Capitolo 4

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Harry's Pov

È quasi mezzanotte, e non ce la posso veramente più fare. Ho guidato per sette ore sotto la pioggia, ed ora vorrei davvero dormire.

Scarlett è nel mondo dei suoi sogni da quando siamo partiti, più o meno. Appena mi ha implorato di mettere il disco dei Coldplay, è crollata in un sonno profondo.

Ho dovuto accostare un paio di volte per mettere a posto la sua testa che ballava per tutta la macchina, e quasi non le ridevo in faccia.

Alla fine, dopo tre ore in cui la sua testa arrivava indisturbata sul mio volante, mi sono deciso di metterla nei sedili posteriori. È stata un'impresa, perché pensava che la volessi gettare in qualche fiume. Alla fine, però, si è arresa e l'ho fatta distendere sui sedili posteriori. Le ho tolto le scarpe e l'ho coperta con il suo cappotto.

Sono felice, però, di essere qui. Mi dispiace di aver mentito, ma non avevo altre opportunità.

Scarlett mugola qualcosa, svegliandosi. "Questi cosi della cintura mi hanno distrutto il culo" Si lamenta, alzandosi.

Trattengo una risata, perché è diversa da tutte le altre ragazze-donne. È vestita di tutto punto, con delle scarpe eleganti, i capelli raccolti ordinatamente, il trucco perfetto ed impreca come uno scaricatore di porto.

"Hai dormito bene?" Le chiedo, cercando di non addormentarmi sul volante.

"Che ore sono?" Chiede, avvicinandosi al sedile del passeggero ed appoggiandoci il mento sopra.

"Mezzanotte" Bofonchio, stanco.

"Vuoi un cambio? Posso guidare fino al primo hotel e ci fermiamo per la notte" Propone lei, sciogliendosi i capelli rossicci.

"Tu che guidi la mia macchina? Scordatelo" Scrollo le spalle, contrario.

"Allora guida tu fino ad un hotel" Si imbroncia, scomparendo dalla mia visuale.

"Domani mattina hai appuntamenti?" Le chiedo, guardando qualche cartello lungo l'autostrada. Vedo la scritta di un ostello a venti minuti da qui, e decido di seguire le indicazioni.

"No" Ringhia, senza degnarmi di altra parola. Scusami, ma non voglio far guidare ad una sconosciuta la mia macchina- che per giunta mi è costata un occhio della testa.

"Andiamo in un ostello per la notte e domani mattina ripartiamo. Per l'ora di pranzo sarai libera" La derido, continuando a guardare la strada.

"Alleluia" Dice lei, facendomi sorridere.

"Quindi Dublino.." Cerco disperatamente di iniziare una conversazione, dato che per tutto il tempo del viaggio sono rimasto praticamente da solo- ascoltando tutti i cd in mio possesso. In più ho fame, devo andare in bagno, voglio dormire e sono stanco di cercare di non schiantarmi contro le altre macchine.

"Già" Mormora lei. Una ragazza di molte parole, vedo.

"Ci sei mai stata?" Le chiedo. Bravo, Styles, facendoti i cazzi suoi di sicuro risponderà. A quale ragazza non piace avere delle attenzioni?

"Una volta, di passaggio. Ho sempre voluto tornarci" Dice con tono sognante.

"E quindi sei felice che ti abbiano dato un impegno da svolgere proprio lì" Affermo, continuando a guidare.

"Felicissima, almeno non dovrò fare avanti e indietro tra Londra e Greenwich. Solo che mi dispiace per mia sorella; starà da sola per due settimane" Sbuffa, avvicinandosi a me. O meglio, al sedile del passeggero per appoggiare la sua testa lì.

"Beh, ci sono sempre i tuoi genitori" Dico ovvio, girando a destra. Mancano solo cinque minuti.

"No, ho cresciuto io mia sorella. I miei genitori non ci sono mai stati per noi, a dire la verità. Quindi sono diventata mamma a sedici anni, portando mia sorella nella casa dei miei nonni" Sbadiglia dolcemente, coprendosi la bocca con una mano.

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