. Ecco, Louis era bello nel senso profondo del termine. Amavo tutto di lui, ogni suo pregio e difetto, anche se questi ultimi non li avevo mai conosciuti, forse perché ai miei occhi Louis era semplicemente perfetto. Non c'era nulla che guastava o cozzava con la sua naturale bellezza. Louis, a cavalcioni sul mio corpo, mi stava donando amore; un amore incondizionato, non umano.
Ad un tratto, però, sentii qualcosa muoversi nei suoi pantaloni e strofinare con veemenza contro la mia coscia. Sapevo bene cosa fosse e... no, non ero pronto. Non potevo farcela, non quando i ricordi di Max e della sua violenza su di me erano ancora vivi e persistenti nella mia memoria. Erano così vivi che potevo sentirli dibattere come un pesce appena pescato. La situazione si era fatta bollente, era logico che accadesse. Ero solo io lo stupido che prima faceva eccitare il suo ragazzo e poi si tirava indietro. Louis abbandonò i miei capelli e scese con una mano su tutto il mio corpo, percorrendolo centimetro per centimetro, mentre le nostre labbra e le nostre lingue continuavano ad essere unite e si intrecciavano tra loro come fili di lana. La sua presenza su di me a lambire ogni parte di pelle scoperta, mi diede una sensazione di possessione senza pari. Appartenevo a lui, ma non in modo morboso ed opprimente, tutt'altro. Non voleva marcare il territorio come faceva Max, non voleva imporsi su di me, no. Louis mi stava dando il suo amore con dolcezza, mi stava facendo capire che ero suo con gentilezza, mi stava dicendo che mi amava con delicatezza. Ciononostante, quando insinuò le sue mani nei miei pantaloni e i sui polpastrelli freddi cominciarono a tastare il mio membro al di sopra dei boxer, non potei fare a meno di agitarmi. Mi separai appena dal suo corpo e tentai di allontanarlo gentilmente, ma la situazione era scomoda, non ero a mio agio e, di questo, Louis se ne rese immediatamente conto.
"Hey, guardami" sussurrò al mio orecchio carezzando lievemente la guancia.
Feci come mi aveva detto e provai una vergogna spropositata. Mi vergognai nel paragonare lui a Max. Non meritava quel paragone. Loro due non si somigliavano nemmeno lontanamente. Ma allora perché non riuscivo ad essere me stesso e a lasciarmi andare? Il trauma era troppo forte e, in quel momento, ebbi paura di non riuscire a superarlo.
"Io sono Louis, solo e soltanto Louis" disse posando i suoi occhi cerulei sui miei.
"Non devi avere paura di me. Non ti farei mai del male, tesoro mio" continuò con l'amore impresso sul volto.
Come volevasi dimostrare, aveva capito tutto senza che io dicessi nulla. Cosa avevo fatto per meritare un ragazzo d'oro come quello? Mi sentii incredibilmente fortunato e fragile. Mi sentivo fin troppo fragile. Non feci neanche in tempo ad abbassare le palpebre che, appena le risollevai, una lacrima solitaria scivolò via quasi incontrollata.
"S-scusa Lou... io lo so chi sei. So che sei Louis, m-ma... non ce la faccio lo stesso. N-non so che mi prende... io..." non riuscii a terminare la frase. Il groppo in gola era diventato troppo grande e bruciava. Altre lacrime si fecero largo e precipitarono giù per il mio viso.
"M-mi dispiace Lou... mi sento un idiot-" un suo dito si posò leggero sulle mie labbra.
"Sssh. Non c'è bisogno di dire nient'altro."
Louis continuò ad accarezzarmi e stringermi a sé, posando ogni tanto dei baci puliti sulla mia tempia. Poi prese le redini della situazione e decise che non era più il momento di piangersi addosso. Si sistemò difronte a me e mi attanagliò nella forte morsa delle sue mani ai lati del mio viso.
"Ti fidi di me, Harreh?" domandò con sicurezza. Ed anche se non mi fossi fidato di lui, quello sguardo così forte e sicuro, ma al contempo amorevole, sarebbe bastato a farmi cambiare idea.
"Più di chiunque altro al mondo" risposi abbindolato da quegli occhi che trasudavano amore.
"E allora non non c'è bisogno che ti preoccupi di nulla" mi sorrise ed in men che non si dica riassaporai nuovamente il suo sapore sulle mie labbra. La sua lingua fu subito sulla mia, così come le sue mani tra i miei capelli e le mie sulla sua schiena.
Avrei tanto voluto che qualcuno ci scattasse una foto in quel momento così, se un giorno avessi dimenticato cosa significasse amare ed essere amati, lo avrei ricordato solo guardandola.
Quel bacio fu come una doccia fredda. Mi fece scivolare addosso tutti i problemi, l'ansia, la paura. Come aveva detto lui: non c'era niente di cui preoccuparsi. Tra le sue braccia ero al sicuro e non mi sarebbe successo nulla di male finché sarei rimasto lì, protetto dal suo amore.
Eravamo già a torso nudo, quindi Louis provvide a liberarsi dei suoi pantaloni di tuta e della biancheria, per poi spogliare definitivamente anche me. Eravamo finalmente nudi, l'uno sull'altro, in procinto di fare l'amore, qualcosa di ben diverso da quello sporco sesso che avevamo fatto negli ultimi mesi. Saremmo tornati ad essere un insieme, l'uno il prolungamento spirituale dell'altro.
Mi adagiò su letto, con la schiena ad aderire perfettamente con il materasso, e si mise a cavalcioni sul mio corpo. Cominciò a baciare il mio petto, poi scese sulla pancia, rincorrendo e percorrendo ogni tatuaggio con la punta della lingua. Tornò nuovamente sul mio collo e ci impresse un segno rosso di passione, per poi mordere leggermente la mascella e leccare il piccolo neo sul mio viso. Il tutto facendo strusciare e scontrare in nostri membri, ormai eretti e grossi fino all'inverosimile. Adoravo il suo modo di toccarmi, di possedermi. Era delicato ma presente, mai superficiale o grossolano, anzi, sempre attento e preciso. Scese ancora sul mio corpo, inumidendolo con la saliva che la sua lingua lasciava al suo passaggio. Continuando il sentiero immaginario tracciato dal mio profilo, leccò il basso ventre, per poi addentrarsi nella leggera peluria pubica, i testicoli al di sotto ed infine il mio membro, dalla base alla punta, con un unico movimento veloce, senza mai staccare la lingua dal contatto con la pelle e senza sbavature di sorta. Lasciò un bacio casto sulla punta, già rossa e bagnata, per poi aprire la bocca inghiottendo il mio sesso al suo interno. Chiusi gli occhi per godermi quella sensazione ma, appena lo feci, il ghigno maligno di Max, di quella notte, comparve nei miei pensieri. Spalancai gli occhi spaventato e a disagio. Abbassai lo sguardo e notai Louis fissarmi. Allungò un braccio sopra la sua testa, verso di me, e afferrò la mia mano intrecciando le sue dita con le mie. Quel gesto fu così romantico che mi diede la forza per dimenticare. Lo guardai per tutta la durata della sua performance, mentre faceva su e giù sul mio membro, incavando le guance e respirando affannosamente. Lo osservai aiutarsi con una mano nello stimolare i testicoli pieni, affondare e risalire con voracità, continuando però a tenere unite le nostre mani e carezzare il mio dorso con il suo pollice. Lo fissai mentre liberò la sua bocca dal mio membro, ancora non soddisfatto, per insinuare la lingua nella mia apertura, bagnando le pareti strette della cavità. Con un braccio teneva sollevate le mie gambe, in modo da rendergli più facile l'accesso a quel buchetto nascosto. Nonostante la posizione fosse scomoda, in quanto non poteva aiutarsi con entrambe le braccia a tenere alta la parte inferiore del mio corpo, lo ringraziai mentalmente per non separare le nostre mani che, adesso, non facevano altro che stringersi con forza. Dopo minuti interminabili, tornò alla mia altezza, posizionando il suo membro desideroso da impazzire, a causa del mancato trattamento di alcun tipo nei suoi confronti, all'ingresso della mia apertura.
"Voglio che tu sappia che ti amo da morire" confessò sulle mie labbra.
"T-ti amo anche io, Lou" risposi stravolto dagli spasmi del piacere.
Penetrò lentamente dentro di me. Serrai gli occhi.
"Mi devi guardare, Harry" interruppe il suo ingresso.
Non voleva che mi succedesse di nuovo. Quando chiudevo gli occhi non potevo impedire ai demoni di tornare a tormentarmi. Dovevo guardarlo, convincermi che ero lì, con lui, c'eravamo solo noi. Nessuno poteva rovinare il nostro momento. Non che io avessi dubbi. Dovevo solamente dimenticare oppure imparare a convivere con i ricordi dolorosi, impedendo loro di farmi ancora del male. Col tempo sarei diventato immune al loro effetto maligno, sarei stato meglio.
Annuii e, mentre i nostri occhi si fusero, i nostri corpi seguirono il loro esempio. Una volta che fu completamente dentro, cominciò a muoversi sopra e sotto, con ritmo. Dopo alcune spinte, colpì la mia prostata e lì i miei nervi si sciolsero totalmente. Cominciai a gemere sommessamente, invocando il nome di Louis fino a perdere la voce. Quando mi sentii sfinito e il mio punto era stato toccato una decina di volte, venni tra i nostri petti, mentre Louis, un paio di stoccate dopo, si riversò dentro di me. Solo in quel momento notai che non avevamo usato il preservativo, ma non me ne importai, perché ero felice, mi ero unito con il mio ragazzo senza filtri. Sorrisi e accolsi Louis nel mio abbraccio. Meritava che gli dimostrassi il mio amore. Aveva fatto fin troppo per me, adesso il mio compito era quello di farlo sentire speciale.
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"Aaaah" disse Louis incitandomi ad imboccarlo.
Sorrisi nel vederlo così, sembrava un bimbo, nulla a che vedere con l'uomo sicuro e potente di un'ora fa.
Afferrai un paio di arachidi salate dal pacchetto del supermercato e le portai alla sua bocca. Louis, ingerii la frutta secca, e poi leccò il sale dalle mie dita.
"Mmh sai amore, sei molto saporito!" scherzò portando una mano davanti alla bocca per le troppe risate.
"Lou, come devo fare con te? Sei un pozzo senza fondo!" mi presi gioco anch'io di lui.
"Lo sai che dopo il sesso mi viene fame. Mi sfinisci, piccoletto."
A quell'affermazione arrossii e portai un cuscino sul viso per coprirmi.
"Lou" lo apostrofai con un lamento.
"Che c'è? Ti imbarazzi per così poco? Andiamo, non è possibile!"
"E invece sì. Non siamo tutti sfacciati come te Mr. Tomlinson" mi finsi indignato.
"Va bene, va bene. Come non detto" sollevò le mani in segno di resa per poi "Dai, ho ancora fame!" sbraitare.
"Okay Lou, apri la bocca. Da bravo."
Fece come gli avevo chiesto.
"Solleva di poco la testa e... canestro!" esultai facendo centro nella sua bocca con un arachide.
"Ma se impazzito Haz! Per poco non morivo soffocato!" rise tossicchiando appena per la sorpresa.
Mi unii alla sua risata e "Sai che non ti farei mai del male" imitai la frase detta poco prima da lui quando voleva rassicurarmi.
"Oh, adesso ti prendi gioco di me?" domandò insolente, cogliendo la mia imitazione mista ad ironia.
"L'ho fatto per te, riccio da strapazzo" continuò indignato.
"Lo so ed è per questo che ti amo. Grazie" risposi improvvisamente serio.
Mi sporsi verso di lui e gli rubai un bacio a fior di labbra.
Quell'attimo di pace venne spazzato via quando mi resi conto di dovergli dire una cosa importantissima. Ci avevo pensato da subito dopo la visita a Max in ospedale, fino a tutta la notte precedente. Non l'avevo ancora detto a Louis perché avevo avuto bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa. Adesso però dovevo parlargli.
"Cos'è che ti affligge, amore? Puoi parlarmi di tutto, lo sai."
Ancora un volta mi precedette. Quel ragazzo mi leggeva nella mente.
"Ecco... sì, in realtà c'è qualcosa che devo dirti."
"Sono tutto orecchie."
"Max..."
"Oh no, ti prego, ancora lui? Basta! Non se ne può più" sbuffò.
"No Lou, devi ascoltarmi. È una cosa seria."
"Va bene. Ti ascolto" roteò gli occhi.
"Vedi... Max potrebbe essere mio fratello, o fratellastro, o che ne so..." confessai agitato.
Non c'erano delle parole giuste o meno cruenti per farlo.
"Cosa?! Di che stai parlando, Harry?"
"Max, ieri, mi ha dato la medaglietta con la foto di sua madre."
Frugai nel cassetto e "Ecco, prendila" gliela porsi.
Louis l'afferrò e sollevò la parte superiore per scoprire la foto che vi giaceva al di sotto.
"Chi è questa donna?" domandò spaesato.
"Quella donna è mia madre. Non so come sia potuto succedere, ma quella è mia madre che tiene in braccio quel fottutissimo bambino."
"Oh cazzo. Questa è bella" sospirò e "Almeno adesso si spiega perché diceva che le somigliavi" constatò.
"Lui lo sa?" domandò ancora.
"No. Pensi che ne abbia il diritto?"
"Se glielo dirai, lo legherai per sempre a te e alla tua famiglia. Se vuoi sbarazzartene, è meglio che tieni la bocca chiusa."
"Quella non è più la mia famiglia. Ti ricordo che sono scappato di casa per vivere la mia idilliaca quanto infantile storia d'amore con Zayn. Nel frattempo mi sono innamorato del suo coinquilino e conosciuto e fatto sesso con un fratello ritrovato. Dio! Abbiamo fatto così tante di quelle porcherie insieme che..."
"Okay, okay, basta. Non voglio saperlo ti prego."
"Scusa. Comunque credo che Max debba saperlo."
"Perché?"
"Perché forse così ce lo toglieremo per sempre dai piedi e lo affibieremo a mia madre. Chissà che faccia farà mio padre quando lo scoprirà. Già odia suo figlio, sangue del suo sangue, per il solo fatto di essere gay. Figuriamoci quando scoprirà che sua moglie, in passato, ha avuto un altro figlio altrettanto gay ma anche puttana."
"E allora diglielo ma non metterci troppo. Voglio che sparisca subito dalle nostre vite."

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