18 - 10 - 1999

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È solo il secondo giorno ad Ancona e mi sembra sia passata un'eternità. Ho perso la cognizione del tempo. Il primo lunghissimo giorno di lavoro è andato. Mi sono presentato alla Ubivision con un ora di anticipo.  Ho chiesto alla portinaia se ci fosse già qualcuno in sede. Non ha tardato a rispondere <<c'è sempre qualcuno in quella gabbia di matti, secondo me qualche svitato passa la notte lì>>. Una volta sopra è venuto ad aprirmi un signore di mezza età molto magro con lo sguardo perso nel vuoto, portava un berretto di lana blu. Mi ha lasciato entrare senza neanche chiedere chi fossi e quando mi stavo per presentare, si è allontanato verso una delle stanza del corridoio. Sono rimasto in sala d'attesa senza sapere cosa fare. Avevo due opzioni, bussare nella stanza di Ascari sperando fosse già lì o aspettare l'arrivo di Valerio. Nel dubbio ho preferito non prendere iniziative e mi sono seduto in un divanetto all'ingresso. Ho sentito Valerio al telefono ieri sera, l'avevo chiamato dall'albergo per chiedere informazioni sulla casa. Mi ha spiegato che vive a Pescara con la famiglia, viaggia ogni giorno tranne in rari casi in cui si fa ospitare da alcuni suoi zii che vivono ad Ancona. Avevo immaginato di uscire con lui i primi giorni per ambientarmi e socializzare con altre persone. Invece, anche l'unico contatto che ho qui vive fuori Ancona.
Sono dovuto andare in giro in cerca di annunci per una camera nella zona dell'università. Non è facile, molti numeri appesi alle cabine telefoniche sono vecchi. Il periodo migliore per trovare casa è tra agosto e settembre. È difficile, ci vorrà più tempo, dovrò rimanere in albergo per qualche altro giorno. Ho ancora dei soldi da parte ma non dureranno a lungo, ho paura che poi non mi bastino per la caparra. Dovrò corrispondere due mensilità, se troverò una stanza doppia a centocinquantamila lire al mese dovrò dare tutto quello che mi rimane. In questo momento è la cosa che mi preoccupa di più. Non mi ero mai ritrovato in una situazione simile, mi rendo conto di cosa significhi rimanere senza soldi e senza famiglia. Non nascondo che le parole della portinaia mi hanno fatto pensare che se rimarrò senza soldi e senza casa almeno potrò dormire in azienda, magari qualcun altro lo fa già. Ma che sto dicendo? Comincio a delirare. Dopo una giornata così pesante non posso ragionare con lucidità. La cosa più opportuna sarebbe farmi mandare dei soldi dai miei. Al primo stipendio potrei restituirli. Ieri ho sentito mio padre molto soddisfatto alla notizia del mio futuro stipendio. Io lo conosco bene, ha le sue idee e convinzioni ma avrà apprezzato la mia buna volontà, i sacrifici fatti per trovare, da solo, un vero lavoro con una retribuzione dignitosa. Un milione e cinquecentomila lire sono una bella somma anche per lui. Sono certo che mi aiuterà economicamente. Potrebbe inviarmi dei soldi per posta. Non so come si faccia ma esisterà un modo. Lui lo saprà, però non voglio chiederli io, deve propormelo lui. Non mi piace chiedere soldi ai miei genitori.
Mentre ero seduto in attesa di Valerio o del boss, mi sono improvvisamente ricordato della Sanisoft, gli avevo detto che mi sarei dovuto sottoporre ad un intervento in un ospedale fuori Catania ma non sapevano nient'altro. Adesso mi toccherà avvisarli in qualche modo. Cosa penseranno? Ma soprattutto cosa penserà Aloisio che è amico del prof. Verdi? Farò una figuraccia pazzesca. Inizialmente ho pensato di chiamare proprio il professore e dire la verità. Se lo facessi però, si scoprirebbe che quella del ricovero era una balla e non mi va. Alla fine ho pensato che chiamerò lunedì mattina, dirò che non mi sono ancora ripreso e che comunque non completerò il tirocinio perché dovrò fare il militare. In realtà sono stato riformato due anni fa alla visita. Sono troppo gracilino per fare il soldato. Non credo che Aloisio indagherà, non gli interesserà più di tanto. Poi, magari, se in futuro le cose andranno bene dirò al prof. Verdi che dopo il servizio di leva ho trovato lavoro ad Ancona. Mi dispiace raccontare bugie. La verità è che non so affrontare le persone. Cosa ci sarebbe di male a dire la verità? Ci penserò dopo il fine settimana.
Mentre ero assorto tra i miei pensieri è arrivato Oliviero Ascari, erano le 8:30 esatte. Appena ha chiuso il portone il suo sguardo si è posato su di me, senza salutare mi ha chiesto <<è da molto che sei qui?>>
<<dalle 8:00>> ho risposto con naturalezza,
<<sei sicuro di non voler andare alla ruota della fortuna?>>, a questa domanda mi sono bloccato, come al solito mi spiazzava con la storia di Mike Bongiorno, ma non capivo cosa volesse dire e se avrei dovuto sorridere o meno. Così ho risposto seriamente, <<si, sono sicuro, voglio lavorare qui! Con lei>>,
<<con lei Chi? Non vedo donne qui in giro, hai un'amica immaginaria?>>
<<no, con lei...lei!>>, mi ha proprio messo in imbarazzo.
<<siamo tra uomini, non ci sono donne alla Ubivision. Quindi tutti del TU!>>;
<<ok, voglio lavorare qui, non mi piacciono i quiz televisivi. Sono venuto in anticipo per stare qui il maggiore tempo possibile>>;
<<ma non hai ancora capito che non è un concorso a premi...>>, a quel punto, stava sicuramente scherzando. Mi sono giustificato sorridendo <<ho visto che lo fanno anche altri, così sono salito prima>>,
<<gli altri vengono prima perché hanno un compito da svolgere, a te non ho dato ancora nulla...e non hai vinto nulla>>. A quel punto ho capito che non stava scherzando. Sono diventato subito serio e non ho più replicato. Non volevo rimanere intrappolato in quel botta e risposta. Mi ha guardato con una faccia stranissima ed è scoppiato a ridere. È pazzo, non ci sono dubbi. I codici gli hanno dato alla testa di brutto.
Mentre ancora rideva fragorosamente si è diretto verso una porta sul lato opposto al corridoio. Appena entrato mi ha fatto cenno di seguirlo. Con mia sorpresa ho scoperto un altro corridoio speculare all'altro, quindi non c'erano solo quelle quindici porte viste ieri ma anche altre porte, questa volta gialle ed erano ravvicinate tra loro.
Abbiamo percorso tutto il corridoio fino alla stanza in fondo chiusa da una porta in vetro nero e alta fino al soffitto. Sembrava di essere all'interno di The Secret Agent, un vecchio videogioco del Commodore 64 a cui giocava Lorenzo da bambino. Bisognava provare ad accedere in tutte le porte dei vari livelli per riuscire a risolvere un dilemma e trovare il colpevole.
Magari Ascari ha pensato proprio a quel gioco per realizzare la sede della Ubisoft.
Ho seguito il capo all'interno della porta nera. Era una grandissima sala riunioni di forma quadrata. Il pavimento pieno di mattonelle con tantissime gradazioni di colore apparentemente disposte a casaccio. Al centro della stanza un grande tavolo di vetro così pulito che si vedevano solo i piedi cilindrici di sostegno in acciaio cromato. C'erano tante sedie di plexiglas totalmente trasparenti tutte posizionate intorno. Sulle pareti, invece, erano dipinte delle strisce verticali con varie gradazioni di colore. Sono rimasto rapito da questo insolito ambiente ma non avevo visto ancora tutto, la sorpresa più grande è stata quando ho alzato gli occhi sopra di me. Mi ci è voluto più di un secondo per capire che il soffitto non era altro che uno specchio gigante che rifletteva fedelmente le piastrelline colorate del pavimento. Non erano disposte a caso. Da questa angolazione si capiva chiaramente tutto il disegno.  Sono dei pixel che quando vengono specchiati sul soffitto, insieme alle strisce alle pareti, danno vita ad un effetto ottico incredibile. Sembrava di essere  tra i pixel del monitor. Dopo averlo guardato con attenzione ho capito che rappresentava il quadro iniziale di Crazy Bird, un vecchio videogame che girava su Commodore 64. Incredibile, l'effetto era pazzesco. Non so per quanto tempo sono rimasto incantato a bocca aperta. Quando Ho sentito la voce di Ascari che mi chiedeva con tono giocoso <<stai cercando il bianconiglio? Ti senti Alice nel paese delle meraviglie? Vado a chiamare il cappellaio matto o sei in grado di partecipare alla riunione con noi?>>; mi sono girato di scatto a guardarlo e ho visto che erano arrivate altre persone. Ero troppo distratto ad ammirare quel gioco di riflessi e pixel.
Ci siamo seduti tutti quanti intorno al grande tavolo. Inizialmente eravamo cinque, il capo non mi aveva presentato agli altri e già parlottava con alcuni di loro consultando delle stampe. Dopo qualche minuto è arrivato Valerio, dopo di lui anche altre persone e la sala si è riempita. Sette posti per ogni lato del tavolo pieni. Ventotto persone in silenzio assoluto. Un ragazzo gigante si è alzato e con un telecomando ha fatto scendere dal soffitto un proiettore. Altra sorpresa, il desktop di un computer portatile si stava proiettando sulla superficie di vetro al centro del tavolo. Il gigante stava settando qualcosa fin quando non è riuscito a mettere a fuoco e duplicare l'immagine in quattro parti, ognuna rivolta verso un lato del tavolo. Oliviero Ascari si è alzato in piedi e sotto lo sguardo attento di tutti ha dato inizio alla riunione. Avevo capito che si trattava di una persona dalla forte personalità ma In quel momento ho avuto la conferma, quest'uomo ha un carisma incredibile. Quando parla lui tutti gli altri pendono dalle sue labbra ammirati. Ogni parola è messa al posto giusto e pronunciata con una certa intensità da lasciare tutti con il fiato sospeso. Ha una capacità di esposizione delle proprie idee che ammalia gli interlocutori. Ha trovato anche il modo di darmi il benvenuto presentandomi a tutti quanti. <<un nuovo prezioso elemento si è aggiunto oggi alla nostra squadra, adesso siamo pronti per la nuova avventura che ci porterà ad entrare di diritto nell'Olimpo delle software house che contano. Non a caso ho scelto il venerdì per questa importante riunione. Un giorno che rappresenta la fine di una settimana lavorativa per annunciare ufficialmente l'inizio di una nuova era. È straordinario!>>. Si percepiva un entusiasmo incredibile. Non vedevo l'ora di iniziare. Da quel momento nella mia testa non c'era altro.
Sul tavolo venivano proiettate delle immagini relative al mondo del cinema, in particolare quelle dei film di mafia, criminalità e violenza. Valerio mi aveva parlato di un gioco di corse non di mafia. Non che la violenza nei videogiochi mi crei qualche problema, sono un campione di Carmageddon, peggio di quello non si può inventare nulla. Volevo solo capire meglio. Ho incrociato lo sguardo di Valerio e non ho capito se era sorpreso anche lui o se sapesse già qualcosa. Sicuramente era una informazione riservata e non poteva dirmi la verità in chat.
La riunione è durata nove ore. A dire il vero sembrava più una conferenza che una riunione. Parlava solo il capo e qualche collaboratore. Solo verso le ultime due ore sono iniziati gli interventi dei colleghi sugli aspetti più tecnici. Io non sono intervenuto, ancora non conoscevo bene il tema del gioco e non volevo neanche fare la figura del primo della classe. Però, ho capito che Valerio è uno dei game designer più preparati.
Abbiamo fatto anche una breve pausa per pranzo. Dal bar di fronte sono arrivati dei panini e delle bibite. È stato il più bel momento della giornata, ho parlato con tanti colleghi programmatori, tutti preparatissimi. Sono menti brillanti, ci capivamo al volo. Ho visto che pochi sono di Ancona. L'azienda, infatti, accoglie solo i giovani più preparati da tutte le parti d'Italia. Quando ho raccontato, sotto forma di aneddoto divertente, come fossi stato contattato da Valerio, in molti mi hanno detto che è normale. L'azienda segue persone di tutta l'Italia attraverso questi canali, chat, forum, website o addirittura risalendo agli autori di videogames gratuiti che girano per il web. Questa è la forza di Oliviero, lui crede nei giovani che si fanno da soli. È raro che assuma qualcuno uscito dall'università. Sostiene che in quel percorso di studi accademico, i ragazzi spendono tutte le loro energie per concentrarsi su nozioni teoriche e tecniche perdendo per strada una buona parte della creatività che contraddistingue un giovane. Lui chiama tutti i programmatori che lavorano qui Hacker. Sostiene che l'accezione negativa del termine, comunemente diffusa dai giornalisti, sia scorretta. L'hacker è colui che entra nelle logiche del sistema per trovarne le criticità, i punti deboli e di conseguenza lavora per risolverli. Quelli che invece usano le loro capacità per abusare delle falle dei sistemi per trarne un beneficio personale Oliviero li chiama cracker. In passato avevo letto qualcosa in merito al servizio di alcuni hacker che in passato erano stati arrestati per truffa e successivamente si erano messi al servizio dell'intelligence dello stato per il bene collettivo.
Il grande progetto di Ascari e della Ubivision consiste nella realizzazione di un videogame tridimensionale di guerra per console di nuova generazione. Il protagonista non è altro che un soldato che combatte per l'esercito del suo paese. Il giocatore dovrà affrontare diverse missioni, in mare e in terra e avrà a disposizione diverse armi. Fin qui nulla di nuovo, la vera novità è nella possibilità di giocare on Line contro altri giocatori. Ascari ha preso contatti con una delle più importanti ditte realizzatrici di console che starebbero lavorando ad un sistema di connessione ad internet che permetterà agli utenti di giocare connessi ad internet. Se le cose andranno secondo le loro previsioni, tra qualche anno, più utenti, da casa loro potrebbero partecipare da soldati alla guerra virtuale che svilupperemo noi. Ci saranno alleati e nemici. Ad essere onesti mi sembra un po' ambizioso, un futuro troppo lontano. Le connessioni sono ancora lente, immagino quanti joypad lanciati contro la TV dai giocatori quando la connessione cadrà durante una sparatoria.
Per fortuna il progetto prevede un piano B. Se il progetto connect delle console non verrà portato a termine nel breve periodo dai produttori di console, il nostro videogame funzionerà ugualmente, per questo motivo dovrà essere migliore dei giochi di guerra attualmente in commercio.
Questa è la vera sfida. Per tale ragione alcuni colleghi, durante la riunione, hanno mostrato, attraverso alcune slides, degli studi fatti su alcuni titoli in commercio, evidenziandone punti di forza e criticità. Oliviero è intervenuto per farci notare come altre software house molto famose non hanno maggiori capacità della Ubivision, anzi, in alcuni casi hanno commesso errori da principianti. Il nostro obiettivo sarà di dare il massimo, il resto lo farà lui grazie ai suoi contatti con le più importanti case di produzione e distribuzione.
La riunione si è conclusa con l'assegnazione degli incarichi. In pratica tre grandi squadre in cui game designer e sviluppatori lavoreranno fianco a fianco, tutte coordinate da Ascari. Non ci sono gerarchie alla Ubivision, solo un capo e rapporti di buon senso tra colleghi. Questo per annullare invidie e arrivismi. Ho scoperto che per questo motivo tutti i dipendenti guadagnano allo stesso modo, si è fratelli in tutto e per tutto.
Solo ottime impressioni, come inizio non c'è male. Resta soltanto il problema casa e tutti gli altri tasselli si metteranno al loro posto. Ne sono certo.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora