10 - 9 - 1999

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10 - 9 - 1999
Caro diario...anzi, ciao diario! no...no! Non mi va di chiamarti così, meglio ciao e basta. Non amo l'idea di sentirmi come quelle ragazzine che scrivono diari colorati con il lucchetto per raccontare com'è andata a scuola e quanto amano il fidanzatino. E poi questo è un quaderno, quindi scriverò ciao quaderno!
Ho trovato questo quadernetto nero artigianale in una piccola libreria nel centro storico di Palermo, la settimana scorsa, si chiama Moleskine, mi ha affascinato e l'ho acquistato senza avere la minima idea di cosa scriverci. Da quando ho terminato le scuole superiori e ho deciso di non proseguire gli studi non ho più usato quaderni. Questo però mi attraeva, sarà stata forse la nostalgia della scuola o il desiderio di possedere qualcosa su cui poter scrivere dei pensieri? Non lo sapevo ancora. Oggi guardandolo sul comodino ho deciso di scrivere quello che mi accade in questi giorni, ne sento l'esigenza, è un periodo particolare perché non riesco ancora a capire che ne sarà della mia vita. Da quando ho finito con gli esami di stato non ho più saputo che fare, vorrei trovare un lavoro, anzi il lavoro. Già, perché sono esperto di informatica anzi, diciamo che ci so fare con i computer, e vorrei tanto iniziare a lavorare per qualche importante software house e imparare cose nuove. Il mio professore di informatica, quando mi incontra mi ripete sempre
"Alberto, tu hai un dono, i computer per te non hanno segreti! Lascia perdere le università, fanno perdere solo tempo e denaro, approfittane ora, sei giovane, entra in qualche software house del nord e farai carriera, ne sono certo!"
E così mi sono convinto ancor più che l'università mi farebbe solo perder tempo. Trovarmi a ventisei anni senza lavoro ed esperienza, in un mondo, quello dell'informatica che si evolve di mese in mese. Anche se non mi attira ancora l'idea di allontanarmi dalla mia città, lasciare gli amici, la famiglia e andare con la consapevolezza di rimanere fuori per sempre. Tornerei solo per le festività, non troverò mai un lavoro di questo genere in Sicilia, figuriamoci.
Questa cosa mi blocca, non mi andrebbe neanche di trovare altri lavori di ripiego. Vorrei mettere a frutto le mie capacità, se ho un talento devo farne la chiave del mio futuro! Così ho deciso, forse sto perdendo troppo tempo, ascolterò mio padre, preparerò un curriculum di studi e li darò al mio professore che magari saprà a chi inviarli. Anche se correrò il rischio di andare via da qui, almeno rincorrerò la mia passione.

I computer mi sono amici, mi hanno aiutato sempre, a scuola oltre ad andare bene in informatica ero simpatico a tutti gli altri prof che mi invitavano a casa a risolvergli i problemi in cui s'imbattevano con windows 95, software bloccati, virus, problemi di connessione ma soprattutto difficoltà di utilizzo. Loro non riescono proprio a concepire alcune logiche dell'informatica, restano bloccati davanti alle finestrelle ad aspettare che il computer prenda vita e gli parli come se fosse umano. I PC mi hanno aiutato anche con gli amici e soprattutto con le ragazze, che soddisfazione quando mi invitavano a casa le compagne più ambite da tutta la scuola che se la tiravano alla grande con tutti noi coetanei, facevano le simpatiche solo con i ragazzi più grandi con l'auto o la moto. Io avevo questa fortuna, a me almeno sorridevano, mi salutavano con un bacetto e tutti gli altri rodevano. Mi divertivo anche a raccontare ai compagni di avventure che sarebbero accadute nelle stanzette delle ragazze che con la scusa del computer rotto mi attiravano e poi, come nei migliori film generazionali di Moccia mi baciavano e si lasciavano andare. I miei compagni mi vedevano come un mito. In realtà invece era accaduto solo una volta, quando Alessia, una ragazza del terzo anno si innamorò di me, io sono molto timido e mi ci volle u bel po' per capirlo, quella storiella durò un anno. Per il resto solo amicizie, alcune erano così stronze che l'anno successivo facevano finta di non conoscermi, ma per fortuna capitava raramente. Tutto questo grazie al computer, in quegli anni ogni famiglia ne aveva uno e quasi nessuno lo sapeva usare a dovere, era diventato per me il pretesto per ogni cosa e io un eroe informatico, punto di riferimento per tutti. Ancora oggi la maggior parte delle persone che conosco, che frequento mi vedono come mr. computer, mio padre mi ripeteva
"Ti posso aiutare ad aprire un negozio di computer in città così almeno ti pagano quando vai a risolvergli i problemi!"
Questo non mi entusiasma, mio padre non comprende ancora che il computer non serve solo a scrivere pagine con word e ascoltare musica, c'è un mondo dietro, la programmazione dei software e dei videogames, il mondo dell'hardware che si espande continuamente e molto altro. La mia passione non è quella di risolvere i problemi ma di inventare qualcosa, nuovi stimoli e sete i sapere.
Per oggi ho scritto abbastanza, mi fa un po' male la mano, non scrivevo dal giorno della prima prova agli esami. Però mi sento più appagato, anche se per fortuna non mi legge nessuno, è come se avessi confessato qualcosa a qualcuno con sincerità, senza maschere e filtri, senza abbellimenti e decori. È bello così, sento che lo farò ancora. A presto quaderno!

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora