16 - 10 - 1999

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Non ho ancora chiuso occhio. Adesso posso affermare con certezza che è veramente una pazzia andare a Roma in autobus. Non riesco a trovare una posizione dignitosa per stare comodo, continuando così impazzirò. Dopo aver attraversato lo stretto di Messina, appena siamo passati da Villa San Giovanni, l'autista ha fatto partire un film sulle due TV di bordo. Peccato che sono seduto in fondo e la TV più vicina è minuscola. Ma forse non tutti i mali vengono per nuocere. Il film in questione è Via col vento. L'obiettivo dell'autista è certamente quello di farci dormire. È stato annunciato che alla fine del film verranno spente le luci. Adesso siamo ancora sulla autostrada Salerno Reggio Calabria e ho l'impressione che il film stia per finire. Scriverò un po', prima che spengano le luci. Da Catania a Messina ho giocato a Prince of Persia sul mio Game Boy. In un paio d'ore sono riuscito a completare tutti i quadri. Quando viaggio gioco sempre a Prince, lui è un personaggio familiare per me e non mi fa sentire solo. Fu il mio primo gioco su Commodore Amiga. La mia infanzia l'ho passata con lui. Poi ho continuato sul PC e adesso con il Game Boy. Nonostante tutto non riesco a rilassarmi. Ho la sensazione di essere un po' rintontito, un turbine di emozioni mi attraversano. In questi giorni sta succedendo di tutto. L'impatto con il mondo del lavoro, le prime devastanti settimane alla Sanisoft, le liti con i miei, la convocazione al colloquio con l'Ubivision, l'organizzazione del viaggio, insomma, sto vivendo un vero e proprio periodo di cambiamenti radicali. Non ero pronto a tutto questo. Non mi sento sereno. Per fortuna che almeno con i miei ho risolto qualcosa. Oggi finalmente, mentre facevo colazione, mio papà si è seduto di fronte a me. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto "a chi vuoi prendere in giro? Io ho capito tutto. Non sei andato a lavorare ieri, ti ho visto uscire dall'agenzia viaggi e poi ho torchiato tuo fratello Marco". In quel momento stavo per svenire, ho pensato che fosse tutto finito. Invece ha proseguito il suo discorso con calma "tu ci credi veramente in quello che stai facendo, alla tua età prendersi queste responsabilità non è da tutti. Se proprio non vuoi lavorare a Catania e ad Ancona hai un opportunità è giusto che tu provi sulla tua pelle quest'esperienza. Gli errori servono a crescere. Capirai che tutti i lavori, alla fine nascondono le stesse insidie". Non ci potevo credere, mio padre per una volta ha cambiato il suo punto di vista. Pensa sempre che sia un errore ma si è dovuto rassegnare e guarda i fatti da un altra angolazione.
Dopo questo discorso mi ha fissato con il suo sguardo più severo e mi ha chiesto "da quanto tempo non vai più a lavorare da Aloisio?"
"Sanno che mi assento per motivi di salute..." ho risposto vago;
"Ah bene, ti sei tenuto la porta aperta? E da quanto tempo non vai?", sapevo dove voleva andare a parare, lo conosco troppo bene, ma non mi andava di raccontare ancora bugie, così ho detto la verità, "da lunedì". E come previsto il rimprovero non ha tardato ad arrivare "hai usato la mia auto per andare in giro a far cosa? Io me ne privo per permetterti di andare a lavorare! Oggi non l'avrai!".
Passava tutto ma l'auto mai. Per lui è sacra. In tutta questa storia, la cosa che lo fa più imbestialire è la sua macchina. Non è una Ferrari o chissà cosa ma per lui è come se lo fosse. A quel punto gli dovuto far capire che ne ho fatto buon uso "prima in cerca di un lavoro per trovare i soldi del viaggio, non avendo trovato nulla ho impiegato il resto del tempo in biblioteca a studiare per il colloquio", in realtà non è proprio così, non andavo per studiare. Volevo dargli una risposta più efficace. Lui si è fermato un po' a pensare senza dire nulla, alla fine ha uscito il suo portafogli e ha posato duecentomila lire sul tavolo esclamando "fattele bastare!" Poi è uscito di casa.
Un gesto che non mi sarei mai aspettato, non l'aveva mai fatto. Sono rimasto immobile a fissare quelle banconote per una decina di minuti. A quel punto non sono uscito per far finta di andare alla Sanisoft e mi sono dedicato allo zaino da portarmi. Per pranzo, mentre eravamo tutti a tavola, anche mia mamma mi ha detto che sapeva tutto e sosteneva di averlo capito da giorni che non andavo più a lavorare. Alla fine si è parlato di Ancona, ho spiegato come avevo organizzato il viaggio e di cosa si occupa esattamente la Ubivision. Finalmente mi ascoltavano con attenzione.
Subito dopo pranzo sono venuti Lorenzo e Giuseppe a salutarmi. Siamo stati un po' nella mia camera a raccontarci le nostre avventure settimanali. Lorenzo con l'Università ha diversi problemi, non si trova bene ed è molto distratto da altro. Ha conosciuto una ragazza fuori sede che frequenta medicina e invece di andare a lezione va a casa di lei. Giuseppe, invece, aspetta che gli arrivi la chiamata per il militare. Ha deciso di non andare all'università e non ha potuto fare il rinvio. Così passa l'intera giornata a giocare con il suo computer portatile a Premium Manager Soccer. Un manageriale di calcio. Lui ci gioca così tanto da essere arrivato nella stagione 2300-2301. È nel futuro. La cosa divertente è che quando i giocatori raggiungono una certa età appendono le scarpe al chiodo facendo spazio a giocatori nuovi con nomi inventati dal sistema. In sostanza il computer sceglie i nuovi nomi mescolando i nomi e i cognomi di giocatori ritirati. Questo accade anche con calciatori di nazioni differenti generando miscugli strani ed esilaranti. Nomi russi e cognomi africani, nomi arabi e cognomi giapponesi e così via. Abbiamo letto un centinaio di nomi del tipo Slavenkov Paoli, Nino Maciulevicius o Ruud Baggio. Ridevamo con le lacrime. È stato un bel momento, già mi mancano i miei amici. Sono ossigeno per me.
Ecco, siamo ai titoli di coda di Via col vento e almeno una buona metà dei passeggeri sta già dormendo. Tra poco spegneranno le luci e io non so che fare. Tra l'emozione e l'ansia per il colloquio di domani ho l'adrenalina al massimo.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora