Capitolo 12

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Se la Gregon scopre quello che sto per fare, mi licenzia- questo è poco ma sicuro. Non possiamo instaurare un rapporto così intimo con i nostri clienti, anche se tecnicamente conoscevo già Harry. Ma lei continua ad affermare che i clienti devono stare a casa loro, mentre noi dobbiamo lavorare.

Si, è giusto, ma se ho bisogno di una mano? Potrei chiamarlo e starci ore per telefono. Ma se lui è qui?

Mi sistemo la felpa lunga sotto il mio sedere. Non devo mettermi in tiro se un uomo estremamente affascinante viene nel mio appartamento. E poi, io sarei in vacanza.

Tiro fuori il mio telefono, controllando le ore. Harry dovrebbe arrivare tra cinque minuti.

Leggo velocemente il messaggio di mia sorella:

Capisco. Comunque ho deciso di andare al dormitorio, fino a quando il tuo lavoro non sarà finito. Almeno non sarò sempre a casa da sola.. Buon lavoro :)

Sorrido al suo messaggio. Spero davvero che non se la sia presa, ma penso che sia più che felice di non avermi tra i piedi. Almeno può vivere un po'.

Decido di non rispondere, controllando per la millesima volta le carte sul tavolo. Salto dalla paura quanto bussano di colpo alla mia porta. Mi affretto verso questa, sciogliendomi la coda e sistemandomi gli occhiali.

Apro la porta, rivelando un Harry abbastanza concentrato. Lo vedo che tiene il telefono all'orecchio, mentre è intento a sentire quello che gli sta dicendo il suo interlocutore.

Gli faccio cenno di entrare, chiudendo la porta dietro di me. Lo vedo che appoggia la sua ventiquattrore a terra e si siede sul divano, sospirando profondamente.

"Quindi siamo nella merda, in sostanza" Sbuffa lui, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.

Io rimango piuttosto neutra, spostandomi verso la cucina a prendere un bicchiere d'acqua fresca.

"Okay. Cerca di far sparire quelle cose inutili, per favore. Ci mandano solo in confusione" Afferma lui, chiudendo la chiamata ed appoggiando il telefono sul divano.

"Tutto okay?" Gli chiedo, portandogli il bicchiere d'acqua. Analizza la mia tenuta da casa, ma non ci faccio caso più di tanto. Se mi avesse avvisato un po' prima avrei trovato le forze di cambiarmi, ma visto che non l'ha fatto è solo colpa sua.

"Si" Sorride lui, bevendo in un fiato l'acqua che gli ho portato. "Tu, come stai?"

Faccio spallucce, afferrando il bicchiere e portandolo in cucina. "Non male"

"Non ti da fastidio il fatto di lavorare per me? Perché la tua vacanza e tutto il-"

"Styles, se provi ancora a parlare di questo, giuro che ti soffoco con le mie stesse mani. E non avrò pietà" Lo minaccio, andando verso il tavolo dove ho sistemato le carte.

"E tu hai dato a me dell'assassino quando volevo accompagnarti fino a qui?" Mi deride, alzando gli angoli della bocca in un sorriso e raggiungendomi.

"Allora.." Dico, cambiando argomento. "Hai comprato questa casa a Londra, ma hai speso di più. Da dove sono venute fuori queste trecento mila sterline?" Gli chiedo, mostrandogli la somma che ho cerchiato.

"Non ne ho idea, il tuo collega le ha scritte e basta" Fa spallucce, corrugando la fronte.

"Ma non avrebbe senso. Non sono riportate da nessuna parte, in nessuna fattura o contratto. Sono spuntate dal nulla, e non si sa che cosa riguardano. Non riguardano il tuo acquisto, ma qualcosa di diverso" Dico, alzandomi gli occhiali da vista sulla testa.

"Ho pensato che me li volesse rubare, all'inizio.." Dice, continuando a guardare il foglio nelle mie mani; la sua espressione è illeggibile.

"Perché avrebbe dovuto farlo?" Chiedo. Avrebbe senso, ma neanche tanto. Avrebbe dovuto fare un bel lavoro, al posto di fare questa porcheria.

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