24 - 10 - 1999

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Scrivo per la prima volta dalla mia nuova camera. Posso finalmente dire che vivo e lavoro ad Ancona. Mi sento anche molto più tranquillo. L'idea di pagare tutti quei soldi di albergo ogni giorno mi tormentava. Ieri, quando ho lasciato la stanza, il portiere dell'albergo mi ha chiesto per la prima volta cosa facessi, come mai ero lì e dove sarei andato. È un personaggio molto silenzioso, bassissimo e con la barba bianca. Mi ha sempre ignorato, probabilmente si sarà affezionato alla mia presenza. D'altronde, in questi alberghi di fronte la stazione i clienti si fermano a pernottare al massimo per una notte è raro che qualcuno si trattenga così tanto. Sono per lo più commercianti, marinai, hanno tutti qualcosa a che fare con il porto di Ancona. Mi hanno detto che è tra i più importanti d'Italia ed ha gli scali commerciali, industriali e pescherecci, oltre ai traghetti per la Croazia e l'Albania. È una città di passaggio per molti e quegli alberghi, sono la testimonianza di quest'aspetto della città.
La nuova camera non è un granché, dalla finestra entra poca luce, le pareti non sono chiare e non posso neanche ridipingerla perché ha una vecchia carta da parati sui muri. Non saprei neanche da dove cominciare per toglierla via. Ho deciso che resterà, tanto, in questa stanza dovrò starci il meno possibile e solo per la notte. Tra il lavoro ed altro troverò il modo di rimanere chiuso qui il minor tempo possibile. Mi mette angoscia stare chiuso in una stanza senza un computer e una connessione ad internet. È come rimanere tagliati fuori dal mondo.
Ho conosciuto tutti i miei coinquilini, oltre ad Enrico Bosco ci sono altri due ragazzi che studiano all'università. Franco, che occupa la casa da più tempo di tutti ha la stanza più grande della casa. Ha ventisette anni e studia ingegneria civile, trascorre le sue giornate a studiare materie scientifiche e tecniche, il suo mondo è il cemento armato. Usa il suo computer per far girare dei software di calcolo delle strutture. Mi chiedo come ci si possa appassionare ad una cosa simile. Trovo molto tristi gli studi di questo genere, io non ci riuscirei mai.
Il quarto coinquilino si chiama Nando, è originario di Roma, sembra un tipo molto particolare. Tra ieri e oggi l'ho incontrato solo due volte mentre usciva dal bagno, sta chiuso nella sua camera a studiare per gli esami. Non cena con gli altri, mangia dei panini mentre studia. È molto grosso e in casa lo prendono tutti in giro. Ancora non conosco bene nessuno dei tre, neanche Enrico che lavora con me, sono tutti strani e ognuno è per i fatti propri. Con Enrico da due sere usciamo insieme dalla Ubivision e facciamo strada verso casa ma poi, si chiude anche lui nella sua camera e inizia a fumare erba sdraiato sul davanzale della finestra. Sembra nostalgico, non capisco a cosa pensa. Mi piacerebbe istaurare un bel rapporto con lui, magari fare qualche lavoro insieme ma non riesco ad avere un grande dialogo e la sera siamo troppo stanchi, così non gli propongo mai nulla. Spero nel fine settimana di conoscerli meglio.
Ho iniziato ad organizzarmi, a lavare i vestiti a mano e a cucinare maldestramente qualcosa. Non vado oltre la pasta con il tonno e l'uovo fritto. Speravo che in casa ci fosse un atmosfera amichevole e che tutti fossero più uniti per mangiare e uscire insieme la sera. L'unico che ha mangiato ieri insieme a me è Franco, il futuro ingegnere. Lui cucina bene ed è organizzatissimo.
Al lavoro va tutto liscio, sento di fare sempre bella figura con tutti, devo migliorare nell'organizzazione del mio lavoro e nella comunicazione con gli altri ma per il resto ho ingranato alla grande. Sto lavorando sui movimenti dei soldati nemici appostati in un villaggio. Dario, il game designer che lavora nella postazione accanto alla mia, invece si sta occupando di ricostruire tutte le ambientazioni e gli oggetti presenti nella scena. È come il set di un film, ci sono degli attori e un luogo con delle caratteristiche precise. Oltre all'esercito nemico ci saranno pure civili e animali che abitano il villaggio. Io e Dario stiamo facendo un ottimo lavoro e siamo in linea con i tempi rispetto anche agli altri della nostra squadra. Oliviero passa spesso, dispensa consigli utili e mi insegna tantissime cose. Quando si siede lui al mio computer ha il potere di incantarmi. Digita quei tasti con una rapidità straordinaria, ha le idee chiarissime e ogni cosa che viene fuori dalle sue mani ricorda altri celebri giochi già visti. Sembra sempre qualcosa di definitivo. Alla fine penso sempre "è un genio!" Mentre tre squadre sono impegnate a realizzare le ambientazioni e le truppe, lui da solo sta sviluppando il personaggio protagonista. Tutti i movimenti, le armi e le azioni sono studiate direttamente da Oliviero. Da solo lavora alla stessa velocità di una squadra intera.
Sul suo conto girano tante voci, adesso che sto più a contatto con gli altri nelle pause, ascolto e cerco di capire il più possibile. In realtà non c'è qualcuno che abbia delle informazioni esatte, ci sono tante scuole di pensiero sulla sua vita. Valerio e Dario, ad esempio, sostengono che Oliviero sia sempre stato un brillante creatore di videogames abbia messo su l'azienda grazie alle sue ricchezze economiche, proviene da una delle più antiche e ricche famiglie di Ancona. Molti palazzi lì vicino sono di sua proprietà, per questo motivo insegue i suoi sogni e senza badare a spese.
Altri colleghi sostengono invece che negli anni ottanta Oliviero abbia lavorato per l'intelligence di stato americana e che ancora dal suo ufficio svolga indagini. Secondo queste voci i videogames per lui sarebbero soltanto un divertimento. Il fatto che vada spesso in America e abbia molti contatti con diverse aziende, potrebbe essere un indizio che avvalorerebbe questa seconda ipotesi. Tutto questo mi affascina e mi incuriosisce ma in fin dei conti non importa chi sia veramente e da dove venga, quello che mi interessa è che mi sta dando la possibilità di far parte di una squadra eccezionale e di realizzare un videogame che verrà utilizzato da migliaia di utenti in tutto il mondo. Questo è sempre stato il mio sogno e adesso si sta per avverare.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora