35. Problems?

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Harry
L'acqua bollente della doccia scivolava lentamente sul mio corpo. Mi lasciai cullare da quel torpore. Chiusi gli occhi e inevitabilmente mi ritrovai a pensare, a pensare a lui. Max. Le sue mani sul mio corpo. Le sue labbra sulla mia pelle. La sua saliva ovunque. Aprii gli occhi di scatto. Potrai le dita sul mio collo e ne percorsi la lunghezza. I segni ancora vivi della notte precedente lo privavano del suo candore. Ricordai i morsi, le laccate e l'estasi successiva a quelle attenzioni. Continuai il mio percorso. Accarezzai il mio petto e sfiorai i capezzoli. L'impronta dei denti attorno ad essi era ancora visibile. Portai le mani sui miei fianchi. La pressione delle dita di Max su di essi mentre mi penetrava, quasi a voler lacerare la carne, mi tornò alla mente. Chiusi gli occhi e scivolai sulle coscie con entrambe le mani. Lentamente. Fu quasi estenuante. Volevo ricordare tutto. Rievocare quelle sensazioni che solo il tocco di Max mi concedeva. Le tastai fortemente arrivando all'interno coscia. Anche lì dei segni violacei e dei lividi macchiavano la pelle. Portai entrambe le mani dietro le ginocchia e da lì risalii il mio corpo fino a giungere al sedere. La pelle d'oca non mi abbandonò nemmeno per un secondo. Afferrai i miei glutei saldamente e cominciai a massaggiarli. Il dolore si impossessò di me, ma allo stesso tempo, quello era l'unico modo per riportare alla mente le dita di Max inumidite dalla mia stessa saliva penetrarmi con desiderio e il suo membro grosso fino all'inverosimile farsi largo dentro di me, tra la mia carne, spaccandomi in due. Dischiusi le labbra e un gemito gutturale nacque nella mia gola per poi riversarsi all'esterno. Non portai le mani sulla mia intimità perché sarebbe stato impossibile da sopportare. Volsi lo sguardo verso il basso e notai che ormai era troppo tardi. La mia eccitazione già svettava verso l'alto. Possibile che solo il pensiero di Max mi provocasse tutto questo? Accarezzai lievemente la punta della mia erezione con il pollice. Iniziai a massaggiare la mia lunghezza. Inevitabilmente pensai a Max, a ieri notte. Era stato solo carnale ma non riuscivo a togliermelo dalla testa. Il paragone con Louis mi sorse spontaneo. Max era molto più rude, più feroce, era come se volesse marcare il territorio, far percepire a tutti i costi la sua presenza, la sua forza, la sua esperienza. Mi ero completamente lasciato dominare da lui senza dire nulla. Ero passivo, sottoposto al suo volere, senza alcuna iniziativa. Avevo solo voglia di dimenticare Louis e il suo tocco gentile sulla mia pelle. Volevo sostituirlo con qualcosa di più deciso e devastante. Per questo mi ero recato da Max. Sapevo che lui sarebbe riuscito nel mio intento. Volevo ripagare Louis con la stessa moneta ma contemporaneamente provare qualcosa che mi allettava da quando avevo conosciuto quel ragazzo bello da far paura. Volevo provare il suo corpo, assaggiare e assaporare quella esperienza di cui si era sempre vantato. Contrariamente a quanto pensavo non si approfittò di me. Non fece niente che non volevo mi facesse. Questa cosa mi sorprese. Avrei dovuto rivalutare la mia considerazione su di lui. Sembrava che fosse a conoscenza delle mie esigenze e che fosse lì per soddisfarle, solo per me. Arrivai al culmine dopo un ultimo movimento della mia mano verso il basso. Mi riversai nella doccia mentre un ansimo strozzato usciva dalla mia bocca. Rilavai velocemente il mio corpo per togliere la sostanza appicicaticcia che mi aveva sporcato e uscii dalla doccia. Dovevo tornare in Lebus Street e prendere le mie cose. Non avevo più motivo di vivere lì. Ero riuscito a litigare prima con Zayn e poi con Louis. Forse ero proprio io il problema. La gente, dopo avermi conosciuto meglio, finiva per stancarsi di me. Dovevo levare le tende. Scappare era quello che mi riusciva meglio, quindi lo avrei fatto anche quella volta. Non c'era più nulla che mi tratteneva a Londra.
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Presi per l'ultima volta la metro per Tottenham e percorsi quel viale alberato che conduceva alla villetta con il numero 21 inciso in dorato. Quante speranze avevo riposto in questa nuova vita. Tante, forse troppe. Era arrivato il momento di guardare in faccia la realtà. Harry Styles non merita nessuno, non è all'altezza di nessuno. Harry Styles è una nullità. Harry Styles è un povero illuso. Presi il doppione della chiave che Zayn mi aveva regalato e la rigirai nella toppa della porta. Quando entrai, quel profumo che contraddistingue ogni casa, quello che ti fa pensare 'casa dolce casa' mi investì in pieno. Quello, ormai, era l'odore che avevo collegato al concetto di casa. Presto non sarebbe stato più così. Dovevo farmene una ragione. Salii le scale per raggiungere il secondo piano sperando con tutto me stesso che non ci fosse nessuno. Purtroppo, neanche quella volta, la fortuna fu dalla mia parte. Louis era nella nostra camera, completamente sdraiato sul letto mentre fissava il soffitto, come se stesse contando le crepe o le macchie d'umido. Non potei fare a meno di pensare che fosse bello assorto com'era nel suo mondo. Poi osservai meglio il letto sul quale era adagiato. Lì sopra avevamo condiviso molte notti, di passioni e di coccole. Era come un tempio, un posto tutto nostro dove manifestare il nostro amore. Quello stesso tempio era stato profanato dalla lussuria e dal vizio di Zayn e Louis. Non riuscii a trattenere una smorfia di disgusto. Andai in camera mia, quella che ormai non ultizzavo più perché dormivo sempre con Louis, e recuperai la valigia che giaceva nell'armadio. Cominciai ad infilarci dentro cose alla rinfusa. Louis, evidentemente catturato da quel rumore, mi raggiunse. Si fermò sull'uscio della porta e mi guardò con un espressione triste e sgomenta sul viso. Lo fissai per un istante, poi mi incamminai verso di lui e lo scansai violentemente con una spallata per recarmi in camera sua dove avevo lasciato alcune delle mie cose. Quella camera faceva male. Era come un pugnalata al cuore.
"Har- amore che cosa stai facendo?" mi domandò con la voce rotta e vittima della paura.
Non lo degnai di una risposta.
"Amore! Ti prego, fermati!" sentii afferrarmi un braccio.
Lo gelai con lo sguardo e con apparente calma "Non chiamarmi più così. Non ne hai più il diritto" gli dissi.
Non volevo piangere o dimostrarmi debole di fronte a lui. Me lo ero ripromesso. Dovevo uscirne vincitore seppur nel mio piccolo, anche se avevo voglia di gridargli tutto il mio dolore, di farlo sentire così insignificante tanto da essere risucchiato dalla sua stessa mediocrità.
"Harry, io ti amo. Non andartene."
Fu un momento. Un'istante. Mi ritrovai le sue abbraccia attorno al collo. Il tepore del suo corpo avvolgeva il mio. Quella sensazione l'avevo provata innumerevoli volte ma stavolta era diverso. Non avvertivo più il suo amore, forse perché ero io che non riuscivo più a provarne nei suoi confronti. Le mie braccia non lo cinsero. Rimasero distese lungo i miei fianchi. Fu un abbraccio a senso unico. Inspirai per l'ultima volta il suo profumo. Poi con il mento appoggiato sulla sua spalla riuscii a parlare.
"La mia vita è stata piena di delusioni e tu lo sapevi, Louis. Non posso sopportare anche questo. Non ne ho le forze."
Nonostante fossi così vicino a lui, mi sentivo incredibilmente lontano. Ero freddo e distaccato. Ostentavo una forza e una sicurezza che sapevo non mi appartenessero. Tutto intorno a me stava crollando ma non potevo mostrare la mia fragilità.
"Possiamo superare anche questo. Ti prego, Harry, dammi un'altra chance. Solo una. Prometto che non ti deluderò ancora."
Mi strinse più forte a sé ma non sentivo niente. Ero come un guscio senz'anima. Le sue parole e i suoi 'ti amo' sussurrati debolmente, non destarono in me alcuna reazione.
"È stato bello finché è durato, Louis."
Mi distaccai dal suo corpo gelido e lo guardai un'ultima volta.
"Addio Louis" afferrai la mia valigia e mi diressi via da quella casa. Così come ero arrivato in quella città, all'improvviso, senza nessuno e con un grande vuoto nel cuore, me ne stavo andando. L'unica differenza era che stavolta la speranza mi aveva abbandonato definitivamente e sembrava non avesse intenzione di ritornare a farmi sognare. Dovevo tornare ad Holmes Chapel, mio malgrado. Non c'era nessun altro posto per me, per uno come me. Tuttavia c'era una cosa che dovevo fare prima. Dovevo ringraziare e dire addio all'unica persona che si era dimostrata mia amica: Niall.

UNFAITHFUL LIPSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora