Quello che è accaduto nelle ultime tre ore non l'avevo completamente previsto. I miei piani erano incentrati sul colloquio alle 11:00, poi il treno delle 16:00 da Ancona, l'autobus delle 20:00 da Roma Tiburtina per Catania. Avevo programmato tutto alla perfezione. Ma la vita mi sorprende sempre, non è andata così, piani stravolti. Voglio scrivere tutto, nulla deve essere dimenticato.
Dopo aver preso il cappuccino e avvisato i miei del mio arrivo ad Ancona mi sono recato alla sede della Ubivision. L'emozione si faceva sentire, anche perché era la prima volta che entravo in un luogo in cui venivano creati i videogames che ho nel computer. Forse è la stessa sensazione che proverebbe un appassionato di cinema ad entrare negli studios di Cinecittà, negli stessi luoghi dove i suoi idoli hanno girato i maggiori capolavori della storia del cinema italiano. Non so se è un paragone corretto ma per me è stata un'emozione pazzesca. Mi sentivo le gambe molli e una incredibile confusione mentale, alimentata dalla sensazione di disorientamento dovuto ad una città che non conosco. Arrivato davanti alla portinaia che mi ha subito riconosciuto, ho chiesto se potevo salire o se mi avrebbe dovuto annunciare al citofono.
<<giovanotto, addirittura vuoi essere annunciato? Ma allora sei un personaggio importante!>>, ha esclamato con tono teatrale e un accento molto strano, sembrava romano ma anche un po' toscano. Poi è scoppiata a ridere della sua stessa battuta. Ho riso anche io, in realtà però non ci ho badato più di tanto, ero concentratissimo e non volevo farmi attendere più di tanto. La portinaia mi ha indicato la scala. Una sola rampa, dieci gradini di marmo bianco, contati un per uno, al nono le gambe non mi reggevano più e stavo pure inciampando. Davanti al portoncino c'era una targa in plexiglas con inciso il nome dell'azienda. Dopo aver suonato mi ha accolto un ragazzo con un cappellino blu dei New York Yankees, una camicia a quadri rossi da tagliaboschi, in puro stile Kurt Cobain e i pantaloni della tuta. Ho detto che avevo appuntamento con Il signor Ascari. Mi ha fatto entrare in una sala d'attesa che sembrava il soggiorno di un normalissimo appartamento. Ho atteso una decina di minuti dopo i quali è arrivato un ragazzo con dei gonfissimi ricci biondi e degli occhiali viola giganti. <<piacere di conoscerti! sono Valerio>>. Per la prima volta in vita mia si materializzava davanti a me un amico virtuale, conosciuto solo in chat. Altra emozione nuova, mi sudavano le mani. Mi ha fatto un sorriso rassicurante, <<stai tranquillo! il colloquio è una formalità! Oliviero ha bisogno di nuovi programmatori. Se accetterai l'offerta saremo presto colleghi>>. Mi ha invitato a seguirlo lungo il corridoio. Sembrava lo scomparto di un vagone del treno, a destra il muro, a sinistra una porta bianca ogni due metri, erano tutte rigorosamente chiuse. Valerio continuava a camminare, il corridoio era lunghissimo e sempre uguale. Ogni porta aveva un numero accanto. Arrivati alla fine del corridoio, dopo la stanza numero quindici ci siamo ritrovati davanti alla porta rossa di fondo. Dopo aver bussato una sola volta, ha aperto senza aspettare risposta. Siamo entrati in una stanza molto stretta e lunga, in fondo un tavolo di vetro con tre monitor 27 pollici schierati di spalle. Ci siamo dovuti avvicinare per vedere in faccia Oliviero Ascari, stava lavorando concentrato, fissava i monitor incantato come in una specie di trance. Ho salutato educatamente senza sperare di riceve alcuna risposta.
Valerio mi ha indicato una sedia in pelle nera, senza dire nulla mi sono seduto e lui è uscito dalla stanza. Non ho idea di quanto tempo sia passato prima che Ascari alzasse lo sguardo. Non sapevo neanche se si fosse accordo della mia presenza. Era in un pianeta suo. In parte posso anche comprenderlo, quando mi concentro sui codici, il resto del mondo non esiste più. Ho atteso con pazienza, mi sono guardato intorno in cerca di indizi utili a capire qualcosa in più sull'azienda. Così, dalle prime impressioni sembra quasi più modesta e meno organizzata della Sanisoft. Non c'è neanche una segreteria, io mi aspettavo un mega edificio con una scritta enorme sul prospetto. In Italia dovrebbe essere il tempio del videogame. Invece nulla di tutto questo. Ho visto solamente una saletta di ingresso, un lunghissimo corridoio con quindici porte bianche ravvicinate ed infine questa stanza. Dietro le spalle del capo una finestra orizzontale lunga per tutta la parete inquadrava un antico palazzo di fronte la strada. Nelle altre pareti solo librerie piene di faldoni, cd room e floppy disk. Proprio mentre ero intento ad osservare tutto ciò che mi circondava, ho notato che Ascari aveva alzato lo sguardo, ci siamo guardati e ho nuovamente salutato imbarazzato. Ha continuato a fissarmi per qualche secondo con i suoi occhi verdi penetranti, poi a ripreso a scrivere alla cieca sulla sua tastiera. Assurdo, stavo iniziando a perdere la pazienza, avevo fatto i salti mortali per arrivare lì in orario dalla Sicilia e lui si comportava come se non ci fossi. Così ho iniziato a presentarmi, <<sono Alberto Solari, un programmatore siciliano. Ho diciannove anni e vengo da Catania...>>, stavo per proseguire quando Ascari mi interrompe dicendo <<non siamo alla ruota della fortuna, forse ti sembro Mike Bongiorno? Ho il tuo curriculum, so chi sei!>>, il suo sguardo era serio ma non severo. Ho cercato di capire rapidamente se fosse una battuta a cui avrei dovuto ridere o se stava parlando seriamente. Nel dubbio sono rimasto in silenzio interdetto. Dopo qualche secondo è scoppiato in una fragorosa risata. <<dimmi, hai portato qualche tuo lavoro da mostrarmi?>>, ho fatto un sospiro di sollievo e ho preso dal mio zaino una tesina che avevo preparato inserendo le stampe degli screenshot delle interfacce di F1M e altri lavori fatti in passato. Ascari mi stava osservando perplesso e ha ripreso a parlare con il suo tono sarcastico <<i tuoi videogame funzionano sulla carta stampata? Ma allora sei un mago?>>, così ho subito preso i cd rom dei miei giochi. Lui me ne ha subito strappato uno a caso dalle mani e lo ha inserito nel suo computer. Non riuscivo a vedere i monitor, lo osservavo mentre armeggiava con il computer. Nel frattempo cercavo di leggere i titoli dei cd rimasti nelle mie mani per capire quale avesse preso. Era Albert Soccer, un giochino di calcio sviluppato sulla scia di Sensible Soccer, a differenza del quale al posto dei calciatori famosi c'erano i nomi dei miei amici e compagni. Mi sono vergognato, come mi era venuto in mente di portarmi anche quel dannato gioco fatto per scherzo. Avevo preso tutti i cd rom in fretta e furia senza riflettere. Ascari ha iniziato a scrivere sulla tastiera, finalmente dopo pochi minuti ho capito cosa stava facendo. In pratica non aveva totalmente lanciato il gioco, voleva capire come lo avevo sviluppato. Dopo un po' ha esclamato <<notevole! l'hai creato tu?>>, ho risposto timidamente, <<sì, l'ho creato due anni fa, così, per gioco>>. La sua risposta mi ha gelato <<non hai creato proprio nulla, questa è una pessima imitazione di Sensible Soccer. Jon Hare ha creato qualcosa, tu no. Facile così. Hai qualcos'altro da mostrarmi?>>.
<<si, un manageriale di formula 1>> ho risposto con un filo di voce porgendogli il cd di F1M.
<<hai molta fantasia, non ci aveva mai pensato nessuno...>>, ha esclamato con il suo solito tono sarcastico. Ne avevo abbastanza, mi stavo per alzare infuriato. Non sono venuto ad Ancona per farmi prendere in giro ed essere umiliato da questo sbruffone.
Ha inserito il cd nel suo potentissimo computer. Dopo qualche secondo era di nuovo lì ad armeggiare fin quando si è fermato e mi ha chiesto se avevo con me i codici originali di sviluppo. Per fortuna li inserisco sempre nei cd rom. Gli ho spiegato che erano lì stesso. Ha iniziato a scorrere tutti i codici. Dopo almeno venti minuti di attesa mi ha guardato molto seriamente ed ha detto con tono calmo <<per me puoi iniziare da domani>>. Il silenzio è sceso nella stanza. Questo non me lo aspettavo per niente. Non avevo mai neanche immaginato l'eventualità di iniziare subito. Pensavo che tra il colloquio e il primo giorno di lavoro dovesse passare almeno un mese. Valerio mi aveva detto che cercavano personale da gennaio in poi. Ero convinto così. <<domani?>>, non sapevo più che dire, <<potrei iniziare tra qualche settimana?>>,
<<io ho bisogno di uno sviluppatore adesso>>.
<<ok, è solo che non ho ancora una casa, non sono ancora organizzato, non abbiamo parlato del compenso, il contratto, le condizioni>>, quasi balbettavo;
<<vuoi che ti dica le condizioni? È facile, tu lavori, l'azienda ti paga. Solitamente si inizia alle 9:00 puntuali ma non si sa quando si finisce la sera, dipende dal lavoro che si fa. Non ci sono orari d'uscita qui>>. Questo non mi ha preoccupato. È il mio sogno e non ho problemi di orari. Ma dovevo capire se potevo mantenermi ad Ancona con lo stipendio. Così mi sono preso di coraggio e ho chiesto esplicitamente <<qual'è la paga mensile?>>, Ascari si è alzato in piedi a prendere il suo cappotto, mi ha fatto cenno di andare e mi ha detto <<dopo un mese di prova ti verranno rimborsate le spese, circa seicentomila lire, se andrai bene ti faremo un contratto da un milione e mezzo mensili>>. Non credevo alle mie orecchie, ero eccitatissimo all'idea. Fantastico, ma dovevo organizzarmi, nella mia testa avevo mille cose in disordine che rimbalzavano. Ascari si era già allontanato, non sapevo dove fosse andato e mi sono ritrovato da solo nel corridoio delle quindici porte. Dopo una pausa di riflessione sono uscito e mi sono precipitato alla prima cabina telefonica che ho trovato per strada. Ho chiamato a casa e raccontato tutto ad Emilia. Mi ha suggerito di cercare un albergo per la notte. Da oggi dovrò cercare casa. Ho una disponibilità di trecentocinquantamila lire, non mi basteranno a lungo. In caso, se avrò problemi chiederò a Valerio se mi potrà ospitare per un po'.
Poi sono andato verso la stazione, avevo visto degli alberghi un po' più modesti di quelli a quattro stelle del centro, mi ha fatto simpatia l'hotel Italia, una notte venticinquemila lire. Non è proprio il massimo ma ha il bagno in camera e non è molto lontano dal centro. Mi sento dentro un film, ancora non realizzo bene quello che mi sta accadendo ma sento che è tutto positivo. Un mese di prova retribuito e poi avrò il lavoro che ho sempre sognato, uno stipendio e non vivrò più con i miei genitori. Sono proprio confuso e felice. Ora cercherò di recuperare un po' di sonno e le energie necessarie per organizzarmi e cercare casa e vestiti di ricambio.
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Nei panni di una donna - il diario dimenticato
Lãng mạnUn viaggio negli anni '90, attraverso il diario di Alberto, diciannovenne con un'attiva vita sociale, genio dell'informatica e cultore dei videogames, che per inseguire il suo sogno andrà a lavorare lontano da casa. Inizialmente elettrizzato dall'id...