25 - 9 - 1999

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Come ormai ogni sera mi ritrovo sul letto esanime a sfogare le mie frustrazioni. Sono nervoso da quando frequento la Sanisoft. Lo manifesto poco, mi trattengo tutto il giorno agli occhi degli altri ma poi, la sera, mi viene una fitta allo stomaco. Tengo tutto dentro. Il lavoro è un continuo banco di prova per i miei nervi, vengono sollecitati come gli ammortizzatori della Hyundai Lantra nella pubblicità. Magari continuando così diventerò pazzo o farò come quei lavoratori esausti nei films americani che imbracciano un fucile e sterminano tutti i colleghi dell'ufficio.
Oggi ho chiesto ad Aloisio se mi sarei potuto ridurre l'orario o essere almeno spostato al settore programmazione, con l'obiettivo di imparare qualcosa di nuovo ai fini del mio tirocinio. L'ingegnere, con una specie di ghigno sulle labbra, non ha fatto una grinza, mi ha detto
"non c'è problema, sarai alla programmazione oggi stesso". Dopo neanche dieci minuti mi sono ritrovato seduto accanto ad uno sviluppatore del piano terra. Il mio compito era quello di osservarlo. Il suo nome è Claudio Gerardi, porta i suoi lunghi e unti capelli rossi legati e degli occhiali spessi come fondi di bottiglia. Potrà avere non più di quarant'anni. Dopo la prima mezz'ora di affiancamento in cui mi sono impegnato a fargli le giuste domande, per capire piú in fretta di cosa ci stavamo occupando, mi sono reso conto che stava per iniziare un nuovo calvario. Claudio era visibilmente infastidito della mia presenza, inoltre non mostrava per niente l'intenzione di farmi capire qualcosa, sicuramente per paura di avere futuri rivali nelle sue mansioni. Quando ho capito con chi avevo a che fare ho iniziato a diventare più duro e anziché fare domande ho iniziato ad esprimere osservazioni critiche. Dopo aver lanciato un paio di frecciatine senza ricevere risposte Claudio si è fermato di botto. Mi ha guardato negli occhi e finalmente ha detto quello che pensava "hai finito di fare il saputello? Tanto lo sappiamo tutti che sei il solito nerd che passa le giornate sui forum a leggere stronzate informatiche. Poi all'atto pratico non sei capace di fare nulla. Tra l'altro se sei qui così giovane è perché sei raccomandato e scommetto che neanche ti pagano. Hai due opzioni, o guardi quello che faccio io, sforzandoti di capire da solo, o te ne puoi anche andare...".  A quel punto nella mia testa ho fatto come mi suggerisce sempre mia mamma, ho contato fino a dieci. Dopo, però, non ho potuto resistere dal rispondere. "Caro sviluppatore esperto, io sarò pure l'ultimo arrivato, non pagato e quello che ti fa piacere pensare ma stai certo che raccomandato non sono e neanche buono a nulla. Non ti permetto di insinuare queste cose!".
A quel punto è calato il silenzio. Claudio si è alzato borbottando ed è andato fuori. Dopo un po' è tornato, si è seduto nuovamente nella sua posizione ed ha continuato a lavorare senza più rivolgermi la parola.
Cos'aveva in mente? Tutto il giorno l'ho trascorso così, ad osservare con nervosismo Claudio che programmava celle di calcolo. Alle 20:00 in punto si è alzato, ha spento tutto e senza dire nulla è andato via, come se io non ci fossi. Ma può una persona di quarant'anni comportarsi così?
Non potrò certo tornare dall'ingegner Aloisio domani a chiedergli un altro spostamento, dopo cinque giorni che sono lì ho chiesto di cambiare settore già una volta, mi manderebbe a quel paese. Forse sono una testa calda. La colpa è solo mia. Ma in quel posto si sentono tutti grandi informatici. La verità è che nessuno veramente fa le cose con passione. Ognuno conosce il proprio compitino.
Sono in una morsa, non ho scampo. Dovrò sopportare Claudio per i prossimi mesi. Non posso lasciare il lavoro.
Poco fa, tornando dal lavoro ho incontrato il signor Biro, il padre della mia ex. Stava salendo in auto, quando mi ha visto mi ha salutato calorosamente. Che tipo strano. Sono sicuro che Laura si è messa insieme a quel Francesco. Suo padre sarà felice di vedere quel grezzone in giro per casa. Ho risposto al saluto con sorriso. In quel momento mi sono reso conto che ho proprio rimosso Laura dai miei pensieri. Ci ho impiegato almeno tre mesi per decidere se lasciarla fosse una cosa giusta o sbagliata. Adesso, invece, succede che lei si sta già facendo consolare da un altro e io l'ho quasi dimenticata. Certo, ora ho meno rotture da questo punto di vista, ma non nascondo neanche a me stesso che mi piacerebbe uscire con qualche ragazza.
Adoro le fasi di corteggiamento, quando ci si inizia a conoscere, la complicità, gli sguardi, il primo bacio, la prima volta. Dalla mia breve esperienza, ho maturato la convinzione che quanto vale il primo bacio, non vale un'intera storia. Allora perché non vivere solo i primi momenti e poi rimanere amici? Sarebbe fantastico. Melissa mi dice sempre che penso questo solo perché non mi sono mai innamorato veramente. Lei è l'unica mia ex che mi è rimasta amica. Da quando ci siamo lasciati ci sentiamo periodicamente. Io le racconto soprattutto i retroscena delle mie storielle e lei fa lo stesso con me. È bella l'amicizia tra l'uomo e la donna perché è diversa. Con gli amici maschi si condividono avventure, piaceri, passioni, sport, si parla di ragazze e magari solo con quelli più stretti ci si confida ma senza sbottonarsi troppo. Con le amiche invece tendiamo ad aprirci di più in merito ai sentimenti ma non si riesce ad essere sinceri al 100%. Si tende sempre ad apparire più sensibili e meno cacciatori. È per questo che ho bisogno del quaderno.
Devo andare a letto con il mio Game boy, solo la rituale partita a Tetris può rilassarmi prima di dormire.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora