Capitolo 16

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"Chi ride troppo nasconde qualcosa che non fa ridere"
6.30, sveglia, vestiti, trucco. Felpone lungo e leggins, eyeliner e mascara. Un ultimo sguardo allo specchio e via, cartella e bere il succo. Questo dovevo fare e basta. <Margot mi aiuti?> sentii la voce di mia mamma chiamarmi dalla sua stanza. Era seduta e non riusciva ad alzarsi, il dolore negli occhi e le guance rigate, occhiaie e capelli arruffati, simbolo di una notte passata piangendo. L'avevo sentita urlare un paio di volte ma avevamo un patto, io dovevo rimanere in camera mia sempre e dopo che succedeva non bisognava parlarne, indifferenza assoluta. L'aiutai a scendere le scale, lei si prese un antidolorifico e mangiò un po' di cereali. <Come stai mamma?>  disse mia sorella, ignara del patto. <Bene amore. Meglio che andate o farete tardi> la vidi persa e addolorata. Mia sorella non ci fece molto caso, anche se lo notò ma forse aveva capito che era meglio non parlare. Aprii la porta e il mio disgusto salì nel vedere mio padre sdraiato davanti alla porta. Gli passai sopra, non lo guardai, non mi fermai, non lo aiutai. Mi misi le cuffiette in cerca di un po' di pace, sentii una frase 'mi dispiace'. L'aveva detta fin troppe volte e nessuna di queste era vera, quindi basta. Basta stare dietro a una persona così. Mia sorella mi seguì per poi cambiare strada e andare a scuola. Avevo storia alla prima ora e non ne ero molto entusiasta sinceramente. Dylan mi aveva ferito e molto. <Margot> sentii Bella e Aleksia chiamarmi ma andai avanti. Erano con Thomas, Ian, Eleonora e Dylan.
Stavo camminando il più in fretta possibile quando andai a sbattere contro una ragazza. Bionda, grandi occhi azzurri con delle ciglia ordinate e truccate molto bene. <Che sbadata scusami> aveva un modo strano di parlare, con la s debole. <Piacere Laura, comunque> mi sorrise. Molto carina si, ma non era giornata. <Ciao piacere Margot, scusa sono in ritardo. Ci vediamo in giro>. Ripresi la mia 'corsa' verso la classe anche se ero in anticipo. Volevo solo evitare le persone. Arrivai in classe, non c'era nessuno. Mi sedetti e continuai ad ascoltare la musica. Ad un certo punto vidi Dylan correre e sedersi vicino a me, lo guardai e mi girai. <Levati queste cuffiette di merda> <Cosa vuoi> dissi mentre lui mi levava le cuffiette. La mia amata musica. <Te. Ho fatto una cagata a dirti quelle cose, non hai capito forse il senso di quello che dicevo> <Ah adesso sono anche stupida?> <No. Ah dio Margot. Ho detto che io non ho mai avuto nulla di serio ed è vero. Ma con te proverò a far funzionare tutto però devi abituarti a come sono, non riuscirei a cambiare> lo guardai titubante. Dylan mi aveva appena detto che voleva una cosa seria? Può essere. E ora? Mi vide titubante, penso. Si avvicinò e mi baciò, giuro che inizialmente volevo staccarmi e mandarlo a fanculo ma invece ricambiai, era droga. Droga potente, che faceva star meglio e io ne avevo bisogno. Entrarono gli altri compagni e anche la prof. Iniziò una delle stancanti ore di storia ma io ero persa, persa a pensare alla sera prima. Mi faceva male l'anca ma era okay. Mi accorsi che ero totalmente immersa nei miei pensieri quando sentii la voce di Dylan e qualcuno strattonarmi <Margot mi ascolti?> <Scusa, dimmi> <Che hai?> <Niente niente ma dimmi> <Oggi usciamo insieme? So che è strano sentirlo dire da me e che non sono il tipo di persona che fa ste cose però insomma> sorrisi, era dolce, indifeso. <Certo Dylan O'Brien> lo vidi sorridere in modo imbarazzato. Continuò la lezione e pensai a Bella e alle ultime parole che le avevo detto, mi sentivo in colpa. Le scrissi <<Bella dobbiamo parlare>> <<Certo Margot>>. Finita la lezione dopo aver salutato Dylan, andai nell'armadietto di Bella. <Mi dispiace per come ho reagito, non sapevo che fare scusa> <Tranquilla, pensavo fossi ancora incazzata visto come hai tirato dritto stamattina> <Ma no tranquilla, avevo le cuffiette non vi ho sentito>.
DYLAN'S POV
Era strana, pensierosa. Non mi aveva cagato di striscio durante storia e aveva una faccia triste e coperta di debolezze. Che le stava succedendo? Decisi di andare da Aleksia, avrei trovato le risposte di sicuro. Era tutto strano da quando avevo conosciuto Margot. Ero incazzato con tutti ma quando c'era lei nei paraggi diventavo calmo, rilassato, senza problemi. Per lei avevo rinunciato a uno dei miei migliori amici, Thomas non mi parlava più ma non lo biasimo. Solo che vederli insieme mi faceva impazzire, del tutto. Quanti muri avevo frantumato, preso a pugni solo per la rabbia di vederli insieme, mentre si baciavano o sfioravano. C'era qualcosa che non andava in lei, anche se non lo avrebbe mai ammesso io e lei eravamo uguali. Capii che c'era qualcosa che non andava quando la baciai e sentii in lei una voglia di protezione, era ricoperta di debolezze e mene accorsi durante il tempo trascorso vicino a lei. <Aleksia muoviti a venire qua, ti devo parlare in privato> la presi da parte e la vidi lievemente incazzata per il modo brusco che avevo appena usato. <Ha mai avuto problemi Margot?> <Che genere di problemi?> <Ha mai avuto paura di qualcuno?> rimase zitta, immobile, con lo sguardo fisso. Poi balbettò per poi ritornare zitta <Perché?> <Aleksia tu devi dirmelo capisci? Dimmelo e basta> <Ha avuto problemi con il padre. Quando avevamo 16 anni lui perse il lavoro, non avevano più soldi, iniziò a bere e diventò aggressivo con la madre di Margot. Lei non ci raccontò niente fino a che, un giorno, Margot si presentò a scuola con dei lividi e dei tagli sulle braccia. Ci raccontò tutto sia a me che a Bella ma nessuno deve saperlo, lei non vuole. Il padre la picchiò per mesi fino a quando, un giorno, smise. Margot si tagliava, ma poi smise. Tutto questo lo scoprimmo un anno dopo, e vedemmo i lividi che le aveva procurato per l'ultima volta. Dylan ora mi spieghi perché?> ero scioccato. Lei era forte, ma nessuno riesce a sopportare una cosa del genere. <Oggi l'ho vista strana> <No tranquillo Dylan. Me lo avrebbe detto>
MARGOT'S POV
Entrai a casa, vidi mio padre a tavola, con una bottiglia di vino ormai finita. <Buongiorno ragazze> disse sorridendo. Era lurido, coglione stronzo. <Vai in camera e chiuditi a chiave> dissi a mia sorella che corse subito sulle scale. <Che brava donna di casa che stai diventando Margot> <Dov'è mamma?> <A lavoro, o sta scopando con il capo> e scoppiò in una risata. Prese il bicchiere e se lo portò alla bocca. Si avvicinò, mi prese per un polso e iniziò a stringere. Forte, indelebile. Era un dolore lancinante. Mi buttò per terra, si mise a piangere e iniziò a tirarmi calci. Non avevo fatto nulla di male, perché faceva così? <Questo è perché tu non dovevi nascere> <Questo per tua madre> <Questo perché la mia vita fa schifo>. Il dolore mi assaliva, continuò per mezz'ora penso. Ero sdraiata a terra, con il labbro gonfio che perdeva sangue. Mio padre prese la giacca e uscì di casa. Le lacrime salirono, mi rigarono le guance. Questa vita faceva schifo. Andai in bagno, lametta, dolore. Mia sorella era in camera. Andai da lei dicendole che sarebbe andato tutto bene, che ce ne saremmo andate da li. Lei andò a mangiare con le sue amiche, non le piaceva stare in casa quando succedevano queste cose. Io restai a casa, dovevo prepararmi per uscire con Dylan. Andai a prepararmi un bagno, mi specchiai. C'erano lividi ovunque, le braccia ricoperte di tagli. Cosa stava succedendo? Ma soprattutto, perché di nuovo?

Non vi vedo più molto attivi. Ma comunque
Cosa ne pensate del capitolo? Spero vi piaccia ❤️

All monsters are human||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora