Nonostante io sia seduta qui, in questo parco enorme, con un panino in mano- non mi sento felice. Due settimane passano troppo in fretta, e vedo che granellini di sabbia del mio tempo stanno cadendo troppo velocemente.
Mi alzo da terra, andando a buttare la carta del mio panino in un cestino vicino. Tra due giorni parto. Due fottuti giorni per riposarmi. Ho visto gia' tutto quello che si poteva vedere, conosco la citta' come le mie tasche. Mi sono dedicata molto alla visita di luoghi culturali, perche' se no non sarei stata una vera turista.
In sostanza va tutto bene, ma mi sento dannatamente sola. Mi manca Phoebe, si, ma piu' passa il tempo- piu' ricordo le parole di Louis e Liam di quando eravamo al liceo. Piu' passa il tempo, e mi rendo conto che l'uomo che mi ha accompagnato fino a qui mi sta nascondendo qualcosa. Ha negato tutto quella sera, ed e' scappato via. Ha solo detto che Liam l'ha telefonato ed ha dovuto rispondere- ma non si riferivano a me.
Si fa vivo qualche volta, quando si ricorda di rispondere ai miei messaggi, ma sembra quasi che mi voglia evitare. Quando, lui stesso, mi ha chiesto di passare del tempo con lui.
Sospiro frustrata e cammino fuori dal parco, dedicandomi ad una passeggiata nel centro. E' un ora cruciale, questa, perche' tutte le scuole rilasciano una vera e propria popolazione di studenti. Camminando per Grafton Street incontro un sacco di studenti, poco piu' giovani di me. Vedo le loro cartelle pesanti, le loro divise perfettamente al loro posto.
Anche io ho sempre desiderato una divisa per andare a scuola, ma la mia scuola non la prevedeva: diceva che tutti noi dovevamo essere diversi e, a nostro modo, riconoscibili.
Istintivamente, i miei piedi si muovono da soli. E' come se qualcosa dentro di me mi stesse dicendo di andare da qualche parte, ma il mio cervello non capisse dove voglio andare veramente. Continuo a camminare per altri venti minuti, quando mi ritrovo davanti all'hotel di Harry. Qui volevo arrivare?
Senza nemmeno pensarci due secondi, entro dentro all'hotel. Il solito oro decorativo mi invade, facendomi sorridere come un ebete.
"Buongiorno, come posso esserle d'aiuto?" Chiede gentilmente una ragazza, da dietro il bancone.
"Avrei bisogno di vedere il Signor Styles" Mormoro, guardandomi intorno. Sembra ancora piu' bello di quanto ricordassi.
"Uh, vuole che gli dica che ha visite? Non so se sia in riunione ora.." Dice lei, guardando al computer. "Ma in teoria non e' ancora iniziato l'incontro"
"C-Cosa? Che incontro?" Balbetto. Perche' dovrebbe fare una riunione qui, a Dublino, in un hotel del genere- anche se dorme qui?
"Il Signor Styles ha prenotato la sala dalle 15 alle 16, ma i nostri ospiti sono in ritardo e quindi la riunione e' stata spostata alle 16. Se vuole, posso informarlo della sua presenza" Sorride amichevolmente, alzando la cornetta.
"No, non serve" La fermo, sorridendole leggermente.
"Beh, se cambiadesse idea, la riunione inizia tra mezz'ora" Ricambia il sorriso, scusandosi quando il telefono squilla.
Esco dall'edificio, confusa come non mai. Guardo le mie scarpe da ginnastica, svoltando l'angolo. Sobbalzo quando una portiera sbatte vicino a me. Mi giro di scatto, riconoscendo subito gli occhi che si posano di me.
"Ciao Ed" Lo richiamo, facendogli connettere il cervello. Appena mi riconosce, spalanca gli occhi.
"Scarlett! Questa si chiama fortuna!" Urla lui. E' un mio collega di lavoro. Avra' piu' o meno cinquant'anni, sposato con figli. E' il modello del padre perfetto.
"Come mai sei qui? Pensavo che la strega ti avesse lasciato a Londra" Ridacchio, riferendomi al nostro capo.
"Beh, ha detto che c'erano delle questioni da sistemare e che il nostro cliente era qui per altri affari" Spiega.
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Autostop • H.S.
Fanfiction"Da che cosa stai scappando?" "Dalla mia vita" ** Un viaggio programmato, un evento inaspettato. Questa e' la storia di Scarlett Hill, e del suo viaggio verso Dublino. Chi l'accompagnera' verso quest'avventura? [Completata]