4 - 12 - 1999

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Ho ricevuto il mio primo stipendio! Che bella sensazione, mi sento di avere il mondo in pugno. La settimana scorsa sono dovuto andare in banca ad aprire un conto corrente per ricevere il pagamento. Solo all'idea di avere tutti quei soldi in banca mi elettrizza. Oggi mi hanno consegnato il bancomat e sono andato per la prima volta a prelevare, fantastico! Non dovrò più sentirmi in colpa quando spenderò dei soldi e restituirò quelli che mi ha prestato Emilia. Prenoterò un volo da Roma a Catania durante il periodo di Natale e al prossimo stipendio mi comprerò un bel computer portatile. Finalmente sento ripagati i miei sforzi. Se avessi una ragazza la porterei a cena ma sono solo come un cane qui. Oggi, al solito ho cercato di organizzare un incontro con fabiola17, sento che è quella giusta, sembra simpatica mi ha assicurato di avere diciassette anni, quindi non è del 1917 e odia le droghe. Non vedo cosa mi possa nascondere. Certo, è stata dura convincerla ad incontrarmi, ho dovuto fare lavorare la mia Veronica per supportarmi e solo oggi Fabiola mi ha detto di essersi decisa. Il problema è che si deve inventare qualcosa per i suoi, è figlia unica e a quanto pare sono molto rigidi con lei, non la lasciano uscire facilmente. Quindi stiamo aspettando il sabato sera in cui, di solito, va a mangiare la pizza con le sue compagne. A me sta bene, questo è sintomo di buona famiglia e sani principi. Non sarà sicuramente una pazza scatenata né una tossica. Sembra anche molto sensibile e dolce. Spero sia anche carina.
Poi oggi su #ancona2.0 ho conosciuto un ragazzo simpatico di Ancona ma  che vive a Milano, abbiamo parlato a lungo, condivide con me la passione per i videogame arcade degli anni ottanta e mi ha promesso che quando rientrerà ad Ancona a trovare i suoi mi porterà in giro per le sale giochi storiche della città e mi farà vedere la sua collezione di Atari, Commodore e console.
Un amico così qui ci vorrebbe proprio. Lunedì ho telefonato a Lorenzo che come al solito mi ha rimproverato, dice che mi devo comprare uno di questi telefoni portatili cellulari, così mi potrà chiamare e inviare messaggini. Mi sembra uno spreco spendere i soldi del mio stipendio per una cosa che non mi ha mai fatto simpatia, però, se mi permetterà di sentire più spesso i miei amici farò questa spesa. Lorenzo mi ha detto che manco molto a tutti gli amici e che non vedono l'ora di provare qualche nuovo videogame. Dovrò inventarmi qualcosa da portargli per Natale. Magari sviluppo un arcade game natalizio per giocare tutti insieme. Oramai sono diventato sempre più veloce, se avessi un po' di tempo in più e un computer anche a casa potrei farlo. A dire il vero era proprio la mia idea iniziale, quella di costruire il mio futuro collaborando con colleghi anche dopo il lavoro. Le cose sono andate diversamente, Valerio non vive nella mia stessa città, altri colleghi interessanti non ne ho trovati e io non ho gli stimoli giusti. Oggi sono tornato a riflettere su quello che sto facendo e l'atmosfera natalizia mi sta trasmettendo quel calore che non ho sentito fin ora. Dopo il lavoro sono entrato in una grandissima libreria, era piena di gente, c'erano già gli addobbi natalizi e di sottofondo dei classici brani americani. Un'atmosfera che mi ha ricordato la mia infanzia, il Natale in famiglia e i pomeriggi trascorsi con mia sorella e mia mamma sul divano a vedere vecchi film americani di Natale. È sempre un periodo magico il Natale.
Quello che faccio al lavoro perora mi sta cominciando ad annoiare, mi rendo conto che in questo genere di videogames viene a mancare la componente fantasia. Tutti i videogiochi degli anni ottanta e i primi anni novanta erano frutto del genio di qualcuno, c'era tanta fantasia, a volte gli scenari erano proprio lontani dalla realtà. Un grande uso dei colori, suoni buffi e particolari, personaggi surreali e ambientazioni incredibili. Penso a bubble bobble, bomb jack, frogger o il primo leggend of Zelda. Anche i giochi di sport o che comunque tendevano a simulare la realtà avevano delle particolarità. Non erano vere e proprie simulazioni, c'era un approccio più fantasioso, le movenze dei personaggi, gli ostacoli, le visuali. Ad esempio i giochi di calcio della konami o anche Street fighter che era pensato come una lotta vera e propria ma i personaggi erano quasi tutti frutto della fantasia. Il progetto World War Battle, invece, è una vera e propria simulazione, in cui si cerca ad ogni costo di emulare ogni dettaglio della guerra. I miei colleghi impiegano giornate intere davanti a vecchi documentari dell'istituto Luce per carpire più dettagli possibile. "Dobbiamo far rivivere al giocatore l'esperienza della guerra", così ripete sempre Oliviero. Ma io penso che il giocatore vuole giocare, va bene l'idea della guerra ma sempre per gioco. Ci devono essere dei particolari che permettano a chi sta giocando di percepire che non è una vera guerra ma pur sempre un gioco. E poi, per chi come me il videogame lo realizza, non ci sono occasioni di appagamento, non si può inventare nulla, si esegue e basta. Questo condizione mi permette di migliorare ma rischia di inaridire la mia creatività. Per questo motivo devo decidermi a progettare un videogioco tutto mio. Una cosa più semplice ma che può interessare a qualche produttore specializzato. Non mi viene nulla in mente. Adesso lo so, mi conosco troppo bene, non dormirò questa notte e mi scervellerò fino a trovare una valida idea.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora