Sono con TE!

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***

Sono passati cinque giorni ormai. Non sono mai uscita dall'ospedale, neanche una volta. Mi sento sporca e puzzo. Ho ancora tracce di trucco in faccia e sembro un mostro. Non ho ancora avuto il coraggio di entrare a guardarlo. Rimango sempre Jade Anderson, la vigliacca.

La gente va e viene dalla sua stanza. Ma nessuno mi ha ancora accennato il fatto che sembro un idiota e che forse dovrei andare da lui.

Ieri ho sentito Ty che parlava con mio padre. Aaron e i due fratelli sono stati arrestati. Ma non era quello che volevo! Volevo ucciderli. Non meritano di vivere neanche in una lurida cella buia e umida.

Ma sinceramente conoscendo i soggetti, usciranno di sicuro nel giro di qualche mesetto. E io avrò vendetta!

Due settimane.

Sono passate due fottute settimane e niente. Non è cambiato nulla.

-Jade- Mi richiama una voce.

Non rispondo. Sono apatica ormai.

-Jade, che ne dici se ti porto a fare una doccia.- Credo sia Demon.

Mi sento sporca. Sembro una barbona. Annuisco ma non lo guardo. Sono senza forze.

Mi solleva in braccio sollevandomi da terra.

P.O.V Demon

La prendo in braccio e la porto via. È appoggiata al mio petto, rigida, sembra senza vita e ha gli occhi sgranati e fissi. Fa quasi spavento, ma come darle torto.

Ricordo come mi sentivo io quando ha tentato di uccidersi per lui. È più che comprensibile che reagisca così.

Speravo di sentire la sua voce, ma non ne ha le forze. Piange tutti i giorni e la notte si lamenta nel sonno come all'epoca.

Arriviamo alla villa e mi apre Chease. Lo sorpasso e evito tutti quanti mi dirigendomi subito in bagno.

Riempio la vasca da bagno con acqua calda e ci verso dentro il suo bagno schiuma preferito al cocco.

-Hai bisogno di una mano?- Le chiedo. Sembra un pezzo di legno.

Non parla, come temevo. Annuisce però.

Non la guardo negli occhi. Non voglio metterla in imbarazzo.

Le sbottono i jeans e li abbasso lentamente. Sto attento a non sfiorarla, non voglio toccarla. So che le farebbe male.

Le sfilo la maglietta sporca e la metto a lavare.

È dimagrita di nuovo. Sta facendo il digiuno da giorni e sono preoccupato.

La faccio voltare di spalle e le abbasso le mutandine e le sgancio il reggiseno.

La volto per le spalle e la conduco alla vasca. La aiuto a oltrepassare la parete e si immerge.

Ho paura a lasciarla da sola. Non voglio che faccia qualche altra cazzata come quel giorno. Ma credo che voglia comunque un po di privacy.

Mi volto verso la porta per uscire ma lei mi afferra una mano e scuote la testa.

Le sorrido e mi inginocchio affianco alla vasca.

Mi guarda come fanno i bambini. È bellissima nonostante abbia un aspetto orribile. Le poso una mano fra quel groviglio di capelli e l'accarezzo. Si abbandona alle mie coccole ma i suoi occhi si riempiono di lacrime, di nuovo.

Mi sento morire ogni volta che la vedo piangere. Ho bisogno di sentirla ridere e scherzare. Ma lei non parla nemmeno, da ben due settimane.

Preme la mia mano sulla sua guancia che si bagna delle sue lacrime.

Comincia a singhiozzare mentre tenta di trattenersi.

-Shh, andrà tutto bene bimba. Andrà tutto bene.-

Ti prego parlami!

Ma non lo fa.

Prendo la spugna appoggiata su una mensola e la immergo nell'acqua.

Rimango in silenzio con lei che ha smesso si singhiozzare. Gliela strizzo sulle spalle e lei chiude gli occhi per un momento.

Gliela passo delicatamente sulle clavicole e poi dietro sulla schiena. Finalmente mi sento un po più utile. Si sta rilassando.

Passa una buon ora immersa nell'acqua. Quasi si addormentava, è troppo stanca.

Mi rendo conto che è troppo tempo che sta a mollo ed e ora di alzarla.

Le accarezzo appena una guancia e sembra risvegliarsi dal suo stato di dormi-veglia.

-Vieni bimba, ti aiuto a uscire.-

L'avvolgo in un asciugamano e l'aiuto a asciugarsi. Tutto questo in un silenzio nauseante.

Attacco il phon alla presa e le asciugo la sua folta chioma rossa. Continua a guardarsi allo specchio, come se si facesse una autografia. Non la interrompo dai suoi pensieri e la vesto.

La prendo e la siedo sul letto mentre cerco fra i suoi cassetti qualcosa di comodo da farle mettere. So per certo che vorrà tornare subito in ospedale.

-Vuoi qualcosa da mangiare?!- So che mi risponderà di no, ma sta facendo il digiuno da giorni.

Come previsto scuote la testa. Mi arrendo e la riposto in quel posto che lei odia tanto. Evan e gli altri sono ancora in corridoio.

P.O.V Jade

Demon mi ha aiutata a rimettermi almeno un po' in sesto e gli sono grata per questo. Ho visto la delusione nei suoi occhi ogni volta che gli rispondevo con un cenno della testa e non aprivo bocca. Ma e come se avessi paura anche di aprire bocca.

Sono di nuovo in ospedale e ci sono ancora tutti fuori dalla sua stanza. Non lo abbiamo mai lasciato.

Voglio vederlo!

Prima che io possa cambiare idea mi dirigo lentamente verso la sua camera.

Evan mi guarda sollevato e mi accenna un sorriso di incoraggiamento.


Il sapore della libertà (Secondo Volume)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora