Eccomi finalmente nella mia vera camera. Oggi è stata una giornata che difficilmente dimenticherò mai. All'aeroporto sono venuti tutti a prendermi, appena sono entrato nella sala arrivi li ho trovati tutti schierati lì con gli occhi lucidi. Era ora di pranzo e mio papà ci ha portati tutti a mangiare alla trattoria da Carlo dove andavamo sempre quando eravamo piccoli. Appena sono sceso dall'aereo ho subito sentito un'atmosfera familiare. Percepivo già nell'aria di essere nella mia Catania. Anche le persone intorno a me, mentre aspettavamo che il nastro ci restituisse il bagaglio, avevano un accento familiare, mi sembrava di conoscerli tutti. Ed effettivamente c'era pure qualcuno che conoscevo davvero. Ero seduto e fissavo il nastro ancora senza bagagli quando ho sentito pronunciare il mio nome. Una voce familiare, appena mi sono girato ho subito riconosciuto Martina, la figlia di amici dei miei genitori. La conosco sin da piccolo, l'ultima volta era venuta a casa mia per un problema con il computer e poi è partita per Londra. Stava rientrando il mio stesso giorno. Ho sempre avuto un debole per lei ma rivederla in quella situazione ha creato dentro me un emozione pazzesca. Non ho capito più nulla, ero imbarazzato e non sapevo come comportarmi. Lei mi ha parlato del suo viaggio di ritorno da Londra, il suo aereo ha avuto dei problemi ed è dovuto riatterrare all'aeroporto di partenza dopo poche ore di volo. Hanno dovuto riparare un guasto prima di ripetere il decollo. Ha avuto paura di non poter ritornare. Poi mi ha parlato di Londra, della sua università perfetta ma difficile da affrontare. Era contenta anche lei di incontrare una persona familiare dopo mesi in Inghilterra. Poi ha chiesto a me come è andata, sua madre le aveva detto che lavoravo ad Ancona. Io ho risposto che era tutto ok e che sto facendo il lavoro dei miei sogni oltre ad essere ben retribuito. Mentre parlavo con lei avevo dimenticato pure in quale luogo mi trovavo, mi sentivo come in un sogno. Poi lei ha visto che arrivavano i bagagli, così siamo usciti. L'ho persa di vista per un po'. Poi però, mentre uscivo con i miei dal terminal arrivi l'abbiamo rincontrata con i suoi genitori. I miei si sono fermati un attimo a parlare con loro. Io non sapevo che fare. Avevo una gran voglia di stare un po' con lei, di parlarle. Ma ero imbambolato e incapace di trovare un pretesto, sono rimasto bloccato e lei sembrava indifferente, armeggiava con un telefono portatile.
Dopo aver mangiato un piatto di spaghetti con i ricci e una scodella di cozze scoppiate al limone da Carlo, siamo finalmente tornati a casa. Ho sentito l'odore di casa mia e mi sono subito rasserenato. Dopo aver salutato il mio computer mi sono tuffato sul mio letto e ho dormito tutto il pomeriggio. Non dormivo così serenamente da mesi. Quando mi sono svegliato ho fatto un giro di telefonate ai miei amici. Li ho avvisati tutti del mio ritorno e mi sono organizzato con loro per uscire domani sera. Poi mi è ritornata in mente Martina. Sarà perché è stata la prima persona che ho rivisto qui a Catania, sarà perché mi ha sempre affascinato ma mi è rimasta impressa. Muoio dalla voglia di rivederla, anche solo per fare due chiacchiere. Quando mi parla io resto ammaliato ad ascoltarla, suscita in me delle emozioni particolari. Sarà. La voce, il modo di muoversi, il suo sguardo, il suo profumo, non saprei cosa scatta in me. So solo che prima dell'epifania lei ripartirà per Londra e subito dopo io ritornerò ad Ancona, non potrà nascere mai qualcosa tra me e lei, non avrebbe senso, ma muoio lo stesso dalla voglia di rivederla. C'è l'ho qui a pochi passi e voglio rivederla. Ho cercato di farmi venire in mente dei validi pretesti per chiamarla. Non mi vengono in mente le mie strategie, con lei è diverso, non sono lucido quando la penso e non riesco ad essere disinvolto quando la incontro. Dopo un po' ho gettato la spugna.
In serata ho acceso il mio computer, è stata una bella sensazione. È molto diverso da quello del lavoro, è il mio e mi mette più voglia di fare. Ho caricato i files del giochino che ho sviluppato per gli amici. Ho fatto le ultime modifiche, ho completato l'ultimo livello e fatto i test finali. Tutto funzionante. Ho chiamato mio fratello Marco, abbiamo giocato insieme per un bel po'. È felice di questo videogame, non ha mai smesso di giocarci. In questo momento è ancora qui nella stanza che gioca ininterrottamente. Anche se mi servirebbe il computer, non lo disturbo. Mi sta bene così. Anche se i miei sono nell'altra stanza e mio fratello gioca alienato mi sento in compagnia. Non sono più solo. E poi mi fa un estremo piacere vederlo giocare e divertirsi con qualcosa che ho inventato io. È sempre stata la cosa che mi ha spinto ad intraprendere questa strada, creare videogiochi per far divertire le persone. E io ci riesco. Questo mi fa sentire realizzato.
Ad Ancona non mi manca solo la mia famiglia, mi manca tutto. Mi sentivo solo ed era tutto così triste e freddo. Adesso che sono qui ho capito che è la solitudine che mi ha fatto letteralmente impazzire. Ho combinato tutti quei pasticci per sfuggire alla solitudine. In questi giorni non ci voglio pensare ad Ancona. Mi devo godere queste ferie e poi, dopo il sei gennaio si vedrà.
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Nei panni di una donna - il diario dimenticato
RomanceUn viaggio negli anni '90, attraverso il diario di Alberto, diciannovenne con un'attiva vita sociale, genio dell'informatica e cultore dei videogames, che per inseguire il suo sogno andrà a lavorare lontano da casa. Inizialmente elettrizzato dall'id...