Prologo-Capitolo 1

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* 15 giugno 2015, Italia *

Sento la campanella suonare e un improvviso tonfo provenire dalle classi del corridoio.

Finalmente è finito anche quest'anno di tortura, ammetto che mi mancheranno i miei compagni di classe rompiscatole ma infondo ci rivedremo tra neanche tre mesi.

Come ogni anno, la campanella è accompagnata da urla, scleri, spintoni, braccia all'aria, con tanto di sudore ovviamente da parte di ogni studente.

Tutti esaltati per la fine della scuola come se tra tre mesi non ci dovessero tornare. Per non parlare delle tonnellate di compiti che ci sono stati assegnati.

"Siete in vacanza, avete così tanto tempo libero, perché non vi leggete 45 libri, non fate 105 esercizi di matematica altri 70 di fisica e magari qualche tema o libro da completare in lingua?"
Classiche frasi da professori a giugno.

Odiosi..e patetici.

Una volta fuori da questo infernale edificio, dato che partirò per le vacanze, saluto tutti i miei amici e compagni dei quali non sopporto nessuno.
L'unica che mi mancherà probabilmente è Jessica, è una mia amica, un'amica che sopporto leggermente di più rispetto agli altri.

-"Mi mancherai, Jess." la stringo a me:"Non troppo però." aggiungo subito dopo.

-"Anche tu Michelle e mi raccomando poche cazzate"

Annuisco e sorrido mentre salgo nella macchina che mi aspetta.

-"Buongiorno signorina, com'è andato l'ultimo giorno di scuola?" chiede il mio autista.

-"Leggermente meglio degli altri, non vedo l'ora di tornare a casa e dormire." rispondo mentre lui ridacchia.

Quanto a me:
Mi chiamo Michelle Collins ho 16 anni e tra più o meno tre mesi faccio ne faccio 17, ho appena finito la terza superiore, vivo in Italia, ma sono di origini Americane.

I miei genitori sono dei ricconi, leggermente snob, famosi in praticamente tutto il mondo per le loro attività e il loro business.
Sono spesso in televisione, su riviste e giornali, e tanto per cambiare la nostra routine consiste in cerimonie, eventi con persone famose, vestiti firmati e come dice mia madre 'Non è importante come siamo, ma come appariamo'.
Per sintetizzare tutto siamo perennemente sotto i riflettori.

-"Sono a casa." urlo per farmi sentire da mia mamma che probabilmente starà facendo le valigie.

Nel frattempo una peste mi viene addosso, mio fratello Jack, ha 6 anni ma sembra che ne abbia 2.

-"Michelle, le valigie. Muoviti a farle." mi urla lei dal piano di sopra.

- "Pensa un po', sai cosa ho scoperto? Che anche se non urli ti sento lo stesso, che magia eh?" le rispondo ironicа.

Non capisco perché debba sempre urlare e mettermi ansia.
Le farò le valigie, con calma. Ho i miei tempi.

Esatto, come ogni anno facciamo, per le vacanze torniamo in America, a Los Angeles.

Lí ci sono tutti i miei parenti e amici.
Qui invece non ho nessuno di cui mi importi particolarmente se non i miei genitori, mio fratello e mia nonna paterna.
Tutto il resto della famiglia è a Los Angeles.

Inizio a tirare fuori vestiti su vestiti e riordinarli in una valigia, sistemo anche i libri per i compiti delle vacanze che sicuramente non farò e infine metto via profumi, bracciali, orecchini, trucchi e altre cose futili.

*Il giorno dopo*

-"Michelle, svegliati, sono le 5.00" urla mia madre.

L'ho già detto che lei non sa parlare normalmente? Deve per forza urlare, è nella sua natura.

Faccio finta di non sentirla e continuo a dormire, mi avrà chiamato come minimo altre 3 volte ma l'ho ignorata e continuerò a farlo.

Improvvisamente qualcosa di freddo mi bagna il viso, mi sveglio di colpo e vedo mio papà ridere con un secchio in mano, lo guardo malissimo ma ottengo il risultato opposto a quello che volevo ottenere. Ride ancora di più.

-"Dammi un motivo valido per non picchiarti." gli urlo contro.

Non sembra ma io sono una ragazza tranquilla è colpa degli altri se sono sclerata, sono loro che mi urtano il sistema nervoso.

-"Tesoro, saresti rimasta qui da sola e non mi sembra il caso." mi risponde con una faccia divertita.

-"Non è una buona motivazione ma faccio finta che non sia successo niente" mi guarda e sorride scendendo di sotto.

Mi vesto in 5 minuti e vado in bagno a prepararmi dopo 10 minuti sono in macchina per andare all'aeroporto.

***

-"Mamma, quanto tempo ancora dobbiamo rimanere qui?" mi lamento.

Sono cinque, ben cinque ore che stiamo su questo aereo e io non riesco più a stare ferma, ho usato la scusa del bagno già 6 volte pur di alzarmi e il più delle persone avranno pensato che io abbia problemi intestinali.

-"Michelle, è inutile che fai storie, mancano sei ore." rotea gli occhi mia madre.

Ma scherziamo? Sei ore?

Faccio questo viaggio ogni anno e non mi ci abituo mai.

È meglio che mi metta a dormire.
Prendo le cuffie, metto la musica pensando a ciò che mi aspetterà una volta a Los Angeles, ho lasciato troppe cose in sospeso lì.
Non riescono a fare a meno di venirmi in mente tutte le cose successe l'anno scorso, mi vengono i brividi solo a pensarci.

How deep is your love? || Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora