48

8.9K 415 33
                                    

Imbarazzante è la parola più appropriata. Non so cosa dire, non so neanche perché sono venuta. Inizio a tremare e sento Dylan prendermi la mano mentre si siede e io lo seguo. Mio padre mi guarda e poi guarda Dylan, lo riconosce però vedo nei suoi occhi gratitudine. Ci sono dei momenti di silenzio, molti. Ripeto, cosa ci faccio io qui. <Ti ringrazio> dice mio padre guardando Dylan. <Mi scusi?> risponde lui. <Se non fosse stato per te beh..non mi sarei ripreso e avrei continuato a> si blocca e mi guarda e io abbasso lo sguardo. <Dylan, comunque> dice Dylan mostrando la mano e mio padre sorpreso gliela stringe. Non so cosa pensare se non che Dylan mi salverà sempre, come sta facendo ora. <Volevo solo salutarti, non so se ti ha detto mamma ma l'ultima volta non è andata bene> dico guardandomi le mani. Mi ricordo solo di essere scappata prima di entrare e di aver bevuto tanto da trovarmi fuori casa di Cameron. Dylan fa una strana smorfia, non sa proprio tutto di quando non  c'era. <Mi ha detto che eri scappata, poi è tornata e mi ha detto che ti ha trovata fuori casa del tuo ragazzo. Margot, forse sono la persona più sbagliata però sono anche l'esempio che puoi prendere. Hai visto cosa ha fatto a me il bere, non farlo quando ti senti giù p quando sei triste, perché peggiora le cose> <Margot?> dice Dylan guardandomi. <Papà io parto, vado via 1 settimana dalla famiglia di Dylan. Volevo vederti prima di partire> mi alzo e lui fa lo stesso. Ho evitato Dylan, ne avremmo parlato dopo. Mio padre mi abbraccia e dopo un po' di esitazione mi sciolgo e lo stringo. Rimane pur sempre mio padre, la guardia ci dice di staccarci e dopo un ultimo saluto esco da quel posto insieme a Dylan. Mi fermo sul marciapiede e non so esattamente il motivo, forse la frustrazione che ho provato, il peso che mi sono levata o il ricordo dei tagli, delle botte, del bere, comunque mi metto a piangere. Dylan si gira e mi stringe fortissimo, quasi volesse soffocarmi ma non desidero di meglio. <Cosa è successo quando non c'ero?> mi dice sempre stringendomi, con la voce di chi si sente in piena colpa. <Nulla, mi sono solo persa in me stessa e in quello che credevo. Mi basavo troppo su di te, ma ora sto bene> dico sciogliendo l'abbraccio e vedo che lui mi bacia subito, quasi ne rimango sorpresa. Le sensazioni che mi fa sentire sono come quelle del primo momento. Le farfalle nello stomaco, la passione. Che droga.
"Allacciare le cinture di sicurezza, l'aereo sta per partire" la voce metallica mi distrae dal messaggio che ho appena ricevuto da mia madre, l'ho fatta incazzare di brutto. Ma mi ha detto che ne parleremo appena torno e che devo chiamarla appena arrivo. Metto il telefono in modalità aereo e mi metto comoda visto il lungo viaggio che mi spetta. Mi giro per vedere Dylan con il suo perfetto naso all'insù, gli occhi nocciola persi nel cielo alla mia sinistra. Sorrido istintivamente. <Che c'è?> dice lui ridendo. <Sei così bello, Dylan> dico arrossendo violentemente, lo sento dal calore che emanano le mie guance. <Principessa mia> dice baciandomi. È tutto così perfetto, dio che bello.
<Margot, svegliati> <mmmmm> Dylan mi strattona leggermente e io apro gli occhi <Siamo arrivati> dice tirando giù i bagagli a mano e passandomi il mio. Camminiamo verso l'uscita e io sono ancora intontita dalla dormita. Scesi dall'aereo prendiamo un taxi e io rimango stupita dalla bellezza di New York. Dio mio, i grattacieli, la gente, addirittura il traffico mi piace. <Ti piace?> mi chiede Dylan <Lo adoro> dico e lo sento ridere. Quanti colori, quanta bellezza, quanto mi piace questa città. Mi piacerebbe viverci effettivamente, non sarebbe male. Un futuro con Dylan, lontano dallo schifo che c'è a Londra. Qui c'è bellezza e nuova speranza. <A cosa pensi?> mi chiede mentre mi guarda incuriosito. Sorrido e rispondo semplicemente <Al nostro futuro> <Nostro futuro?> <Si, mi piacerebbe vivere qui. Mi piace come città, anzi l'adoro. E ovviamente non senza di te, pft mai> mi giro e lo guardo negli occhi. Tutto d'un tratto questo discorso diventa fondamentalmente serio, forse troppo. Troppo impegnativo e difficile per il momento. <Io vedo te, non importa dove e quando e come, ma con te> dice lui di risposta. Mi colma il cuore di gioia, possono sembrare parole semplici, ma per me sono tutto. <Siamo arrivati> dice il tassista. Dopo aver gentilmente pagato, Dylan mi fa vedere la sua casa. E stranamente, è una villa. Tutta bianca, il contorno dell'ingresso è ricoperto di mattoni. Ci sono delle colonne del medesimo colore bianco, che rendono tutto più regale. Mi sento strana, quasi fuori posto qui. Mi mette soggezione. <Mio zio è uno stronzo, quindi se dice qualcosa di offensivo, non cagarlo> dice bussando alla porta. <Buongiorno nipote e..> <Margot> dico allungando la mano. <Ah la nuova ragazza di turno Dylan? Da quando me le presenti?> abbasso la mano e mi sento quasi ferita. Capisco quando ha detto che è uno stronzo. <Non è una ragazza di turno, ora possiamo entrare?> lo zio annuisce. Entriamo e dentro è ancora meglio. I muri bianchi vengono accostati al color legno del parchè. È tutto ben arredato e ben disposto. <Beh io me ne vado per questa settimana, come deciso tieni le chiavi. Se trovo qualcosa spostato di 2 millimetri, ti faccio fuori> dice suo zio cattivamente. <Va bene>
Io e Dylan ci sediamo sul grande letto a nostra disposizione, siamo stanchissimi. Il viaggio è stato veramente duro e difficile. È da un giorno che siamo in viaggio praticamente, ora è sera e sicuramente andremo a letto quasi subito. <Prima, parlando del futuro> <Si?> rispondo a Dylan. <Mi piacerebbe vivere qui con te, penso che sarebbe perfetto> sorrido perché è lo stesso pensiero che avevo fatto prima, forse io e lui litighiamo e non parliamo per tanto tempo, ma è destino e il destino non si cambia.

All monsters are human||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora