Finalmente mi posso sfogare un po'. Oggi pomeriggio, sono stato rinchiuso nella sede dell'associazione del professor Verdi per assistere ad un dibattito sulla progettazione software attraverso l'utilizzo del linguaggio Java. Eravamo in sei, oltre a me ed al prof. Verdi, c'erano quattro membri dell'associazione che non avevo mai visto ne sentito nominare. A voler essere sinceri, più che un dibattito costruttivo sembrava uno sfoggio di nozioni superflue esposte con saccenza. Parole, parole e paroloni, senza citare casi specifici o esempi pratici di applicazione sul campo. Io ovviamente sono riuscito a seguirli solo a sprazzi. In fondo sono stato invitato dal prof. Verdi in veste di visitatore e non per partecipare. Non sarei neanche andato. Ho voluto approfittare dell'occasione per lasciare delle copie del mio curriculum al professore. Non mi sarei mai aspettato uno strazio di quattro ore. Il tempo non passava mai. Ho tentato anche di seguire i loro ragionamenti filosofici ma non riuscivo proprio a stargli dietro. Troppi discorsi e poca informatica. Alla fine anche il prof. Mi ha fatto capire che è stato un incontro poco produttivo. Io non riesco a stare chiuso in un posto per troppo tempo se non per un motivo preciso, per un fine utile. Pensare di buttare quattro ore in una stanza senza un obiettivo è inconcepibile.
In sintesi oggi posso riassumere la mia giornata con due notizie, una positiva ed un'altra negativa. Comincio con la positiva, il prof. Verdi ha ricevuto finalmente i miei curriculum e soprattutto ha visto il mio nuovo gioco manageriale. Quando lo ha installato sul suo PC non riusciva a credere che un ragazzo della mia età, da solo fosse riuscito a portare a termine un lavoro di questo genere. Oltre settecento righe di codice C++, un database con quaranta piloti e quindici piste da scegliere, auto personalizzabili e simulazione di gran premio con tanto di soste ai box. "Un lavoro da veri professionisti!" ha esclamato con entusiasmo, "questo lo invierò insieme al curriculum alle due case produttrici di software più importanti d'Italia!". Non vedo l'ora!
La cattiva notizia è Laura. Abbiamo rotto. Lei non tollera i miei momenti creativi. Non può accettare giornate come quella di ieri, chiuso nella mia stanza solo con i miei progetti e nient'altro. Dice che vorrebbe sentirsi sempre al primo posto. Ma dovrebbe accettare anche i miei spazi. Oggi abbiamo parlato un bel po' all'uscita di scuola. Lei frequenta il quinto anno al liceo scientifico E. Fermi. Appena mi ha visto fuori ad aspettarla, anziché essere felice e manifestarsi con un sorriso, come ha sempre fatto, ha cambiato strada. Mentre andava via si guardava indietro per vedere se la seguivo. Non è la prima volta che si comporta così.
Ho deciso di non seguirla. Così si è fermata, si è voltata e mi ha gridato a distanza "neanche mi segui? Si vede che di me non te ne importa più nulla!" e con movimenti isterici ha proseguito. Io odio queste figure, è infantile. Preso dai nervi me ne stavo tornando a casa. Basta! ho pensato, non sopporto le ragazze appiccicose e isteriche, Laura si sta rivelando così. Mi attrae incredibilmente, è anche molto intelligente, ma quando le cose non vanno come vorrebbe, si trasforma. Per questo motivo ultimamente penso che forse non ne vale la pena continuare questa storia.
Avevo appena varcato la soglia di casa quando ha iniziato a squillare il telefono di casa. Rispondo io, la sento ansimare in lacrime, mi dice che non c'è la fa più e che è rimasta sotto casa sua ad aspettarmi "se ti fosse importato qualcosa di me saresti venuto subito!". Ho pensato di andare da lei, almeno per parlare e calmarla, quando ad un tratto ha iniziato a strillare, lanciandomi anatemi e insulti di ogni tipo. Ho cambiato idea, dopo aver riagganciato e lasciato il telefono accuratamente fuori posto, sono andato a posare lo zaino nella mia stanza. Non avevo fatto in tempo a salutare i miei genitori quando ho sentito suonare a raffica il campanello di casa. Ecco, me l'aspettavo, era inevitabile. Ho capito subito che era lei. Aveva in mente qualche sceneggiata delle sue. Sono sceso subito per evitare che mia mamma ed Emilia si accorgessero di qualcosa e si appostassero ad origliare. Appena aperto il portone, neanche il tempo di mettere il naso fuori che mi sono visto arrivare un casco addosso. Vedo Laura in lacrime esasperata. Ha iniziato a gridare vomitandomi addosso il solito elenco di colpe e sbagli che ho commesso fin ora nei suoi confronti. Nel giro di pochi minuti, tutto il vicinato era uscito in balcone con il pop corn in una mano e drink con cannuccia nell'altra. Io, nonostante il nervosismo che mi provocano queste reazioni smisurate, cercavo di tenerla a bada e non fomentarla. Lo spettacolo è durato una ventina di minuti. Ha fatto tutto lei, finite le argomentazioni e gli episodi da rinfacciare è passata alla fase B, vittima indifesa e non compresa. Alla fine mi ha abbracciato, si è scusata della reazione e finalmente è scattato l'applauso degli spettatori. Ero infuriato ma dovevo mantenere la calma. Ci siamo spostati da lì. L'ho accompagnata verso casa. Abbiamo parlato un bel po' e le ho detto che non mi va più di continuare questa storia ma che ci penserò. Lei piangeva come una bambina ma non aveva più le forze per altre reazioni esagerate. Così ci siamo congedati pacificamente.
Sono arrivato a casa in ritardo per pranzo. Doppia ramanzina di mio padre, la prima per il ritardo a tavola, la seconda per l'indegno spettacolo teatrale sotto casa.
Per fortuna adesso la giornata è finita. È stata dura ma proficua. Ora mi consolerò con il mio nuovo videogame. A presto quaderno!
STAI LEGGENDO
Nei panni di una donna - il diario dimenticato
RomantiekUn viaggio negli anni '90, attraverso il diario di Alberto, diciannovenne con un'attiva vita sociale, genio dell'informatica e cultore dei videogames, che per inseguire il suo sogno andrà a lavorare lontano da casa. Inizialmente elettrizzato dall'id...