21 - 9 - 1999

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Ciao quaderno, questa notte ho un bel po' di roba da scrivere. Devo schiarirmi le idee. Anche se sono stanchissimo non credo che dormirò. Quella di oggi per me è stata una giornata importante che difficilmente potrò dimenticare. È stato il mio primo giorno di lavoro e anche se, in realtà si tratta di un tirocinio, sempre di lavoro si tratta. Mia sorella sostiene che in Italia la parola tirocinio è un modo elegante di chiamare il lavoro non retribuito. Infatti, oggi sono stato trattato come un normale lavoratore al suo primo giorno di lavoro e non era ciò che esattamente mi aspettavo. Ma vorrei iniziare dal principio.
Questa mattina, preso dall'ansia del ritardo mi sono ritrovato sotto la sede della Sanisoft, è questo il nome dell'azienda dell'ingegner Aloisio, con una mezz'ora di anticipo. L'edificio di due piani prospetta su una strada molto grande, sul portone di vetro una piccola targa raffigurante il logo della Sanisoft, due esse speculari l'una rispetto all'altra. Attraverso il vetro si intravede una corte ed in fondo la grande scala che conduce al piano superiore. Dalla corte si vedevano i diversi ingressi al piano terra.
Per ammazzare il tempo ho fatto una passeggiata nei dintorni alla ricerca di un bar. Volevo fare colazione con più calma, visto che per la fretta avevo ingurgitato due biscottini da tea mentre mi preparavo di corsa per uscire. Dopo aver attraversato un paio di isolati ho trovato un bar tabacchi dall'aspetto poco rassicurante. Non aveva una grande scelta di cornetti o altro. Così ho preso solo un caffè. Mentre stavo pagando mi sono sentito chiamare, appena mi sono voltato ho riconosciuto l'ingegner Aloisio che mi salutava calorosamente. Dopo averlo aspettato, siamo andati insieme in azienda. Mi ha condotto al primo piano in una grande stanza di accoglienza con una segretaria, mi ha fatto cenno verso un piccolo angolo divani per l'attesa è se ne è andato nel suo ufficio. Dopo una decina di minuti si è avvicinato un signore sulla quarantina molto basso, carnagione scura e capelli neri.
Si presenta con una stretta di mano molto energica,
"sono Paolo Ferro, il coordinatore dell'area di supporto ai clienti. Farai parte della mia equipe"
ha affermato con un tono di voce molto autoritario e un'espressione quasi infastidita, come se fosse stufo di ripeterlo ogni giorno. Si è diretto in una sala in fondo al corridoio. Una stanza grande quanto il soggiorno di casa mia, occupata quasi interamente da un tavolo con otto persone che lavoravano in postazioni vicine l'una di fronte all'altra e con pochissimo spazio vitale intorno. Erano strettissimi. Molto diverso da come lo avevo immaginato. Oltre alle normali postazioni c'era un computer nel lato più corto del tavolo vicino la porta, con un monitor ingiallito della Hiron e una tastiera con i pulsanti incrostati. Bene, ho capito subito dove mi sarei dovuto sedere. Dalla parete vetrata in fondo si intravedeva una scrivania disposta come una cattedra in modo da avere sotto controllo tutto il personale. Quello è l'ufficio di Ferro.
Entrando ho rivolto un saluto generale, i programmatori avevano quasi tutti delle cuffie auricolari per concentrarsi e non ho ottenuto alcuna risposta. Ferro dal canto suo non si è neanche premurato di presentarmi il suo staff e mi ha fatto cenno di seguirlo nel suo ufficio. Seduto nella sedia di fronte a lui ho dovuto attendere diversi minuti prima di vedermi preso in considerazione, sembrava si fosse dimenticato di me. Dopo una serie di telefonate finalmente si è deciso a spiegarmi di cosa mi sarei dovuto occupare. In sostanza, senza ulteriori spiegazioni, mi ha messo davanti un foglio con un percorso server dove avrei trovato i files necessari per il compito da svolgere. Ho dovuto fare un grande sforzo per capire da solo di cosa si occupano esattamente quel gruppo di sviluppatori. La Sanisoft realizza software e applicativi di contabilità principalmente per cliniche private, ambulatori e ospedali. Lo sviluppo di questi software è suddiviso in due uffici al piano terra mentre al primo piano, oltre ad esserci la segreteria con una centralinista e la direzione c'è l'area di supporto tecnico. Gli users dei software Sanisoft segnalano quotidianamente al centralino o tramite messaggi di posta elettronica tutti i bugs e le anomalie varie che incontrano durante l'utilizzo. Spesso inviano anche suggerimenti e lamentele di ogni sorta. L'area di supporto ai clienti, dove sono stato assegnato io, ha proprio lo scopo di risolvere i bugs e i problemi segnalati. Paolo Ferro mi ha assegnato 10 bugs di un software Chiamato S.H.R. (Sanisoft Hospital Registration) per le prenotazioni delle visite, accettazione e la successiva fatturazione. Tutto questo l'ho capito da solo durante il test del programma per la verifica dei bugs. A volte gli user segnalano errori inesistenti a causa di un errato utilizzo. Ho dovuto quindi prima capire che genere di software fosse, poi come funzionasse ed infine la verifica dei bugs da risolvere. Una volta raccolte tutte le informazioni necessarie ho analizzato i codici di programmazione. Man mano che scorrevo notavo errori che poi venivano successivamente riparati ma con dei compromessi. in sostanza, anziché riscrivere le parti di codice mal concepite li aggiustavano con un'operazione successiva che bypassava la prima, una sorta di cerotto. Tutto questo per me è una follia. Così facendo si creano i presupposti per successivi bugs non prevedibili e i processi di calcolo si allungano con il conseguente rallentamento del sistema. Ho preso un foglio di carta e ho contato tutte le toppe e i bugs irrisolti. Poi ho trovato anche l'origine dei dieci errori che mi ha consegnato Ferro e mi sono sono messo a ragionare sulle eventuali soluzioni. Avevo due possibilità, la prima era quella di rattoppare i bugs come era stato fatto in passato valutando però le possibili conseguenze future. La seconda ma anche la più corretta, era quella di riscrivere tutto il software evitando gli errori commessi in passato e di conseguenza tutti i bugs fin ora segnalati. Quest'operazione, molto più lunga e complessa, avrebbe permesso di snellire notevolmente i processi.
Erano già trascorse due ore da quando Ferro mi aveva assegnato l'incarico. Mi sono guardato intorno incerto per riflettere sul da farsi. I miei nuovi colleghi stavano lì con lo sguardo fisso sui monitor e gli auricolari, non mi degnavano neanche di uno sguardo. A ripensarci a mente lucida, sarebbe stato opportuno alzarmi e andare a chiedere direttamente al coordinatore come comportarmi in questa situazione. Invece ho commesso il primo mio grave errore, ho preso autonomamente la mia decisione. Volevo a tutti i costi fare bella figura e stupire tutti. Così ho iniziato a riscrivere il software da zero sulla scorta del vecchio. Avrei creato una sorta di S.H.R. 2. Mi ci sarebbero volute ore ma la giornata di lavoro era lunga e ho pensato di potere utilizzare anche il giorno successivo. Nonostante le altre presenze nella sala, e un computer obsoleto con il monitor minuscolo, avevo raggiunto un livello di concentrazione ottimale. Andavo al massimo della velocità, sembravo un invasato mentre facevo ticchettare rumorosamente i tasti della tastiera, era come musica per me. Sono stato interrotto solo da Davide, uno sviluppatore che gentilmente mi aveva preso in considerazione per chiedermi se mi andava di fare un break caffè con loro al bar. Io ovviamente non potevo, dovevo fare bella figura, per questo avevo bisogno del maggiore tempo possibile. Dopo un paio d'ore, quando avevo già superato la metà del lavoro che avevo previsto mi sono sentito chiamare da Paolo Ferro che era già dietro di me che mi chiedeva a che punto fossi. Voleva già consegnati i files con i bugs risolti. A quel punto ho esposto con fierezza la mia opinione spiegandogli che continuando a rattoppare buchi ne avremmo creati altri è così all'infinito e che di conseguenza avevo optato per riscrivere tutto in modo più coerente e sintetico. Qui commisi il secondo, il terzo e il quarto errore della giornata. Me ne rendo conto solo adesso, con quella spiegazione è come se avessi considerato male il loro software dicendo che era pieno di errori e conflitti, ho sminuito il lavoro degli altri dicendo che lo avevano rattoppato male e come se non bastasse suggerivo io, uno stagista ultimo arrivato di diciannove anni, una soluzione che definivo migliore. Mi sono accorto subito che c'era qualcosa che non andava, quando tutti i collaboratori si sono girati improvvisamente sorpresi, (ma non avevano gli auricolari?). Ferro ha sgranato gli occhi in un modo molto strano prima di esplodere con un rimprovero colossale, la sua voce sarà arrivata fino in strada. Ho sentito come un getto d'aria bollente dritto sul viso, mi sentivo svenire, sarei voluto scomparire.
"Ti era stato chiesto per oggi di risolvere solo dieci bugs che servivano entro questa sera per l'aggiornamento mensile. Tutti gli altri sviluppatori qui stanno risolvendo bugs. Cosa ti ha fatto pensare di prendere una decisione del genere. Secondo te stiamo tutti perdendo tempo? Non siamo l'area sviluppo qui, noi risolviamo i bugs della versione in uso dei software. Vedi qualcuno che fa di testa sua? Adesso, dopo una mattinata intera non hai fatto nulla di quello che ti ho chiesto. Per quanto mi riguarda puoi anche tornartene da dove sei venuto, ci penserà qualcun altro".
Dopo aver pronunciato l'ultima parola nel silenzio generale di tutti gli altri, si è voltato ed è tornato ne suo ufficio. Per un attimo ho provato a cercare qualche sguardo di comprensione ma gli altri avevano già ripreso a fissare i loro monitor. Così mi sono andato a chiudere in bagno per una decina di minuti. Non ho capito più se quei dieci bugs, adesso li avrebbe dovuti risolvere qualche collega o Ferro lo ha detto solo per testare la mia tempra. Così, non mi sono dato per vinto. Rientrato al mio posto ho riguardato gli appunti presi nella prima mattinata e ho iniziato a rattoppare come voleva lui. Alle 14:00 avevo già finito. Mi sono alzato e sono andato a bussare alla porta di Ferro. Con un cenno mi ha fatto capire che era impegnato. Così sono rimasto seduto in postazione. Gli altri erano andati in pausa pranzo, io dovendo aspettare il coordinatore sono rimasto lì. Quinto errore della giornata, socializzare e trovare un dialogo con i colleghi poteva essere un modo per capire meglio le cose e magari farmi degli amici. Invece, sono rimasto lì ancora per un ora. Quando Ferro alle 15:00 è uscito dalla stanza mi ha chiesto come mai fossi ancora lì. Gli ho spiegato che avevo risolto i bugs richiesti e mi sono scusato per l'inconveniente, spiegando che fosse accaduto a causa della mia inesperienza. E poi non dimentichiamoci, sono uno stagista al primo giorno, no? La sua espressione di forzato disgusto non riusciva a nascondere un lieve accenno sorriso. Come se fosse soddisfatto del suo rimprovero perché aveva sortito l'effetto sperato. Si è preso i files e mi ha lasciato andare a casa. "Oggi era solo per conoscerci, per ora puoi andare, domani ci vediamo qui alle 8:00 puntuali!". Alle 8:00? Se continuano ad anticiparmi l'orario di lavoro prima o poi mi toccherà andare direttamente la sera prima.
Adesso sento di avere le idee più chiare. Oggi ho fatto tanta esperienza, ha ragione mio padre, in un giorno di lavoro si impara più che in un anno di scuola. Da domani so che dovrò fare solo ciò che mi chiedono, socializzare con gli altri e parlare sempre bene dei prodotti dell'azienda.
Domani sarà un altro giorno.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora