8 - 10 - 1999

18 4 2
                                    

Oggi ho detto ai miei del colloquio. Com'era facile da prevedere è successo il finimondo. Ho tolto la pace da casa mia. Se avessi detto che per arrotondare facevo lo spacciatore di ecstasy nelle discoteche i miei l'avrebbero presa meglio. Soprattutto mia madre, l'idea di andare via da casa la tormenta. Per non parlare di mio padre. Identifica il mondo dei videogiochi con quello delle sale biliardo. È convinto che sia esattamente lo stesso ambiente e che io sarei dovuto andare a lavorare in una grandissima sala piena di tossici per giocare giornate intere avvolto dalla nuvola di fumo di tutte le sigarette accese dai frequentatori. Una visione totalmente distorta e annebbiata, dal fumo appunto.
Sono rimasto senza voce, non per gridare, solo per aver ripetuto centinaia di volte che andrò a lavorare in un ufficio dove si sviluppano i videogame, non in una sala giochi. Nulla di fatto. Mio padre non ascolta quando sta parlando, è concentrato su quello che deve dire. Dovrei aspettare la fine del discorso per farmi ascoltare. Il problema però è che i suoi discorsi non hanno un finale. Procede a ruota libera, come un treno, citando di tanto in tanto antichi proverbi in dialetto catanese o aneddoti drammatici letti nella cronaca nera dei quotidiani che divora ogni giorno. Storie di ragazzi che sono finiti nei guai perché andavano in posti che non conoscevano o a causa di cattive frequentazioni. Altri che a causa delle chat si sono rovinati, insomma, notizie che i giornalisti inventano per riempire quegli inutili giornali che non sono buoni neanche per pulire i vetri. Poi è passato sul fronte Ancona, menzionando tutte le notizie di cronaca nera lette in passato e accadute fuori Catania. Tutto quello che di brutto è successo negli ultimi anni in Italia lo ha ambientato ad Ancona e dintorni. Infine, ma non per concludere, il ripasso delle sue teorie sul tema del lavoro. "Bisogna solo abituarsi, andare altrove non servirà, anzi, sarà un dramma senza fine...", in sostanza ho già tutto quello che desidero e non me ne sono accorto. Ho provato invano e in tutte le lingue che conosco ad interromperlo, spiegare o farlo ragionare. Non si riesce neanche ad istaurare un dialogo. Una situazione a senso unico. Emilia mi parlava con gli occhi, faceva continuamente espressioni, gesti con lo scopo di suggerirmi il silenzio, meglio lasciar perdere e continuare in un secondo momento. A volte mi guardava con rassegnazione senza mai intervenire. Lei sa meglio di me che è inutile. Marco invece ha continuato a mangiare la sua Speedy Pizza e quando ha finito è andato a giocare nella sua stanzetta. Non avrà capito nulla di quello che è successo. È il fratello più menefreghista che conosco, ha sviluppato meglio di me il filtro della sopravvivenza, sono sicuro che di tutta la discussione ha percepito solo un sibilo. Chi lo ammazza quello? Gli scivola via tutto, è impermeabile agli eventi. Anche se a volte mi fa rabbia, lo ammiro comunque.
Quando sono andato nella mia stanza rassegnato mi ha raggiunto subito Emilia, era molto preoccupata. Mi ha abbracciato ed è stata una serata intera con me cercando di distrarmi con argomentazioni di ogni genere. Mi conosce bene, ha capito che dovevo calmarmi per ragionare con maggiore lucidità. Quando ha visto che ero più sereno mi ha detto che aveva da parte duecentomila lire, mi avrebbe pagato lei almeno il viaggio per fare il colloquio. "Intanto fai il colloquio, non è detto che ti assumano. Poi osserva l'ambiente, le persone, vedi se ti convince. Ed infine valuta anche la proposta, se per lavorare dieci ore al giorno ad Ancona ti pagano pochissimo e non riesci neanche a coprirti le spese di affitto...è ovvio che devi rifiutare". Emilia mi suggeriva di pensare solo al colloquio adesso e partire all'insaputa dei miei. Naturalmente lo scopriranno non vedendomi rincasare ma intanto potrò fare il colloquio. Se la proposta sarà valida mi batterò per andare a vivere lì. In caso contrario non dovrò neanche litigare con i miei. È ragionevole ma non posso accettare i soldi di Emilia, lei con quelli si paga l'università e i libri che si compra in quantità industriali. Penso anche che duecentomila lire non basteranno mai. Infatti sono andato su internet a cercare i prezzi di autobus, treni, aerei e hotel. Ancona è collegata malissimo con la Sicilia. Bisogna passare da Roma e poi prendere un treno. Dopo varie ricerche ho contattato sulla chat room #catania un ragazzo che mi ha suggerito di prendere l'autobus per Roma. Con trentacinquemilalire pagherei un viaggio di sola andata in autobus Catania-Roma. Da lì poi con quarantamila lire un treno per Ancona. In tutto settantacinquemila lire per l'andata a altrettante per il ritorno escluso l'albergo. Mi servono i soldi. L'unica soluzione sarebbe vendere qualche gioco del Game Boy che non uso, la racchetta da tennis utilizzata pochissime volte. Ma ho troppo poco tempo. Le riviste di annunci gratuiti vengono pubblicate a cadenza settimanale. Il colloquio è proprio la settimana prossima. Chiedere soldi in prestito ai miei amici non è elegante e poi come faccio a restituirli? Non so proprio cosa fare. Andare ad Ancona in autostop? Salire sul treno senza biglietto? È se mi fanno una multa e mi lasciano in Calabria? Dopo tanti ragionamenti credo che la cosa più saggia sia smettere di perder tempo alla Sanisoft e andare a racimolare qualcosa con un lavoretto, ovviamente senza dire nulla ai miei. Potrei fare volantinaggio oppure andare in giro per i negozi di computer per farmi conoscere come tecnico. Forse potrei aiutare i clienti a risolvere problemi, formattare i PC e installare software. Il problema è che non sono bravo con gli hardware. Non ho mai smontato un computer o sostituito qualche pezzo.
Non importa cosa farò esattamente, quello che importa è guadagnare almeno altre duecentomila lire entro giovedì prossimo. Mi sorge un dubbio però, devo riflettere. Se lascio la Sanisoft e poi ad Ancona non mi offrono il lavoro, oppure mi fanno una proposta inaccettabile, a quel punto sarò costretto a tornare qui e non avrei neanche più il tirocinio. Questo è un bel problema. Assentarmi una settimana intera con la scusa di un influenza è poco credibile. Dire la verità è da escludere...trovato! Dirò ad Aloisio che dovrò sottopormi ad un intervento al ginocchio o all'appendicite e mi dovrò assentare per una settimana intera. Devo procedere per gradi. Primo passo: trovare un lavoro. Domani andrò regolarmente alla Sanisoft, chiederò il venerdì libero per un controllo medico. Cercherò il lavoro tra venerdì stesso e sabato. Lunedì andrò alla Sanisoft a dire che l'indomani mi ricovereranno e che rientrerò la settimana successiva. Mi sembra un piano perfetto! Devo definire solo qualche dettaglio e soprattutto trovare un lavoro rapido. So già che non sarà affatto facile.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora