Punti di vista

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"Le cicatrici dicono di starcene tra i deboli"
Thomas si era un po' sciolto durante il periodo passato insieme, ne ero felice si. La cosa che mi preoccupava era il fatto che non avevo visto Dylan per tutto il giorno. Non era venuto a storia e non mi aveva richiamata. <Margot, Aleksia, Amore> disse Ian venendo incontro a me, Bella e Aleksia. <Sai dov'è Dylan?> <L'ho visto andare via, non so dove ma era incazzatissimo> <Pensi che sia per la storia di Thomas?> <Si, Thomas è stato cattivo con le parole. Ma in effetti ha fatto anche bene a 'vendicarsi'> <Parole?> <Non è stata una semplice litigata. Thomas gli ha detto che lui è un coglione, che ti farà solo del male, che tu non lo ami e che sei solo attratta fisicamente. Da li Dylan non ci ha più visto> <Quante cazzate> <Non ne sono completamente sicuro sai? Lo ami eccetera, ma lui ti farà male prima o poi> <Ho sofferto di mali peggiori, credimi>. Detto questo presi la borsa e andai verso l'uscita della scuola. Sapevo dove era andato, nella fattoria. Mangiai un panino e presi la macchina. A guidare facevo abbastanza schifo, ma arrivai alla fattoria senza morti. Andai verso l'entrata e sentii la voce di Dylan, stava urlando. Aprii la porta e lo vidi inginocchiato per terra con la mano piena di schegge e sangue. <Vattene> <No> <Vattene ho detto> mi sedetti nel suo 'letto' e rimasi a guardarlo <Fai finta che io non ci sia> <Non posso renderti invisibile,  Margot> <Hai subito mali peggiori di questo, perché sembra averti preso così tanto?> <Non capisci un cazzo, sei solo un inutile ragazzina> <Non serve prendersela con me> dimostrai indifferenza, ma c'ero rimasta male infondo. <Tu hai una mentalità strana, tu sei strana. Hai troppi problemi per me. Non posso aggrapparmi a te, no. Perché se ti vedrò di nuovo come quel pomeriggio, potrebbe succedere un disastro. Tu veramente, sei veleno Margot> si mise a piangere. Mi avvicinai ma lui mi spinse leggermente. Mi riavvicinai e lui crollò, davanti a me, tra le mie braccia. Iniziava a dire parole senza senso, parlava dei suoi genitori, di me, di Thomas. Chissà cosa c'era nella mente di quel povero ragazzo. Ci sostenevamo a vicenda, se io crollavo lui mi aiutava, se lui crollava io lo aiutavo. Sarebbe andata così, si. <Margot vattene> disse, continuandomi a stringermi a se. <Shh Dylan, calmati> gli baciai la fronte. Restammo così per mezz'ora penso, lui era avvolto nei suoi pensieri confusi e io tentavo di sorreggerlo. <Non sei costretta a farlo> <Non eri costretto ad aiutarmi ieri> <Sei la mia ragazza, lo farei a prescindere> <Sei il mio ragazzo, lo farei a prescindere> mi guardò con i suoi occhi ormai rossi, comunque perfettamente penetranti. <Non devi pensare a me, hai i tuoi problemi> <Voglio pensare a te Dylan. Mettitelo in testa, io non me ne vado. Puoi picchiarmi, spingermi, insultarmi. Io resto qui> <Te ne andrai Margot> questa frase mi colpì. Dylan aveva bisogno di qualcuno che restasse con lui, che lo aiutasse nelle sue crisi. Non aveva mai trovato conforto in nessuno, i suoi genitori non c'erano più, con Thomas aveva litigato. Gli restavo solo io, io e tutti i miei problemi. Ma saremmo riusciti ad affrontare tutto? <Mai visto una coppia di adolescenti così incasinata> dissi io. <Alla nostra età si pensa a non fare bambini in giro per sbaglio, a ubriacarsi> disse lui. <Di certo non si pensa alla paura di arrivare a casa per poi essere picchiati> dissi io ridendo, in quel momento l'ironia era la miglior cosa. <O non si pensa costantemente ai propri genitori morti> disse lui, scoppiando a ridere. <Ridiamo per tragedie> <Hai ragione Dylan, ma viste così le rendono un po' meno difficili> <Sai cosa rende meno difficile tutto?> <No, cosa?> <Tu, Margot, tu> <Prima mi hai detto che sono una ragazzina con una mentalità strana. A quanto pare sei attratto dalle pazze> <E tu dai bipolari, con problemi di aggressività> scoppiammo a ridere, stavamo facendo dei discorsi idioti ma profondamente seri. <Ripeto, una bella coppia incasinata> <Ho fame> <Andiamo a mangiare> <Non sono in macchina, sono venuto qui a piedi> <Ce l'ho io> <Sai guidare?> <Ho detto che ce l'ho, non che so guidare. Diciamo che la patente me l'hanno data per pena>
Ci alzammo e ci avviammo verso la macchina. Dylan stava riacquistando colore, aveva gli occhi meno rossi e la faccia meno sconvolta. <Starbucks?> <Vedo che ci capiamo>. Guidò lui perché non si fidava. Intanto in radio stavano passando molte canzoni, che io conoscevo e senza problemi cantavo. Mi sentivo osservata, così voltai la testa e mi ritrovai un paio di occhi marroni a osservarmi. <Che c'è? Sono così stonata?> <Sei bellissima> disse sorridendo.

Scusate se a schifo ma ho avuto problemi con la scuola.
Cosa ne pensate? Spero vi piaccia. Mi piacerebbe conoscervi, se volete scrivetemi qui su wattpad
Ciao❤️🌺

All monsters are human||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora