20 - 10 - 1999

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Week end in albergo. Così vorrei intitolare il mio primo fine settimana Anconetano. Svegliarsi la domenica mattina nel silenzio generale in una bruttissima camera d'albergo, in una città in cui non conosco nessuno e senza vestiti puliti da indossare è veramente triste. Mi manca il profumo delle lasagne di mia mamma che la domenica mattina inonda tutta la casa, le prediche di mio padre, Marco che mi implora di lasciarlo giocare al mio PC, la voce di Emilia sempre incollata al telefono con le sue amiche. Mi mancano anche Lorenzo, tutti i miei amici ma anche il mio PC che mi ha salvato in tante occasioni e che non ho neanche potuto salutare.
Non vorrei arrivare a odiare questa città. Tutt'altro. Mi piacerebbe raccontare ad amici e parenti che qui mi trovo benissimo e che Ancona è la città perfetta per me. In fondo è anche vero, è qui la software house che ho sempre sognato, è questo il mio paese dei balocchi. La mia condizione precaria è stata causata solo dalla mia inesperienza, avrei dovuto prevedere l'eventualità di essere assunto all'istante. Mi sarei potuto organizzare meglio.
Ieri sono andato in giro per la città a fare mille cose. Prima di tutto sono entrato in un negozio di indumenti gestito da una famiglia di cinesi, proprio dietro l'albergo, ho comprato un paio di jeans, un bomber e un po' di biancheria di ricambio. Stavo morendo di freddo senza un giubbotto e indossavo gli stessi vestiti da tre giorni. Fortuna che avevo portato una camicia piegata nello zaino da mettere per il colloquio, così adesso ho un maglione di cotone a righe e una camicia azzurra. Posso essere fiero del mio guardaroba. Dovrò cominciare a lavarmi le cose sporche prima che spenda tutti i soldi in vestiti puliti.
Poi sono andato in edicola in cerca di un giornale per annunci. Ho fatto tantissime telefonate dalla cabina di un bar in centro. Sono riuscito a trovare delle camere sfitte in case di studenti, ho fissato degli appuntamenti.
La prima sono riuscita a vederla ad ora di pranzo. Non lontana dall'albergo, è abitata da ragazzi più grandi di me agli sgoccioli con le materie universitarie. Loro mi hanno fatto una buona impressione ma la stanza no, sembrava un ripostiglio, anzi, era proprio il ripostiglio di casa. Avevano deciso di buttare un po' di roba accatastata negli anni e avranno pensato "perché non gli facciamo entrare a forza un lettino e troviamo qualche povero disperato che ci dà pure soldi?".
Poi ne ho viste altre due nello stesso edificio. Una dove abitavano in cinque con un solo bagno in condizioni di fatiscenza e l'altra con una bella stanza grande e luminosa ma che in realtà coincideva con l'ingresso di casa. In pratica chiunque, per entrare in casa o uscire avrebbe dovuto passare dalla mia stanza. Nell'annuncio l'avevano definita "camera di passaggio", io non avevo capito bene cosa intendessero e avevo interpretato la definizione come "stanza provvisoria", cioè per un breve periodo, in quel caso per me sarebbe andata bene.
Dopo una intera giornata di ricerche ho deciso di fare una pausa. Mi sono fatto una doccia calda, ho indossato i nuovi abiti e sono uscito in cerca delle zone della movida Anconetana. Ho pensato che fosse una buona idea, avrei potuto conoscere gente nuova e magari tramite un passaparola trovare una stanza dove andare ad abitare.
Ho fatto una bella passeggiata nella parte antica della città, una zona molto suggestiva. Ci sono pure diversi locali dove poter fare un aperitivo con gli amici e mangiare i frutti di mare. Non potevo sperperare i miei risparmi così mi sono limitato a prendere una birra e delle patatine al bancone di un locale. Per la prima volta in vita mia mi sono ritrovato solo in un locale a dovere trovare il modo di socializzare con qualcuno. Come si fa? Non è mica facile come in quei film americani dove il protagonista se ne sta su uno sgabello a consumare un drink, dopo qualche minuto si siede accanto una donna e nel giro di tre minuti stanno già facendo sesso. Li al locale tutti si facevano i fatti propri, ognuno con il proprio gruppo di amici. Una brutta sensazione. Mi guardavo attorno in cerca di un pretesto per iniziare a parlare con qualcuno. Ci dovranno pur essere dei ragazzi che come me vengono da fuori e si ritrovano nella mia stessa situazione.
Ho passeggiato per i locali tutta la sera, sono passato davanti a diversi ristoranti molto affollati, poi, dopo aver esplorato tutte le traverse, sono arrivato davanti ad una chiesa in un belvedere che domina la città. Li mi sono rilassato un po'. Il panorama notturno era bellissimo e mi sono sentito felice. Ho capito che non devo avere fretta. Tutto si aggiusterà, ci vuole tempo per ogni cosa.
Oggi non ho fatto telefonate, di domenica non avevo voglia di disturbare nessuno. Mi sono fatto un giro sul lungomare. Ho visto un antico edificio di forma pentagonale costruito in mare, la mole Vanvitelliana. Attraverso un passaggio sull'acqua sono entrato. All'interno c'è una grande corte aperta. organizzano delle mostre d'arte. Mi sono fatto un giro lì intorno, avevo voglia di sentirmi un turista. La città oggi era semi deserta, non so dove si nasconde la gente di domenica. Poi ho visto la stazione marittima e una trattoria molto particolare proprio di fronte. Ho camminato tanto fino a stancarmi, adesso mi oriento meglio in città. Sono passato davanti la sede delle Ubivision, dalle finestre a nastro dell'ammezzato si vedeva che era tutto spento. Non vedo l'ora che sia domani, ho voglia di iniziare a lavorare sul videogame. Sono qui per questo e tutti i sacrifici che sto facendo non devono andare sprecati. Più ricche di impegni saranno le mie giornate e meno soffrirò il distacco da casa mia.
Quello che adesso non mi fa dormire la notte è la ricerca della casa, dovendo stare tutto il giorno a lavorare quando potrò cercarla? Ho pensato di chiedere a tutti i colleghi della Ubivision, magari anche ad Oliviero. Mi farà qualche battutina delle sue ma forse qualche soluzione la troverà.

Nei panni di una donna - il diario dimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora