Capitolo 11

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La tensione che è presente in stanza è insopportabile. Entrambi siamo seduti agli estremi del tavolo lungo, mentre i suoi occhi non lasciano i miei.

Mi irrita il fatto che lui mi abbia mentito, dicendo di essere un giornalista. Forse sapeva che io lavoravo per loro, e mi ha accompagnata qui apposta per risistemare tutto? Forse.

Ci potrei anche credere, dato la sua abilità nel mentire. Io sono stata sincera con lui, anche se non da subito. E continuo a non capire perché mi dia così tanto fastidio il fatto che mi abbia mentito.

"Hai intenzione di fissarmi per tutto il giorno?" Lo derido, cercando di guardare solo i miei fogli.

"Perché sei qui dentro?" Ringhia. Ma che problemi ha? Se lavoro per loro, non è colpa mia!

"L'aereo dove c'erano i miei colleghi si è rotto ed uno di loro aveva bisogno di aiuto" Faccio spallucce, concentrandomi sui numeri.

Quando comincio a fare i calcoli, di nuovo, il foglio mi viene strappato dalle mani.

"Ma che fai?" Chiedo confusa, alzandomi per riprenderlo.

"Non voglio che sia tu a farlo" Dice, piegando il foglio e mettendoselo in tasca.

"E perché no?" Chiedo, incrociando le braccia al petto. Sono proprio incazzata, davvero.

"Perché no" Sbuffa, aprendo la porta della sala ed uscendo. Cerco di raggiungerlo, ma senza successo. Il mio inseguimento viene ostacolato da Ed.

"Ma che cazzo fai, Scarlett? Lo sai che lui è l'uomo più ricco che ci ha contattato fino ad ora? Vuoi veramente farti licenziare e far fallire la nostra attività?" Urla esasperato.

"Lo conosco, sai? E mi ha detto esplicitamente che non vuole che sia io a mettere a posto le sue cose" Mi imbroncio, tornando dentro la sala delle conferenze a recuperare la mia borsa.

"Come fai a conoscerlo?" Chiede, a corto di fiato a causa della sua piccola sfuriata.

"Lui mi ha portato fino a qui" Faccio spallucce, mettendomi il cappotto.

"Perché?" Alza un sopracciglio, confuso.

"Buona giornata, Ed" Lo ignoro, uscendo dalla stanza. Lui non mi segue, dato che sa che sarà impossibile fermarmi.

I piedi mi fanno tremendamente male, ma cerco di non pensarci mentre compongo il numero del mio capo.

"Hill, che cosa vuoi?" Sputa, facendomi alzare gli occhi al cielo.

"Signora Gregon, volevo informarla che mi hanno chiesto aiuto per il suo cliente in Irlanda. Vorrei avere una copia dei suoi documenti, grazie" Dico in tono professionale, continuando a scarpinare per la via verso casa.

"Tu? Non sei in vacanza?" Chiede, con un tono superiore.

"Si, ma Ed mi ha chiesto di aiutarlo. Ed io ho accettato" Annuisco a me stessa, svoltando a destra.

"Lo sai che ti tratterrà più del dovuto? Dovrai lavorare lì" Spiega.

"Me ne farò una ragione, Signora Gregon. Non posso permettere il nostro fallimento" Sospiro. Phoebe ha bisogno di questi soldi per andare al college. Praticamente, 2/3 del mio stipendio vanno alla scuola, mentre con quel misero 1/3 devo pagare le bollette, da mangiare, la macchina e tutto il resto. Non posso rimanere senza lavoro adesso.

"Capisco perché sei la mia dipendente migliore. Ti mando tutto adesso, Hill. Cerca di tirarci fuori dai casini" Sputa, prima di attaccare.

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Autostop • H.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora