28 - 10 - 1999

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Trascorrere il sabato sera chiusi nella propria camera è veramente triste. Non ho amici con cui uscire. La maggior parte dei miei colleghi vive fuori Ancona e quelle poche persone che conosco stanno chiuse in casa anche il sabato sera. Mi fanno rabbia anche i miei coinquilini che sono privi di qualunque spirito di collettività, totalmente asociali. Da quando vivo in questa casa li ho visti solo passare dal corridoio per andare in bagno. Per il resto del tempo stanno ognuno nella propria camera e con la porta chiusa. Non abbiamo mai mangiato un giorno tutti seduti intorno allo stesso tavolo. Non me lo spiego. Mi sento di provenire da un altro pianeta. Sono abituato a stare con gli altri in un altro modo. Potrebbe essere piacevole cenare tutti insieme, farci una chiacchierata e scherzare, magari mentre sorseggiamo un bicchiere di birra. Mi sembrerebbe anche una cosa normale tra ragazzi della nostra età. Potrebbero nascere delle amicizie e il sabato sera si potrebbe uscire insieme. Posso giustificare solo Franco che ha la fidanzata che lo viene a trovare spesso la sera, si chiude in stanza con lei e non si sentono più. Lui è il più normale, solo con lui riesco a cenare insieme e scambiare qualche Battuta. Ma gli altri? Nando studia anche il sabato Sera? Ed Enrico? Fuma seduto sul davanzale? Cosa fa tutta la sera? Non ha neanche lui né la connessione né il PC. Forse legge dei libri? Me lo chiedo in continuazione. Oggi l'ho incontrato una volta sola mentre rincasava con un sacchetto trasparente nelle mani. Gli ho chiesto se pranzava con me e mi ha detto che aveva mangiato un panino al volo e si sarebbe riposato nel pomeriggio. Gli ho proposto di uscire questa sera mi ha detto che non esce il sabato, odia la confusione.
In un primo momento ho pensato di uscire da solo, sarebbe la quarta volta da quando sono qui ed è sempre più deprimente, torno a casa con il morale a pezzi. Cerco di mescolarmi con gli altri, di attaccare bottone ma mi sento invisibile. Sono anche riuscito a scambiare due chiacchiere con un ragazzo di Napoli che vive qui per studiare, ma dopo aver parlato dieci minuti ci siamo resi conto che non avevamo più nulla da dirci, era depresso. Ho scoperto che preferisco quando sono al lavoro. Almeno sono preso dagli impegni, il tempo vola, collaboro con gli altri, ho degli obiettivi.
Il fine settimana mi è nemico. Se avessi un computer in camera credo che mi metterei a lavorare anche la domenica.
Ho sentito i miei, ho detto anche ad Emilia che mi mancano gli amici e che non riesco a socializzare, non si è stupita e mi ha rassicurato. Sostiene che ci vuole solo del tempo per integrarsi in una città completamente nuova. Aspetterò, non ho altra scelta, mi sto rassegnando. Infatti non esco più la sera, durante la settimana faccio orari di lavoro rigidissimi e il fine settimana mi deprimo.
Ieri è stato un giorno importante al lavoro, abbiamo fatto la riunione del venerdì, dopo la prima settimana di sviluppo di World War Battle che tutti per comodità chiamiamo WWB. Oliviero ha preparato la riunione con grande cura, mettendo insieme il lavoro dei tre team con il suo. Il risultato è già un videogame, certo, mancano i dettagli, i colori, molti oggetti sono ancora sbozzati, ma i movimenti e le dinamiche ci sono già e sono ben oleate. Il capo ha giocato davanti a noi e ha prima di tutto esaltato l'ottimo risultato. Poi è passato alla fase delle critiche che servono per crescere e migliorare il gioco. Oliviero è un perfezionista, vuole il massimo, nulla può essere lasciato al caso. Il suo discorso si è trasformato in un assordante rimprovero, ha fatto notare tutti i bug e le incongruenze, è stato così devastante da farci pensare di ricominciare di nuovo. Ma come un genio che si rispetti, sul finale della riunione, dopo la tempesta critiche, ha dato una soluzione. Siamo rimasti tutti in silenzio a riflettere sulle sue parole per qualche minuto, alla fine ci siamo guardati e abbiamo capito che Non poteva essere altrimenti. Quella di Oliviero non era una soluzione bensì la soluzione. Il nostro lavoro è salvo e la settimana seguente metteremo in atto il suo piano mentre i game designer continueranno a lavorare sugli scenari di guerra. Sarà un capolavoro. Lo sento. Abbiamo saputo che il progetto ha anche degli sponsor e una delle case distributrici più potenti al mondo si è interessata a World War Battle. Una notizia eccezionale. Nonostante la lavata di capo generale siamo usciti tutti gasati e con il buon umore.
Sto pensando veramente di investire il mio primo stipendio acquistando un computer fisso assemblato, anche con un monitor e una tastiera usati. Con poche lire dovrei riuscire ad avere qualcosa che mi permetta di lavorare anche da casa. Potrei sfruttare il sabato e la domenica per portarmi avanti con il lavoro. Impazzirò, ma almeno mi distrarrò. È peggio rimanere qui senza aver nulla da fare.
Ho la testa in aria perora, ieri mio padre, con tono di rimprovero, mi ha detto che ha chiamato Aloisio a casa a Catania per chiedere come stavo. Mi ero completamente tolto dalla testa la Sanisoft, non avevo più avvisato. Forse non se ne sono accorti solo ora, dopo più di dieci giorni di assenza. In ogni caso ho fatto una figuraccia e ho dimostrato poca serietà. Per fortuna mio padre si è ricordato della bugia che ho raccontato ed è stato al gioco. Ha dovuto improvvisare arrampicandosi sugli specchi e non è proprio il tipo. Immagino che lo avrà ubriacato di parole. Adesso dovrò completare l'opera chiamando io e dicendo che non voglio più proseguire il tirocinio.
Ripenso a quei giorni li, in cui dovevo stare dietro a Claudio per migliorare dei software già sviluppati da una ditta spagnola, che mediocrità. Io mi vergognerei ad avere un azienda simile. Oramai, per fortuna, è solo acqua passata.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora