Capitolo 43

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Buonaseeeera e buon anno!

Premetto che ci tenevo a postare questo capitolo oggi, ma sono ancora un po' stonata da ieri sera e quindi ho dato solo una rilettura veloce prima di postarlo ahahah mi scuso in anticipo per eventuali errori!

Passando ad altro... Non vedo l'ora di leggere le vostre reazioni a questo capitolo, aspettavo di scriverlo e pubblicarlo dall'inizio della fanfiction ahahah

Spero come sempre che vi piacerà! Se avete qualcosa da chiedermi scrivetemi su Ask (SpreadYourWingsEFP) perché ultimamente anche rispondere ai messaggi mi è difficile, perché volete sapere più o meno tutte le stesse cose ma mi scrivete privatamente e quindi vado nel pallone ahahah

Godetevi questi - purtroppo - ultimi capitoli, un bacio! :) x

***

HARRY'S POV:

Per quanto mi sforzassi, non riuscivo proprio a ricordare un giorno in cui in quell'università c'era stata più confusione.

Il problema era che, a detta dei più accaniti, la nostra squadra non arrivasse a disputare la finale del trofeo di calcio delle università da quasi vent'anni: per questo motivo, oltre agli studenti attuali, quel giorno c'era stata anche un'enorme rimpatriata di studenti degli anni passati, i quali fremevano di vedere l'università in cui si erano laureati lottare per l'ambito trofeo.

Striscioni, volantini e magliette personalizzate avevano cominciato a circolare in quantità industriali già da diversi giorni, precisamente da quando era stato effettuato il sorteggio che avrebbe deciso se la finale sarebbe stata disputata a Bristol o a Plymouth, nostra rivale per quel giorno, e la nostra sede ne era risultata vincitrice.

Inoltre, al rosso e bianco che aveva colorato ogni angolo di ogni edificio nelle ultime settimane, si mischiavano ora il verde ed il bianco dei tifosi della squadra avversaria, i quali non si sarebbero chiaramente persi una finale che, anche per loro, non arrivava da parecchio tempo.

Tra studenti attuali e passati sia della nostra università che di quella di Plymouth, quindi, si poteva tranquillamente dire che avessi visto più gente a Bristol quel giorno che in tre anni che ci avevo vissuto.

«Come va con il discorso? L'hai finito?»

Avevo il braccio avvolto intorno alle spalle di Valerie, le dita che giocherellavano con i lunghi capelli biondi che quel giorno aveva coperto con un cappello. Non l'avevo mai vista indossarne uno fino alla settimana precedente, quando si era presentata all'università con il mio beanie blu che avevo dimenticato a casa sua perché, parole sue, i suoi capelli quel giorno erano impresentabili; le avevo allora detto che mi piaceva come stava con i cappelli, e da quel giorno aveva cominciato ad indossarli più spesso. Ogni volta che lo faceva, sorridevo al pensiero che si fidasse della mia opinione anche per sciocchezze come questa.

«Non ancora. - si coprì il viso con le mani, emettendo un leggero lamento - Cioè, in realtà è finito, solo che ci sono alcune cose che non mi convincono.»

«Chiedi il parere di qualche professore. - le proposi, lei lasciò cadere le mani e sollevò gli occhi azzurri per incrociare i miei - La Smith si era proposta di aiutarti, no?»

«Ci sono già andata e mi ha detto che va bene così.»

«E allora il problema qual è, scusa?»

La guardai stranito mentre arricciava il naso in una smorfia «Che non convince me al cento per cento. Prima di portarlo al direttore voglio modificare ancora qualcosa.»

A quel punto non potei non sorridere della sua onnipresente mania del dover fare tutto alla perfezione: non si arrendeva mai fin quando tutto non era esattamente come voleva, ed in fondo questa era una delle cose più affascinanti del suo carattere.

My Boyfriend's BrotherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora