22 - 10 - 1999

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È andata bene. I primi giorni di lavoro sono stati pirotecnici. Altro che Sanisoft, qui si fanno cose stimolanti e in un ambiente attivo pieno di veri geni. Mi sento parte di un sistema che funziona alla grande sotto la guida di un capo esperto e geniale. Oliviero ci spreme come limoni ma i risultati sono incredibili e tutti lavoriamo come una squadra.
Ieri è stato il mio primo vero giorno di lavoro. Gianluca, lo sviluppatore più anziano, mi ha mostrato la mia postazione. Si accede da una delle quindici porte bianche lungo il corridoio di destra. La stanza numero dieci. Ci sono soltanto due scrivanie, una destinata agli informatici e una ai game designer. In realtà, a quanto pare ad Oliviero non piace molto distinguere i ruoli e ha sempre assunto persone con entrambe le capacità. Sia informatici che sono capaci di rappresentare qualcosa di grafica che Game designer che sanno programmare. Così facendo ognuno di noi ha un idea della complessità del lavoro del collega e la squadra funziona meglio. Io sono stato assegnato nella stanza con Dario Cosmi, un game designer di trent'anni sempre in tuta e con un cappello a visiera e gli occhiali spessissimi. È un fenomeno, in pochissimo tempo è capace di dar vita a qualsiasi cosa. Dopo una breve riunione del nostro team per la divisione delle mansioni, abbiamo subito iniziato a lavorare. Il videogame è ispirato alla seconda guerra mondiale. Attraverso delle immagini di repertorio dobbiamo ricostruire alcuni scenari ed intere città con animazioni e e personaggi vari. Gianluca mi ha dato delle dispense in cui ci sono diversi lavori di questo genere e li sto utilizzando come riferimento. Ho impiegato tutta la giornata di ieri per raccapezzarmi un po' e capire come lavorare. Oggi ho iniziato a prendere il giusto ritmo e mi sento elettrizzato, non vedo l'ora di vedere i primi risultati. Ho ottenuto anche alcune piccole soddisfazioni. Nel pomeriggio è passato Il capo per il suo giro di ricognizione e mi ha elogiato davanti a tutti quanti per l'ottimo lavoro che ho fatto fin ora. Mi ha detto <<continua così! Ti devo procurare un computer più potente così potrai andare ancora più veloce>>.
Mio papà mi ha mandato dei soldi per posta, mi basteranno per un po', giusto il tempo di ricevere il primo compenso dalla Ubivision. Sembra si sia sbloccata anche la problematica della casa.
Finalmente ho avuto il coraggio di chiedere ad Oliviero se sconoscesse qualcuno per trovare una stanza e come sempre abbiamo avuto un dialogo surreale. <<ho difficoltà a trovare una stanza qui ad Ancona, sto ancora in albergo>>,
<<pensi di essere entrato in un'agenzia immobiliare? Ti sembro un agente immobiliare?>>;
<<no no, chiedevo se magari...>>;
<<ho per caso Tecnocasa scritto in fronte?>>;
<<ok, scusa, come non detto>>;
<<che fai? Adesso ti offendi?>>;
<<no no, a posto, tutto ok>>;
<<allora l'hai già trovata?>>;
<<cosa?>>
<<tu cosa cerchi?>>
<<una stanza da affittare>>,
<<l'hai trovata?>>
<<no>>
<<e vai a cercarla!>>
<<cioè? Devo andare ora?>>
<<si>>
<<allora ci vediamo di pomeriggio?>>
<<ma che hai capito? Cercala qui, vai in giro per le stanze e chiedi ad ognuno se ti può aiutare, ti devo spiegare tutto io?>>
E così ho iniziato la mia campagna porta a porta alla Ubivision. La prima stanza è stata la quindici del mio corridoio. Con l'occasione ho visto tutti gli ambienti interni alle stanze dell'azienda. Ed è stato divertente vedere come ogni collega ha impostato a modo proprio l'ambiente di lavoro.
Mi ha colpito molto la stanza tredici, quella di Gianfranco detto PixelJean, ha una vera e propria tenda da campeggio montata a terra vicino la sua postazione. Ho chiesto se la usava per dormirci la notte, invece mi ha spiegato che si chiude li dentro con il portatile per trovare la giusta ispirazione. Altri hanno delle gigantesche cuffie da Dj, altri ancora hanno ridipinto le pareti con colori vari alcuni hanno delle strane sedie a dondolo di legno e sono seduti nelle posizioni più assurde. È un ambiente veramente particolare, quando sono lì ho la sensazione di essere in un tempio della creatività. Si fa di tutto per dare fondo alle proprie riserve di fantasia.
In alcune stanze ho visto mensole piene di libri di fiabe o di fantasia, TV con il videoregistratore per guardare films e documentari. Molti stavano guardando delle ricostruzioni storiche della seconda guerra mondiale per poterne cogliere particolari utili per gli scenari del gioco.
Sono entrato in tutte le stanze, dalla quindici del corridoio di Oliviero all'ultima stanza del corridoio della sala riunioni. Non tutti mi hanno potuto aiutare, molti vivono nella provincia e viaggiano in auto o con i mezzi. Altri abitano in casa da soli, solo alcuni mi hanno detto che in caso mi avrebbero informato ma al momento in casa loro sono al completo.
Nella penultima stanza, invece, Enrico Bosco, uno sviluppatore poco più grande di me, mi ha detto che se ne è andato da casa sua uno studente universitario che occupava una camera singola. Con centocinquantamila lire al mese potrei andare ad abitare lì. Mi ha invitato a vederla.
Ci sono andato all'uscita dal lavoro, si trova lungo una strada ripida non molto lontana dal centro più antico di Ancona. Non è affatto male. La cucina è un po' trasandata e il bagno è lungo e stretto con delle mattonelle bianche e arancioni. La stanza è piccolina ma comoda ha una finestra che prospetta sul retro del fabbricato. Tutto sommato può andare bene per le mie esigenza e comunque non ho la possibilità di fare lo schizzinoso, altrimenti potrei rischiare di rimanere in albergo per un altro mese.
Domani mattina porterò tutte le mie cose al lavoro e in serata andrò a sistemarmi nella nuova stanza.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora